Personaggi della civiltà: Ignazio Di Loyola e i gesuiti

Al protestantesimo, che catturò mezza Europa, e dilagò nell’America del Nord, la Chiesa Cattolica oppose la Controriforma, precisando la dottrina, in specie sulla infallibilità del Pontefice, su questioni di fede, sui sacramenti, sette, sulla interpretazione, esclusiva della Chiesa, dei testi sacri, sulla salvezza, mediante la fede e le opere, sull’esistenza del Purgatorio, sulla libertà del volere, il libero arbitrio, sul diritto di fare immagini delle divinità, di santificare, su Maria Immacolata, e quant’altro. La Chiesa ha saputo trovare, almeno in passato, nei millenni della sua storia, il Santo giusto al momento appropriato. Vi sono le eresie, pelagiana particolarmente, che riteneva l’uomo salvo senza grazia divina, e sorge a combatterle, insieme al manicheismo, Sant’Agostino; c’è il pericolo dell’averroismo, lo combatte San Tommaso, i movimenti pauperisti, i Catari, ed ecco San Francesco, Sant’Antonio da Padova, San Domenico, ed ancor prima San Benedetto aveva salvato la cultura europea dai barbari, e l’agricoltura, e San Bernardo aveva suscitato il soldato, miles, che ha diritto di combattere, uccidere, per la fede. Ora, nel XVI secolo il pericolo è rappresentato dai protestantesimi, movimenti colti, che possono invalidare la Chiesa sul terreno teologico

Quando la Chiesa Cattolica si rese consapevole che la protesta, la critica, la negazione, addirittura la negazione che Lutero e altri teologi facevano dell’intera concezione cattolica del cristianesimo e vedeva trarsi popoli, Stati, corse ai ripari, riguadagnare le posizioni del passato, allorché la Chiesa cattolica era l’unica religione dell’Europa e la rappresentante del vero, presumeva, cristianesimo. La Chiesa aveva ormai più di un millennio di elaborazioni dottrinali, aveva scavato le possibili vie e le complicazioni del cristianesimo, quindi si riorganizzò per affrontare l’aggressione dei protestanti, i quali erano sicuri di costituire la vera interpretazione del cristianesimo con la salvezza per fede. Ne venne il Concilio detto di Trento perché si svolge principalmente a Trento nell’arco di decenni e da questo Concilio uscì rafforzata, perentoria. obbligante la dottrina ufficiale della Chiesa Cattolica che poggiava sulle grandi elaborazioni in specie di Tommaso D’Acquino, sulla tradizione, sui teologi, sui Testi, ovviamente, su quanto poteva essere utile per non subire le teorie protestanti.

Di queste concezioni vediamo una sintesi stringate, è materia enorme e problematica. Il punto essenziale fu certamente il primato di Pietro, se si scalza l’idea che il Pontefice non è l’erede di Cristo, il Suo rappresentante in terra e che ciò che Egli dice con l’autorità della Sua carica è come detto da Dio-Cristo ovviamente la Chiesa perde il suo elemento basilare di avere una personalità che di sicuro parla a nome di Dio, lo rappresenta e non può non dire la verità. La Chiesa contrappose all’idea di Lutero che il primato del Pontefice fosse un primato di onore non un primato di fede, di verità, di certezze, riferendosi a talune espressioni dei Vangeli: Tu sei Pietro e su questa pietra fonderò la mia Chiesa ed altre. Sono evidentemente formulazioni da interpretare, ma la Chiesa rivendica l’esclusivo diritto di interpretare. Il che rende la religione cattolica al di sopra di ogni discussione. Il secondo punto essenziale riguarda la salvezza: per il cattolicesimo l’uomo si salva con le bune opere e con la fede, le opere contribuiscono alla salvezza giacché, per la Chiesa, a differenza dei protestanti, l’uomo è libero di scegliere tra bene e male, se sceglie il male, è colpevole.

Dicevo che la Chiesa ha “trovato” sempre il Santo giusto al momento giusto. Appunto nel tempo del protestantesimo nasce chi cercherà proprio di abbattere il protestantesimo sul piano della cultura, Inigo de Loyola. Inigo poi detto Ignazio di Loyola è spagnolo, ebbe origine da famiglia nobile e anche dagli illustri adempimenti, il padre fu uomo d’armi al servizio di sovrani, la madre un’aristocratica, essi generarono molti figli, alcuni dei quali morirono precocemente, i maschi in battaglia, ne sappiamo pochissimo. Inigo rimase orfano ragazzo e venne ospitato da una altrettanto nobile famiglia un decennio, finché dovette andare via per le crisi di questa famiglia in conflitto con il sovrano, si stabilì in un altro casato, e vi rimase tre anni; quindi prese la carriera delle armi e fu un energico combattente, in uno degli scontri che allora avvenivano nella guerra tra Spagna e Francia fu colpito in maniera tale che non guarirà mai completamente dalla gamba vulnerata. Appunto nel tempo in cui malato recuperava la salute che si imbatté in testi religiosi e poiché era una personalità portata ad andare in fondo a quel che voleva, si impegnò radicalmente nella vita religiosa cambiando completamente il suo modo di esistere e divenne altrettante energico nella scelta di essere al servizio di Dio se non a servizio di un re in armi.

