Concezione religiosa dell’ebraismo: la Terra promessa

Il presupposto fondativo della religione giudaica è determinato dalla cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso Terrestre. Da questo evento: la trasgressione e la cacciata. Tutto quel che ne verrà consegue alla trasgressione ed alla cacciata. La trasgressione stabilisce la colpa. Adamo ed il popolo ebraico con Adamo, ci riferiamo ora esclusivamente al giudaismo, sono colpevoli di fronte a Jhwh di trasgressione al divieto di mangiare il frutto dell’albero che rende cosciente del bene e del male. La colpa grava dunque sul popolo ebraico. Il popolo ebraico è colpevole nei confronti del “suo” Dio Jhwh, in quanto lo riconosce come suo Dio, come Dio verso il quale essere colpevoli. Tutte le vicende afflittive del popolo ebraico sono pertanto “meritate” giacché Adamo ed Eva hanno infranto il divieto di Jhwh. Una colpa incancellabile opprime il popolo ebraico, esso scende da un atto erroneo, fuor di regola, compiuto da Adamo ed Eva, giustificato che espii. Jhwh ha scagliato sulla Terra l’umanità ebraica perché espii la ribellione al comando divino. Sofferenze e traversie sono, dicevo, comprensibili e meritate.

Ma questo è un aspetto del rapporto di Jhwh con il popolo ebraico, rapporto che è assoluto, inestirpabile, e che la cacciata dall’Eden ha rafforzato appunto perché poteva infrangersi. Lungi dall’abbandonare l’imperioso Jhwh il popolo ebraico si consacrerà a Jhwh radicalmente, Gli obbedirà strenuamente, Jhwh lo esige, Jhwh verrà esaudito! Non un grammo di infrazione, mai più, e, nel caso, appropriata punizione. Memore della colpa originaria, il popolo ebraico sarà osservantissimo. Si stabilisce il nucleo decisivo del rapporto costitutivo dell’ebraismo: è un rapporto drammatico, alternante. Jhwh ama e colpisce, protegge e punisce, elegge ed affligge, addirittura, certo della malvagità umana, inonda la terra, la diluvia, si salvano Noè, uomo giusto e altri, gli animali secondo la loro specie immutabile. La metamorfosi non esiste nelle scritture giudaiche. Dopo il diluvio vengono a nascere le tre caratterizzazioni della specie umana, da Sem, Cam, Iafet, che popolano le varie parti della Terra. Jhwh impedisce l’unità dei popoli, e stabilisce un patto con il discendente di Sem, Abramo: che Abramo abbandoni Ur dei Caldei, promette ricchezza a lui ed alla sua stirpe. È un’alleanza inesauribile, quanto più Abramo e la sua discendenza, gli ebrei, osserveranno la fedeltà a Jhwh, massimamente Jhwh li favorirà. Si chiude la tragica caduta della cacciata dall’Eden, l’uomo, l’ebreo, può ritornare nel favore di Jhwh se Gli obbedisce, ne segue puntualissimamente i dettami, del resto, memore della catastrofe a cui diede evenienza la trasgressione, stavolta ci sarà un’obbedienza determinatissima.

La concezione religiosa degli ebrei ne forma la storia, che è una storia di patti ripetuti tra Jhwh ed il popolo ebraico o con i personaggi che lo rappresentano. I mali vengono dalle trasgressioni, il bene dall’osservanza scrupolosissima. Talvolta esistono situazioni incomprensibili, sembra che Jhwh perseguiti anche l’obbediente, talvolta sembra che il fedele si lasci prendere dalla sfiducia. È  l’andamento problematico dell’Antico Testamento non considerato soltanto nei libri del Pentateuco, ma nel suo insieme, come storia degli ebrei e di suoi personaggi. Sormontano ogni vertigine il Libro di Giobbe e il Libro dell’Ecclesiaste. Giobbe è un osservante ebreo, ricco, immune da nequizia. Gode una fortuna dovuta al lavoro, al rispetto delle leggi, alla fede in Jhwh, secondo la concezione che obbedire a Jhwh è fonte di benessere. Giobbe vive perfettamente questa situazione. Invece, incredibilmente, gli accade una rovina dopo l’altra, annunci assillanti di sventure, e se all’inizio Giobbe accetta la volontà di Jhwh, infine se ne duole aspramente, pur se i conoscenti lo accusano di osare lamentarsi con l’onnipotente Jhwh. Finché, dopo ripetute, troppo ripetute divergenze, infine anche Giobbe accetta che Jhwh nella Sua possanza ha il diritto di decidere come crede, e si inchina alla determinazione di Jhwh, riconosce che pur essendo egli, Giobbe, un uomo giusto, non per questo deve pretendere il bene, appunto perché uomo e soltanto uomo, ritenendo giusta e giustificata ogni decisione di Jhwh, Giobbe viene compensato con il ripristino della fortuna. Al dunque, l’uomo non può vantare diritti con Jhwh. L’uomo è niente. Ecco infine quanto dichiara Giobbe a Jhwh: “Comprendo che tu puoi tutto e che nessun progetto per te è impossibile. Chi è colui che da ignorante può oscurare il tuo piano? Perciò mi ricredo e mi pento sopra polvere e cenere”.

