“Gli occhi di Tammy Faye”, i telepredicatori del dio denaro

Dio li fa e poi li accoppia! Così verrebbe da dire a proposito della originalissima coppia di tele predicatori, Tammy Faye e Jim Bakker. Il film Gli occhi di Tammy Faye del regista Michael Showalter vede impegnati nei ruoli principali due straordinari interpreti, Jessica Chastain e Andrew Garfield. La storia (vera, con tanto di brevi filmati originali) ricostruisce le vicende affaristico-sentimentali di due vite fuori dagli schemi, che ipnotizzarono il grande pubblico televisivo dell’America degli Settanta-Ottanta del secolo scorso, con le loro trovate e con gli incredibili show canoro-religiosi multicolori di Tammy. I due divennero dapprima ricchissimi con il loro Praise The Lord (PTL) tivù, il più grande network televisivo religioso al mondo, e con la costruzione del complesso immobiliare Heritage Usa (secondo soltanto alla Disneyland dell’epoca), un immenso parco acquatico a tema su motivi religiosi, dotato di molte centinaia di stanze nella parte alberghiera per ospitare i fedeli che affluivano negli spazi (all’aperto e al chiuso) di preghiera. Tammy e Jim persero il loro impero finanziario, costruito attraverso l’immensa fatica di decine di migliaia di ore di trasmissione, travolti dal tragico fallimento delle loro creature mediatiche e immobiliari, a seguito della rivelazione di malversazioni finanziarie e degli scandali sessuali di Jim. La bisessualità di Bakker (che aveva avuto un’infanzia infelice) emerse chiaramente a seguito della denuncia di abusi e violenze subiti da una coppia di suoi stretti collaboratori, un uomo e una donna, e pubblicamente confessati da Jim stesso.

Il film, guidato da un’ottima, puntigliosa e brillante scenografia, oltre a ripercorrere le vite dei due personaggi, ricostruendo con grandissima precisione, in particolare, il percorso umano, artistico e spirituale di Tammy e la sua decadenza senile, opera altresì una straordinaria sezione, in verticale e in orizzontale, della Società americana dell’epoca. Chiarendo in tal modo come, da sempre, l’istituzione religiosa negli States non sia finanziata dallo Stato, bensì sostenuta dalla contribuzione volontaria dei fedeli aderenti attivamente alle varie fedi religiose, di matrice in prevalenza cristiana. E per far squillare in diretta tivù le decine di telefoni azzurri, attraverso i quali si raccoglievano offerte e donazioni della gente comune (da poche decine a migliaia di dollari), occorrono continue invenzioni sceniche, in cui l’imprevedibilità dei colori sgargiantissimi, del fiume di paillettes, delle fogge delle tute e dei vestiti indossati da Faye è del massimo appeal per milioni di telespettatori americani, abituati agli spettacoli pirotecnici dei mille varietà televisivi e dei talk show scatenati e dissacranti. Ed è Faye, con la sua voce atipica e strepitosa, a portare al successo (soprattutto economico!) gli spettacoli delle rete Ptl.

Ma, anche qui: il Diavolo veste gli abiti del monaco nella persona di un altro reverendo telegenico, Jerry Falwell, che poteva anche lui vantare milioni di spettatori devoti, ma pur sempre molti meno di quelli che seguivano Tammy e Jim, da cui derivava (come il film fa capire benissimo nella sua fedele ricostruzione) un assai poco cristiano sentimento di vendetta da parte dello stesso Falwell. Ed è proprio lui, con l’arte del serpente che si insinua in casa e punge sotto le coltri, a raggirare l’ingenuo Jim, rivelando al grande pubblico gli scandali finanziari e sessuali che fanno da sfondo alla vita privata della coppia, verso cui il reverendo nutre “razzisticamente” un pregiudizio istintivo, reputandoli alla stregua di gente di campagna, che ha fatto fortuna rabbonendo degli ingenui come loro. Ma l’aspetto che più fa gridare vendetta agli occhi del clero conservatore protestante, di cui il reverendo Falwell (che combatteva in nome dei valori religiosi contro l’aborto, l’omosessualità, il femminismo e tutte le altre manifestazioni che divergevano dal suo credo fondamentalista cristiano) rappresentava la figura di successo come telepredicatore, è rappresentato dall’apertura dei Bakker alla nebulosa allora in formazione della comunità Lgbt statunitense, con la famosa, vibrante e commovente intervista di Tammy a un pastore malato di Aids. È proprio Tammy che, in particolare, si incarica di andare oltre i severi canoni dei costumi morali dell’epoca, attraversati da ferrei tabù soprattutto sulla sessualità (quello primario riguardava il tema dell’omosessualità e della bisessualità), i cui argomenti venivano accuratamente accantonati nell’educazione e nella predicazione delle varie dottrine. Tammy, attraverso i “vizietti” del marito e l’apparizione del fenomeno devastante dell’Aids presso i gruppi omosessuali, riesce abilmente, con molto coraggio e grandissima passione cristiana, a trattare mediaticamente sia l’uno che l’altro, andando nettamente controcorrente rispetto al mainstream di allora. E tutto in lei sembra veramente genuino, come la sua grande passione per la fede e per la diffusione dell’amore di Dio nel mondo, essendo la ricchezza acquisita un fatto quasi a latere, anche grazie ai limiti che le vengono imposti da una severa educazione materna. Proprio quella madre che Tammy vorrà accanto a sé nel successo e negli agi, e che rappresenterà un freno morale e affettivo, tale da impedirle di seguire Jim nella rovina economica e sociale, fino alla sua condanna a svariati anni di prigione.

Il pezzo forte della predicazione di Jim (fatto che, poi, rappresenta la dorsale narrativa del film stesso) è di rivalutare eticamente il diritto sacrosanto alla felicità e all’amore di Dio, che poteva passare, o quantomeno essere compatibile, con l’arricchimento personale. Il tutto, a quanto pare, ben tollerato dall’America iperliberista di Reagan, dove serviva l’esatto contrario dell’ascetismo e del pauperismo, per stare al passo di una forte crescita del Pil e del capitale, incentrata sul darwinismo economico. E, poiché, i Bakker avevano dimostrato che Dio si vendeva benissimo in televisione, in questo caso non c’era che da approfittarne politicamente, favorendone il successo e la diffusione, per ottenere il massimo vantaggio alle elezioni presidenziali. Ma, la storia e la vicenda personale di Tammy vanno ben oltre i guai coniugali, i suoi difetti fisici, la labbra e le ciglia tatuate che ne fanno una maschera tragica: tutti sono invitati in questa visione a guardare dentro, lì nel suo cuore, dove tutto è puro e limpido. Sempre. Anche quando si lascia andare nelle braccia di un altro, per il profondo disinteresse di suo marito rispetto alla sua persona, alla sua sessualità e al bisogno d’affetto.

Aggiornato il 04 febbraio 2022 alle ore 17:12