Vittoria Peace Film Fest, il miglior film è “Quo Vadis, Aida?”

Jasna Đuričić ha incantato il pubblico del Vittoria Peace Film Festival. L’attrice serba è la protagonista assoluta di Quo vadis Aida? di Jasmila Zbanic, Miglior lungometraggio della nona edizione della kermesse siciliana. Ecco il verdetto pronunciato dalle quattro donne che compongono la giuria (la montatrice Francesca Bracci, la giornalista e documentarista Laura Silvia Battaglia, la produttrice Linda Di Dio e l’esperta di cinema Rosa Parisi Gesù): “Per avere saputo raccontare – si legge nelle motivazioni – con un linguaggio filmico classico e di ampio respiro, sostenuto dalla recitazione autorevole dell’attrice protagonista, un momento drammatico e controverso della storia europea, attraverso il prisma del conflitto in ex Jugoslavia e la vergogna del massacro di Sebrenica. Il film restituisce complessità alla ricostruzione del conflitto in ex Jugoslavia, e alle scelte di parte della popolazione, tesa tra i bisogni e le aspettative della propria gente e la fiducia e le speranze mal riposte nelle organizzazioni e nella giustizia internazionali”.

Il Premio speciale della giuria sezione lungometraggi va a For Sama di Waad al-Khateab ed Edward Watts, perché si tratta di “un film eccezionale: documento unico dell’evoluzione della guerra in Siria, a partire dalle prime ore della rivoluzione. Deve la sua unicità allo sguardo fortemente soggettivo della protagonista, filmaker e regista al-Khateab, donna di estremo coraggio e visionarietà. La giuria conferisce il Premio speciale al film, in virtù della complessità dell’operazione di produzione, volta a fare emergere, in questo racconto in presa diretta, l’aspetto più crudo e drammatico del conflitto siriano e dell’altissimo prezzo pagato dai civili”.

Il premio Sebastiano Gesù “Cinema per la pace” viene assegnato al lungometraggio Gagarine di Fanny Liatard e Jeremy Trouihl. Si tratta di un film particolarmente in linea con la visione del cinema del grande storico e critico Sebastiano Gesù. “Il film viene premiato per il linguaggio tra il poetico e l’onirico vicino alla cifra dei fratelli Lumière – si legge nelle motivazioni – alla sua dimensione urbana, innestata su una Parigi periferica da banlieu, tesa tra degrado e progresso; fino a coniugare la ricerca del sé in un luogo che riproduca l’utero materno e lunare e l’essenza comunitaria del vivere insieme, collettivamente, per costruire la società che vogliamo e anche quella che sogniamo”.

Il Miglior documentario è En camino di Isabella Cortese, Federico Fenucci, Giuditta Vettese. “Per avere saputo raccontare, mettendosi in gioco con il coraggio di una autoproduzione, il difficile mestiere di vivere delle donne messicane. Utilizzando un linguaggio coeso e limpido, le autrici e l’autore riescono a cucire con coerenza i materiali raccolti nel loro on the road, dando voce a testimoni e attiviste, per restituire un affresco vivace di questa società e dare dignità a un mondo femminile che lotta per la sua affermazione e, prima ancora, per la sua sopravvivenza”.

Il Premio speciale della giuria sezione documentari va a Un luogo chiamato Wahala di Jurgen Ellighaus. “Per avere dato luce a un aspetto della storia dell’Africa subsahariana e del Togo ancora avvolto in un cono d’ombra, dentro la rilettura delle vicende coloniali europee in Africa. La regia, rigorosa e misurata, riesce a coniugare documenti d’archivio accuratamente ricercati della cronaca locale e del quotidiano, dove la memoria della sofferenza storica, trascorsa ma non dimenticata, diventa rito, sempre più simbolico e distante, con l’allontanarsi delle generazioni da quel passato”.

Il Miglior cortometraggio è Senza nome di Gisella Gobbi. “Per avere saputo raccontare in modo breve, intenso e simbolico, gli effetti drammatici del fenomeno migratorio dei minori non accompagnati. Il corto sviluppa il racconto sul piano di un ordinario giorno di scuola, per spingerlo alla riflessione sull’invisibilità degli ultimi, anonimi e trasparenti, in una società che non li sa ascoltare e financo vedere”.

Il Premio speciale della giuria sezione cortometraggi va a Notte di marzo di Gianni Aureli. “Per avere avuto il coraggio e la capacità di raccontare, con attenzione alla ricostruzione d’epoca, un episodio controverso ed eroico della storia d’Italia, valorizzando il ruolo femminile nella lotta partigiana e mettendo in evidenza la tensione emotiva di una scelta per nulla scontata”.

Aggiornato il 17 dicembre 2021 alle ore 15:59