Festival di Sanremo: le pagelle della prima serata

I cantanti

Achille Lauro: canta la canzone di due anni fa e si cambia solo il vestito. Cioè, non ha un vestito, perché si presenta a torso nudo, in quanto deve aver deciso che con una cartina geografica di tatuaggi in bella vista e un minimo di sistematina ai pettorali in palestra, egli è sexy. Infatti l’esibizione è tutta una roteazione di bacino e toccatine di gonadi. Alla fine, immancabilmente, cala la carta della blasfemia e si autobattezza. Ma perché lo fa? Voto: 3.

Yuman: visto così faceva un po’ Frankenstein, ma più per il look. Invece pare che il ragazzo abbia stoffa. Anche una bella voce soul, pare, perché ieri era oggettivamente strozzata dall’emozione. Aspettiamo che si sblocchi, stai a vedere… Il voto è parecchio di incoraggiamento: 7.

Noemi: pare che ormai l’obiettivo di Noemi sia solo quello di accreditarsi quale l’Adele del Lazio centro-settentrionale, giusto la voce un po’ più gracchiante. Tanta ricerca su abito e capello, meno sul brano, che è sempre il solito alla Vasco Rossi post andropausa. Voto: 5.

Gianni Morandi: porta un brano scritto da Jovanotti, con sonorità Yéyé che non si capisce se è un omaggio alla carriera sessantennale di Morandi o uno sfottò. Comunque lui, che è un fenomeno di longevità artistica e potrebbe ripianare il debito dello Stato italiano solo con i diritti d’autore, sale sul palco emozionatissimo e si commuove di brutto. Che brava persona. Voto: 7.

La rappresentante di lista: se l’anno scorso il target era la fascia di età attualmente soggetta a obbligo vaccinale, questa volta devono aver calcolato che i giovani sono più su Spotify. Quindi infili dentro un paio di “culo” e organizzi una coreografia tipo Gioca Jouer e l’estate dovrebbe essere a posto. Comunque alla fine il pezzo non è male, lei canta bene ed ha carisma, quindi voto: 7.

Michele Bravi: se abbigliamento e pettinatura erano un chiaro richiamo a Edward mani di forbice e/o allo Scialpi di quando era Scialpi, il brano è moscio. Lui sarebbe grazioso, ma deve mettersi in cerca di autore. Voto: 5.

Massimo Ranieri: sarà che le aspettative erano eccessive, ma la canzone è niente di che. Anzi, quasi soporifera, nonostante la canna dell’interprete. Ma Ranieri è un artista onesto, quindi grande rispetto. E comunque il suo pubblico di beneficiari di quota cento vedrai che se lo porta a casa. Voto: 7.

Mahmood e Blanco: probabilmente l’esibizione ha seminato crisi ipertensive tra i vari Adinolfi e Pillon, ma come la giri la giri, sono stati fra i migliori della serata: belli loro, carino il brano e ben cantato. Vero che ci voleva poco, perché il livello non è quello dell’anno scorso. Voto: 8.

Anna Mena: se dobbiamo importare gli spagnoli per rifilargli un pezzo tra il neomelodico e il coatto di suo, e conciarli tipo Barbie Meretrice, allora aridatece i Soler e gli Iglesias che almeno hanno una loro originalità territoriale. Pietà. Voto: 2.

Rkomi: all’inizio pensi che il brano sia un plagio mal riuscito di Personal Jesus. Poi capisci che solo a pensarlo gli hai fatto un onore. Boh. Voto: 4.

Dargen D’Amico: propone un pezzo dance in bilico tra nostalgia da discotecaro anni ’80 e polemica rassegnata sulle chiusure delle sale da ballo causa Covid. Alla fine esce meglio di tanti altri. Voto: 6,5.

Giusy Ferreri: sempre lei, sempre le stesse canzoni studiate per durare quanto la variante Delta. Voto: 5.

 

I conduttori e gli ospiti

 

Måneskin: ormai hanno sbancato in quattro continenti, giocano a Burraco con Mick Jagger, sono superstar planetarie. Eppure non mancano alla prima serata di Sanremo perché l’avevano promesso e Damiano, nel caso qualcuno ancora non lo amasse, si commuove fino alle lacrime dopo la seconda esibizione in scaletta. Rivincono loro. Voto: 10.

Fiorello: si è capito perché deve far pesare tanto il suo ritorno a Sanremo? L’hanno pagato poco? No, perché questa gag non fa più ridere, diteglielo. Voto: 4.

Amadeus: a parte fare la spalla a Fiorello, anche nel medley di canzoni tristissime riarrangiate a samba, si è limitato a una conduzione relativamente asciutta, così graziando il pubblico evitando di spingere il programma oltre l’una di notte. Devono avergli rivelato che c’è anche chi si alza la mattina per lavorare. Quindi sufficienza. Voto: 6.

Ornella Muti: ha fatto poco, a parte prestarsi a una rievocazione dei soli attori uomini con cui ha lavorato, quasi che la sua carriera fosse servita solo a quello. Il che può anche essere, però non ci fai troppo bella figura, tanto più se l’unico aggettivo che riesci a tirare fuori un po’ per tutti è “ironico”. Voto: 5.

Orietta Berti: ormai è la regina incontrastata del trash italiano. Che alla fine è anche un suo modo di riciclarsi, a ottant’anni. Si è messa il vestito che, probabilmente, aveva scartato Achille Lauro quando ha deciso di dare un senso a un anno di attrezzistica in palestra. Voto: 8.

 

Aggiornato il 02 febbraio 2022 alle ore 16:16