Dieci anni senza Lucio Dalla

Il primo marzo del 2012 scompare Lucio Dalla. Appena tre giorni prima del suo 69° compleanno. La sua ultima esibizione risale al Festival di Montreux, una delle kermesse jazz più importanti del mondo. Il regista Pupi Avati, amico di una vita, alla fine degli anni Cinquanta suona come clarinettista nella Rheno Dixieland Band. Quando nel gruppo entra l’adolescente Lucio, clarinetto virtuoso, il cineasta abbandona la musica. Pare fosse veramente invidioso. Dalla è un autodidatta e non ha particolari conoscenze teoriche. Eppure suona con maestri senza tempo come Chet Baker, Michel Petrucciani e Stefano Di Battista. L’attività musicale di Dalla può essere racchiusa in quattro fasi: “le origini jazz e le varie partecipazioni sanremesi” (tra il 1962 e il 1972); la “collaborazione con il poeta Roberto Roversi” (tra il 1973 e il 1976), con cui realizza la celebre trilogia Il giorno aveva cinque teste, Anidride Solforosa e Il futuro dell’automobile e altre storie; la “maturità artistica” (tra il 1977 e il 1996); infine, la “fase pop” degli ultimi anni, alternata da varie incursioni nella musica colta e accademica.

Bologna, per la formazione musicale e culturale di Lucio, è decisiva. Una città che, tra gli anni Settanta e Ottanta, diventa un autentico punto di riferimento dei cantautori. Piazza Grande è uno dei brani più celebri della storia della musica italiana. Il musicista lo firma nel 1972. La canzone, ottava al Festival di Sanremo, è composta dal cantautore bolognese insieme a Ron, a Gianfranco Baldazzi e Sergio Bardotti. Contrariamente a quanto si creda, la canzone non è dedicata a Piazza Maggiore ma a Piazza Cavour. Il testo si basa sul parallelismo tra un vagabondo e una persona che conduce un’esistenza apparentemente “normale”. Ma il talento di Dalla viene riconosciuto quando il musicista ha già 34 anni. Dopo la fine del sodalizio con Roversi. È il 1977 quando esce Com’è profondo il mare, un 33 giri che contiene 8 tracce, tra cui l’omonima canzone. Dalla prende di mira il concetto stesso di “potere”, che altro scopo non avrebbe se non quello di “bruciare il mare”, qui preso come metafora della libertà di pensiero.

Altre canzoni da segnalare sono l’intimista Quale allegria, la solitaria e anarchica Il cucciolo Alfredo, la malinconica E non andar più via e la surreale Corso Buenos Aires. Ma il pezzo più geniale è, senza dubbio, Disperato Erotico Stomp. Nel 1979, insieme a Francesco De Gregori, Dalla dà vita a Banana Republic, un tour memorabile negli stadi, il cui allestimento è affidato all’amico pittore Mimmo Paladino. Il canzoniere di Lucio Dalla è denso di capolavori, alcuni ultranoti, altri nascosti tra le pieghe di un repertorio straordinario. Il primo grande appuntamento della sua carriera avviene con il Festival di Sanremo del 1971. Presenta la canzone 4/3/1943, ribattezzata dal pubblico Gesù Bambino. È un brano passato alla storia. Fortemente autobiografico, a partire dal titolo: la data di nascita del cantautore. Si classifica al terzo posto. Una delle canzoni più intense è Futura, contenuta nell’album Dalla, del 1980. Racconta la storia d’amore tra due giovani, di Berlino Est e di Berlino Ovest, nella Germania divisa dal muro. In seguito, il cantautore dichiara che il pezzo nasce come copione di un film.

Il 1986 è l’anno di Caruso, considerata dalla critica una delle più belle canzoni mai scritte nella storia della musica contemporanea. Tratta dall’album live Dallamericaruso, nasce durante il soggiorno del cantautore a Sorrento, nella stanza dove ha alloggiato il tenore Enrico Caruso. Quattro anni dopo Dalla firma, insieme a Ron, Attenti al lupo, tratta da uno dei suoi album migliori, Cambio, che contiene la canzone omonima e diverse altre perle, tra cui la sublime Le rondini. Il disco è campione d’incassi: vende quasi un milione e 400mila copie soltanto in Italia.

Lucio Dalla, nella sua carriera, cura anche la regia di alcune opere teatrali, tra cui Beggar’s opera nel 2008, una rivisitazione del testo del drammaturgo britannico John Gay. Il cantautore bolognese interpreta il ruolo di Sancho Panza nel film di Mimmo Paladino, Quijote. Nel 1999 riceve la laurea honoris causa in Lettere e Filosofia dall’Università di Bologna. Giovedì 3 marzo, alle 21.20 su Rai 3, è in programma la visione del documentario Per Lucio di Pietro Marcello. Un omaggio all’artista, le cui canzoni hanno raccontato la storia dell’Italia in un momento di rapido cambiamento sociale e culturale. Se ne ripercorrono la vita e le opere, attraverso un profondo docu-film. Un caleidoscopio visivo e sonoro del nostro Paese.

Aggiornato il 01 marzo 2022 alle ore 17:53