Gilles De Rais, Elisabetta Bathory, la malvagità al potere

Personaggi della civiltà

La “civiltà” è soltanto umana, eredita la conoscenza, le opere, forgia strumenti di produzione oltre le arti naturali. Anche la malvagità è soltanto o fondamentalmente presente nella civiltà. Gli animali fanno il male, l’uomo è anche malvagio, anzi c’è da sospettare che l’uomo cavernicolo facesse il male ma non fosse ancora malvagio. Fare il male è “naturale”, per difendersi, cacciare, dominare. La malvagità è tutt’altro, esige un sovrappiù, non basta uccidere ma uccidendo o prevalendo, goderne a dare maggior pena. In natura è rarissimo che un animale abbia questo ampiamento del male da male a malvagità, negli uomini frequente, l’uomo associa al male la vittoria, la supremazia, lo spregio del perdente. L’animale si limita a divorare o impedire il nocumento. Così pare. Dunque i malvagi sono gli uomini, i suscitatori della civiltà, giacché l’uomo non si limita alla società, crea, ripeto, civiltà e può crearne malvagissime.

Gilles De Rais (1405-1440) era stato un valoroso combattente in una delle fasi della Guerra dei cento anni tra l’Inghilterra e la Francia. E compagno d’armi di Giovanna D’Arco. La guerra può avere un effetto divaricato, inorridire e fermare, frenare ogni tendenza ad uccidere ma può anche diventare, l’uccisione, un modo d’essere di cui non ci si libera anche in tempo di quiete. Gilles De Rais tornato nei suoi possedimenti inizia una spietatissima attività delittuosa. Uccideva, torturava, straziava i suoi dipendenti, servitori, contadini che fossero ed in guise maligne, il piacere della sofferenza altrui. Vittime che non avrebbero raggiunto termine se non con la morte dello sfrenato omicida, ma, quantunque in un periodo di “Signori” che pestavano a loro voglia e voluttà, lo sterminio fu tale che divenne insostenibile perpetuarlo nel silenzio. Ne venne un processo e Gilles De Rais fu messo a morte. La sua figura divenne leggenda popolare dell’uomo bruto assassino di uomini, e sotto il nome di Barbablù fu narrato dal favolista Charles Perrault, ed è il più celebre degli orchi spaventa bambini.

Più complessa tortuosa enigmatica la figura di Elisabetta Bathory (1560-1614). Di origini sostanzialmente ungheresi e di famiglia nobilissima imparentata ai sovrani. La contessa Bathory si colloca in un clima alchimista stregonesco magico e sadico orgiastico. Pare che da bambina assistesse a dei crudelissimi atti dei suoi parenti e fu sposa di un conte criminale senza margini, dalle tendenze omicide, pare anche che appartenesse ad una famiglia con matrimoni parentali e predisposizione alle malattie mentali. In ogni caso quali che siano le ragioni e la frequentazione di persone orgiastiche e stregonesche la Bathory cominciò ad attuare azioni nefandissime sia partecipando a delle orge cruente sia apprendendo forse da persone che volevano ottenere vantaggi che il sangue servisse a mantenere la pelle giovane. In una occasione il sangue di una sua vittima cadutele sulle mani le fece ritenere che ne aveva ricevuto lucentezza. Da quel momento la contessa Bathory fu animata da una sequenza delittuosa che sembra la maggiore compiuta da un solo individuo. Uccide tra le cento, duecento, trecento, seicento ragazze vergini, il numero resta impreciso, ne gusta il sangue, vi si immerge certa che in quello sgorgo di sangue la sua bellezza sarebbe rinata perennemente. Anche in tal caso, sebbene di famiglia semisovrana non si poté fermare una situazione accusatoria e la contessa Bathory, processata fu dannata a sopravvivere chiusa in una stanza, un pertugio ai pasti. Quattro anni di prigionia, infine non si nutrì. Volle morire.

Pe quanto Gilles De Rais e la contessa Elisabetta Bathory fossero sadici folgoranti non bisogna trascurare, come in altri processi, che erano ricchissimi ed il sovrano o altri pretendenti avevano assai da ottenere. Forse si sono ingigantite le loro nefandezze, certe, comunque, efferatissime. Inoltre praticavano arti magiche. Gilles si scontrò con la Chiesa. Epoche incredibili. Un livello culturale e sociale eccelso, raffinatissimo, aristocratico, la gente comune ossia il popolo del tutto sottoposto ai “Signori” e le punizioni, la violenza, l’omicidio, la tortura costituivano caratteristiche normali della società. E chi deteneva ricchezza e titoli faceva e disfaceva la vita della gente.

Non che mancassero certe garanzie ma il popolo viveva in condizioni oppresse, la tortura, dicevo, la morte, le amputazioni in uso corrente da chi comandava. Si narra che un cugino della Bathory fece tagliare naso e orecchie in presenza della cugina ad una cinquantina di suoi servi. Gilles de Rais e la contessa Bathory furono sadicissimi ma l’epoca criminale lo era tutta. De Sade, il sadismo, e Sacher-Masoch, il masochismo, diedero nome a tendenze connaturate nell’uomo civile, godere di soffrire; godere di far soffrire. È ineliminabile questa duplicata disposizione? Potremmo suscitare civiltà senza male e malvagità? Come è possibile il male se Dio non può creare che bene? Il male serve al bene, come sostengono i filosofi dialettici? Il male è un ingrediente provvidenziale al bene, come ritengono i cattolici? Il male è mancanza di bene, secondo la trovata di Agostino, Santo? Di certo, chi lo subisce, di questo è appunto certo: il male c’è. Ed i malvagi esistono. Che servano al bene forse è una invenzione dei masochisti.

Aggiornato il 20 dicembre 2021 alle ore 13:07