Di questa nullità dell’uomo è massimo banditore il Libro L’Ecclesiaste, Qoèlet, in uno dei testi dell’Antico Testamento annientativi della condizione umana quali mai furono scritti. Il destino di morte di ogni esistente, il passare senza traccia, la corsa allo sfacelo imperversano, Se l’uomo è stato creato dalla polvere, l’uomo è rimasto sempre polvere. Una sfiducia inconfortabile spezza ogni individuo, ogni evento, non c’è spiraglio dovunque l’occhio e la mente si volgano. Ma come nel Libro di Giobbe l’uomo non deve pretendere e non deve metter giudizio nei disegni di Jhwh, ora, ne L’Ecclesiaste non prevale la certezza che l’esistenza è vana, come sembrerebbe gridare l’intero Libro. Piuttosto, il suggerimento è affidarsi a Jhwh: “Conclusione del discorso, dopo aver ascoltato tutto: temi Dio e osservi i suoi comandamenti, perché qui sta tutto l’uomo”. Dunque il vincolo con Jhwh è inestirpabile, l’uomo è niente, Jhwh è onnipotente, ma se l’uomo, l’ebreo obbedisce assolutamente a Jhwh, Jhwh lo rende onnipotente, o lo assiste, lo conforta, lo trae dal sentimento del Nulla. Egli dà un senso alle più strazianti sciagure di un popolo che spesso ha avuto, appunto, o ha voluto o creduto di avere dalla sua parte soltanto Jhwh. Jhwh sorveglia il suo popolo, lo salva, lo punisce se osa trascurarlo.

 Vi sono uomini e donne che impugnano l’obbedienza, la rammentano, la impongono, legislatori, condottieri, profeti… C’è Mosè, al quale Jhwh consegna le Tavole Morali, le regole sacramentali, rituali, igieniche, Mosè il Salvatore dalla schiavitù degli ebrei in Egitto; Giosuè, dopo, al quale Jhwh concede di abbattere le Mura di Gerico, Elia, Profeta, Isaia, Profeta, Samuele che fonda la Monarchia, c’è Davide, c’è Salomone, la costruzione del Tempio, ma pure nuovi asservimenti, e nuove liberazioni, e sempre Jhwh, e sempre rinnovate alleanze tra Jhwh ed il suo popolo… Ci sono gli eroici Maccabei, fiere donne, Ester, Giuditta e soprattutto c’è una promessa, la promessa di una terra promessa, la Terra Promessa, la Terra per la quale il popolo di Jhwh mostrerà la fede in Jhwh adempiendo il raggiungimento della Terra Promessa, non raggiungerla sarebbe rendere vana la fede e lo stesso Jhwh. Solo con la conquista della Terra Promessa il cerchio è risanato, perduto il giardino dell’Eden è ottenuto il giardino del mondo. La promessa, l’alleanza è per una terra sulla terra. I Romani frantumano la terra del popolo ebraico. È la diaspora. Il Tempio ancora distrutto, Gerusalemme perduta (e che non può essere perduta). Ma la fede in un solo Dio, Jhwh, la promessa della terra promessa hanno acceso l’unità per millenni in un popolo disperso, e la certezza che Jhwh lo ha sottomesso alla colpa ma anche al riscatto se obbedisce, immette nel popolo ebraico una volontà incrollabile, una fedeltà eterna, uno spirito di trionfo che nessun olocausto ha piegato e piegherà.

Aggiornato il 29 gennaio 2022 alle ore 13:15