Ho avuto modo di scrivere e ci sarà occasione di riscrivere che quando lo Stato si impiccia esageratamente della società la società si spiccia esageratamente dallo Stato suscitando piccole società segrete, occultate, anche fuori tegola, è normale, una esagerazione suscita una contro esagerazione, la società e lo Stato attuano una fenomenologia taoista, come afferma il Tao se vi è una forza eccessiva contro di noi il peggio è contrapporre la nostra forza scemata, il meglio suscitare il vuoto in modo che la forza non ci colpisca e cada appunto nel vuoto. Le società si difendono taoisticamente anche se ignorano il Tao, si rendono sguscianti, invisibili, millepiedi, diffuse, tentacolari, erbose, al dunque inafferrabili e lo Stato diventa sempre più feroce quanto meno colpisce, finché una delle due parti si stancherà. Di solito è lo Stato a sfibrarsi, diventerà talmente feroce ed impotente da suscitare avversione perfino nei suoi sostenitori. Ma non è detto che questo avvenga. Si può cinesizzare, lo Stato, contrapponendo il cinese Confucio al cinese Lao, anche se Confucio esaltava l’autorità secondo giustizia non secondo violenza.
Sta avvenendo un fenomeno del genere. Luoghi più o meno segreti per continuare ad agire al di là dei divieti statali. Personalmente ho scelto una via legale ma al contempo tangenziale. Invece di continuare lezioni di Storia della filosofia “in presenza”, ormai che sono fuori dai tempi dell’insegnamento statale, continuerò non in istituti privati ma a mezzo computer la Storia della filosofia. Della quale Storia della Filosofia che unisco alla Storia delle religioni vi è bisogno estremo per caratterizzare la civiltà europea. Infatti è proprio nella filosofia che ci caratterizziamo. A partire dai greci la filosofia si stacca dalla religione e la “ragione” divenne fondamento della nostra civiltà. Per i greci e per i romani la religione non doveva penetrare nella filosofia, la quale si rendeva del tutto autonoma con un equilibrio che ha dell’inverosimile, un individuo poteva essere contemporaneamente assolutamente agnostico in filosofia e praticante i culti religiosi della propria civiltà.
È una divisione che noi ignoriamo ma sapientissima perché consentiva la libertà della ragione critica e nello stesso tempo l’osservanza delle connotazioni della propria società, un individuo poteva celebrare i culti sacri poiché appartenevano alle caratteristiche della propria città e della propria civiltà, diremmo; culti di identità, ma poi nella filosofia legarsi completamente alla ragione e non fare minimo riferimento alla religione. Se uno legge Parmenide, Eraclito, Democrito, Pitagora e anche Platone o Aristotele a non dire Epicuro o gli Scettici non trova alcunché di religioso ma un assoluto impiego della ragione, e tuttavia anche Socrate, accusato di ateismo, addirittura Epicuro erano osservantissimi della religione, dei culti, dei riti, pure se con gradazioni differenziate. È la “trovata” dei pagani, la religione come osservanza di riti, culti “nazionali” che non pretendevano di diffondersi, di “convertire”, di mondializzarsi. Ad un greco non interessava minimamente che un egiziano avesse un’altra religione, interessava che la ragione avesse campo esclusivo nel terreno al di qua della religione.
La separazione tra filosofia e religione è l’essenza della civiltà occidentale mentre è l’essenza al negativo della civiltà mussulmana e induista nelle quali la filosofia non si è mai separata della religione, il che comporta l’impossibilità della libertà, dell’autonomia della ragione sulla religione. Il cristianesimo in realtà tentò di sottomettere la ragione alla religione ponendo nella “fede” l’integralità dell’orientamento umano ma non ebbe vita facile questa soluzione, l’eredità greca dell’autonomia della ragione pervade anche l’Europa cristiana e addirittura in certi orientamenti per esempio quello scozzese del XIV secolo si ripropone la spaccatura fra ragione e religione che può essere intesa o come oltraggio alla ragione o come irrazionalità della religione e autonomia della ragione. Il rapporto armonioso tra ragione e religione tentato da San Tommaso per quanto elaborato e a fondamento della Chiesa Cattolica in realtà è inconsistente, non vi è motivo perché la ragione attesti la sua impotenza e riconosca la prosecuzione legittima nella fede.
