Visioni. “Ozark”, un ritratto spietato del capitalismo americano

Ozark racconta il lato oscuro dell’America. La serie tivù creata da Bill Dubuque e Mark Williams, con Jason Bateman e Laura Linney, è giunta, con successo, alla stagione conclusiva, la quarta: divisa in due parti da sette episodi. La prima è visibile dal 21 gennaio in streaming su Netflix. Il dramma narra la storia di Marty (Bateman) e Wendy Byrde (Linney), due operatori finanziari che decidono di trasferirsi dai sobborghi di Chicago a Ozark, una località estiva del Missouri. La coppia trascina con sé i figli adolescenti Charlotte (Sofia Hublitz) e Jonah (Skylar Gaertner). Il racconto televisivo esplora le dinamiche malate di un gruppo di famiglia in un interno. Attraverso un ritratto spietato del capitalismo americano.

I Byrde sono coinvolti in un vortice di violenze, omicidi, riciclaggio di milioni di dollari per conto di un cartello messicano di narcotrafficanti guidato da Omar Navarro (Felix Solis). Grazie all’impegno dell’agente dell’Fbi Maya Miller (Jessica Francis Dukes), i Byrde lavorano come tramite tra il boss e il Bureau, creando attività perfettamente legali sia per il criminale che per se stessi. A incrinare il disegno collaborativo interviene Javi Elizonndro (Alfonso Herrera), nipote di Navarro e nuovo e credibile “cattivo” della storia. Intanto, Wendy torna a occuparsi della fondazione familiare, con un obiettivo: la conquista del potere.

La serie ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui una nomination ai Golden Globe come miglior attore in una serie drammatica a Jason Bateman, un Premio Emmy a Julia Garner (Ruth Langmore sullo schermo) come miglior attrice non protagonista in una serie drammatica e altre nomination agli Screen Actors Guild Award, ai Primetime Emmy Awards, ai Writers Guild of America e agli E! People’s Choice Awards. Ozark è stata paragonata, a torto, a quel capolavoro assoluto che è Breaking bad. Tuttavia, la serie può essere annoverata tra i migliori racconti sul crimine della tivù. La qualità della scrittura è di alto profilo, caratterizzata da una serie di colpi di scena di sicuro impatto. Così come le prove attoriali: di indiscusso valore. Dal misurato e sarcastico Jason Bateman alla novella Lady Macbeth Laura Linney, fino alla furente Julia Garner, che dà il volto al personaggio nevrotico di Ruth Langmore, la vera scheggia impazzita del racconto. D’altro canto, affascina la perturbante mater dolorosa rappresentata dalla cupa Darlene (una inquietante Lisa Emery). L’unico aspetto negativo del racconto attiene allo sviluppo piscologico dei personaggi minori: i figli dei Byrde, Charlotte e Jonah e il cugino di Ruth, Wyatt Langmore (Charlie Tahan).

Aggiornato il 06 maggio 2022 alle ore 18:08