Berlinale, Paolo Taviani presenta “Leonora addio”

Paolo Taviani presenta in concorso a Berlino Leonora addio. Il regista 92enne, uno degli ultimi maestri del cinema italiano, racconta con emozione Leonora Addio, in sala da domani con 01 Distribution. Il primo film girato senza il fratello. “Siamo cresciuti insieme io e Vittorio – sottolinea – e sempre lavorando. Così sento ancora dietro di me il suo fiato. Anche a lui piaceva molto il set e mi ricordo ci litigavamo le scene, quando toccava a me e avevo finito di girare cercavo la sua approvazione e confesso l’ho fatto anche adesso in questo primo film senza di lui”.

Paolo Taviani premette: “Mai in un film ho avuto intenzione di dimostrare qualcosa”. Nel caso del funerale di Luigi Pirandello e della sorte delle sue ceneri, dice, “era una storia pazzesca che sembrava essere stata scritta da lui, sembrava una sua novella e mi ci sono tuffato dentro. In realtà questo film avrebbe dovuto essere un altro episodio di Kaos, ma nel 1985 i soldi erano finiti e non se ne fece nulla”.

In questo avventuroso viaggio delle ceneri di Pirandello, da Roma ad Agrigento a quindici anni dalla sua morte, ceneri accompagnate da un diligente funzionario statale (Fabrizio Ferracane), troviamo tutta una ricostruzione da parte del regista di quegli anni, prima attraverso il volo in aereo, abortito per superstizione del pilota, e poi in un affollato treno con viaggiatori di tutti i tipi. “Qui ho utilizzato il grandissimo materiale di repertorio disponibile, ma non mi ci riconoscevo mentre questo accadeva con il cinema neorealista di cui mi sono nutrito. Vittorio ed io abbiamo sempre considerato quel periodo cinematografico importante quanto il Rinascimento e credo ci sia più verità nei film neorealisti che in qualsiasi materiale d’archivio. L’Italia è questa: Rinascimento, Neorealismo e melodramma. E grandi suoi personaggi sono: Vittorio De Sica, Visconti, Rossellini e Lizzani”.

Perché utilizzare una novella come Il chiodo? “Perché è in qualche modo un racconto surreale con questo ragazzino che uccide una sua coetanea con un chiodo e dice ossessivamente: l’ho fatto apposta, l’ho fatto apposta. C’è qualcosa di surreale in questo racconto, quasi una magia”. E aggiunge sempre sulla scelta de Il chiodo: “Non è incredibile che Pirandello venti giorni prima di morire, a fine vita, mentre sta andando nel nulla scriva qualcosa di così bizzarro, con al centro due ragazzine che si picchiano e non si sa perché”. La Sicilia? “È il mio secondo Paese, ma quello che sta accadendo nel mondo spero non cambi troppo le cose di questa. È un luogo magico in cui può creare cinema epico come hanno fatto Visconti e Germi”.

Aggiornato il 16 febbraio 2022 alle ore 16:42