È una asserzione capovolgibile, la ragione non scova alcun fondamento nel proseguire nella fede. I greci rendevano autonoma la ragione e non la proseguivano nella religione, la quale era, insisto, una connotazione di civiltà. Sarebbe magnifico fosse ancora, ad esempio gli europei “culturalmente” cattolici, come tradizione rituale, estetica. Un inciso: Benedetto Croce, cancellato, è opportunamente ripreso sia nel pensiero liberale sia nella dichiarazione: non possiamo non dirci cristiani, che rendeva tratto di civiltà la religione. Lo stesso potrebbe accadere per il Cattolicesimo, religione iconografica erede del Paganesimo. Certo, il Protestantesimo è iconoclasta. Sia che sia, abbiamo ripreso, nell’epoca moderna, l’autonomia della ragione dalla religione, il che non avviene nel musulmanesimo e nell’induismo.
Ne dirò ampiamente. Terrò lezioni mediante forme visive (per saperne, ecco l’email: i[email protected] oggi, dalle 19 alle 20), la società non deve scadere in forme di dominio unilaterale, nel quale non vi sia posto dell’autonomia della ragione, della filosofia. Non siamo giunti al XXI per consentire di regolare le società soltanto da esperti medici. Esistono tante malattie che non appartengono alla medicina. Errore catastrofico quando una disciplina vuole rendersi onnicomprensivo, totalizzante. Il partito unico dei competenti ha il sovrano difetto di non ricevere critiche che possono invalidarlo, ha sempre ragione perché non si misura con l’altrui ragione. Si dice, gli altri sono incompetenti. E come faccio a saperlo se non mi fai parlare perché mi dichiari incompetente! Mi puoi dichiarare incompetente “dopo” avermi fatto parlare, la scienza è “a posteriori”! Sai, Stato, perché spopoleranno le piccole società segrete “taoiste”, perché la gente ha il diritto di sbagliare e di essere corretta, non di essere corretta prima di sbagliare. Nel campo delle opinioni. Perché se io la correggo prima di sbagliare ignoro se sbaglierà, la opprimo, nego il dire.
Un potere privo di controllo che si definisce di esperti e non consente critica è già di per sé funesto quanto il possibile errore del cittadino che sbaglia. È un errore il potere che si autodefinisce senza errore e non consente di rilevare il suo errore possibile. Rispettiamo la decisiva conquista della civiltà europea, la separazione tra Chiesa e Stato, religione e filosofia, non siamo né mussulmani, né induisti. La scienza ha bisogno di critica, da parte degli scienziati, per quel che riguarda il suo valore specifico in un settore specifico, da parte di ciascuno, per gli effetti sociali e personali delle decisioni scientifiche. Che è successo, il cittadino non può aprire verbo su quanto subisce? Ogni cittadino ha diritto di parola, del resto lo ha sempre, e va corretto non messo a tacere. Perché ogni danno che l’incompetente presunto può suscitare è minimo rispetto al danno che un presunto competente suscita annientando la libertà di giudizio critico. Se qualcuno intende tradurre il modello politico cinese vestendolo di modello sanitario obbligatorio occidentale per tenere sotto dominio la società avrà da vedersela con chi vive per essere libero.
In linea di massima un popolo stima chi lo salva, ma disprezza e avversa uno Stato che non salvando costringe al silenzio per eliminare chi dichiara allo Stato: Stai sbagliando. Indispensabile: la libertà del pensiero. E come si definisce la libertà del pensiero? Si definisce: filosofia. E la scienza? Meravigliosa, quando si lascia criticare dalla filosofia. Ma i filosofi non hanno competenza scientifica. E da quando soltanto la scienza deve regolare tutto l’uomo? Per caso, da questo Governo di tecnici ossia Competenti? (Risata polifemica).
Aggiornato il 13 gennaio 2022 alle ore 09:31