If … se l’8 marzo sarà un atto di coraggio allora sarai una donna
Mi sono permesso di scomodare il maestro Rudyard Kipling che qualche anno fa cercava di spiegare al figlio le capacità e le qualità che fanno di un bambino un uomo perché per il mondo femminile sarebbe importante per una volta lasciare al passato i soliti palloncini colorati, i balli e le altre amenità, le bandiere di partito e delle varie associazioni. Vedere quest’anno sfilare in rigoroso silenzio e mano nella mano le donne ucraine e le donne russe che vivono in Italia avrebbe ben altro significato e un alto valore politico. Prima di tutto si dimostrerebbe concretamente che non sono devote né al Führer Bianco né agli oligarchi della corte di uno Zar oppure, forse più concretamente, che non si riconoscono in uno dei colossi economici di una parte o di un’altra, Europa compresa, che si stanno contendendo le ricchezze del territorio ucraino.
Ancor più forte sarebbe l’impatto di quel tenersi per mano fosse espresso dalle donne che indossano il velo islamico insieme a quelle con il velo cristiano delle suore o delle vedove eterne del nostro Meridione. Ancora, sfilare insieme donne bianche, orientali e di colore, le diversamente abili con le atlete olimpioniche, le imprenditrici con le operaie. Tutto questo non accadrà perché i vari gruppi troppo spesso rispondono a logiche di partito e sono guidate generalmente da uomini che con la loro mentalità inneggiano alle crocerossine in aiuto dei profughi mentre fomentano nel nostro Paese minacce e scontri tra ucraini e russi.
Per rendersene conto basta fare un giro sui social. Ecco, allora sarebbe già un atto rivoluzionario vedere fianco a fianco Giorgia Meloni, Emma Bonino e Maria Elisabetta Alberti Casellati con la semplice motivazione, come si diceva negli anni Settanta, “in quanto donne”. A proposito del passato, nel 1922 la poetessa Gertrude Stein, quindi esattamente cento anni fa, pubblicava “Una rosa, è una rosa, è una rosa...”. Bene, allora a rompere il necessario silenzio di un corteo contro tutte le guerre questo dovrebbe essere l’unico slogan: una donna, è una donna, è una donna … a prescindere dalla terra dove ciascuna ha avuto le sue radici.
Aggiornato il 02 marzo 2022 alle ore 12:06