Decide di cambiar vita. di essere un militare sempre ma un militare al servizio di Cristo. Appende le armi in dedizione alla Madonna, compie una investitura, una veglia religiose come i cavalieri antichi, e non andando subito a Gerusalemme, viaggia per la Spagna, quindi si reca a Gerusalemme, torna, si reca in Francia per studio, con dei compagni di studi, spagnoli soprattutto, erano cinque, fonda la Compagnia di Gesù. È una Compagnia, lo dice anche il termine, nel senso militare, il colpo di genio di Ignazio fu quello di trasferire la disciplina militare nel campo religioso, un’obbedienza totale, una gerarchia netta ai superiori, assolutamente al servizio del Pontefice, in tempi in cui si contestava l’autorità del Pontefice. Stiamo nell’epoca della Riforma, Ignazio coglie l’essenziale bisogno, creare un ordine gerarchico totalmente obbediente che rinvigorisca l’autorità del Pontefice, anche se i Gesuiti, come si chiamano i membri della Compagnia, hanno a loro volta come Capo un cosiddetto Generale, però a sua volta vincolato all’obbedienza al Pontefice. Il gesuita deve essere pronto ad andare in ogni momento ovunque se il superiore lo comanda, quasi fosse un cadavere. L’altra sostanziale determinazione di Ignazio fu quella di esaltare la cultura, fonda quando viene riconosciuto da Paolo III, istituti scolastici, il primo dei quali sembra a Messina (vi ho studiato io, nel XX secolo), e dopo propagati in tutto il mondo, opera fondamentalmente con le “missioni”, i confratelli si recano in tutto la terra. I suoi appunti scritti nel periodo della crisi, gli “esercizi spirituali” costituiranno la base della sua visione. In che consiste?

È, questa visione, abbastanza semplice ma di impegno gravosissimo a compierla: comprendere, sentire quel che si vuole, il proprio scopo nella vita e se stai perdendo tempo dirlo, riconoscerlo, se sperdi in scopi secondari le tue energie o non hai nessuno scopo e sei svogliato, disattento, comprendilo, vedi chiaro in te stesso, vedi se c’è uno scopo per te e quale. Lo scopo per Ignazio è quello di seguire Gesù, Ad maiorem Dei gloriam, Per la maggior gloria di Dio. Viene fondato così un Ordine Religioso con struttura militare che ha dato luogo poi a istituzioni successive anche in campo politico. La “Compagnia” di Ignazio si dà enorme impegno, come dicevo, in tutto il mondo, con le “missioni” e con l’educazione dei giovani, ha un periodo di eclissi addirittura è soppresso alla fine del Settecento ma riprende dopo la Restaurazione, restando vigorosa anche oggi. Vi è tuttavia un altro aspetto della Compagnia che esige rilievo. Vediamo di analizzarlo, giacché sta a base della buona o pessima nomea dei gesuiti. Per concessione pontificia ai gesuiti fu permessa una variata possibilità di assolvimento dei peccati nell’esercizio della confessione, della penitenza, dell’assoluzione, della comunione eucaristica. Sorse la “casistica”, una valutazione differenziata per la quale o stesso peccato poteva essere assolto o dannato, a seconda, appunto, delle differenziazioni talvolta molto sofistiche ma che consentivano di assolvere, appunto, personalità eminenti.

Si stabiliva un rapporto vigoroso tra potere e gesuiti, i quali detenevano sia l’educazione delle classi superiori sia la condanna o liberazione dei “peccati”. Inoltre i gesuiti divennero consiglieri, confessori, dicevo, dei potenti. Tutto questo rese i gesuiti influentissimi e malfamati o apprezzati, in contrastanti opinioni. Sia come sia, la loro influenza fu estrema, e, lo accennavo, rimane notevole. Nel cogliere i mutamenti dell’epoca, anche nella scienza, i gesuiti si distinguono o si distinsero. A chi ha avuto esperienza diretta dei gesuiti resta il ricordo di personalità che spronavano ad elevarsi, a gloria di Dio o per dignità di se stessi. Infatti i gesuiti specializzano i confratelli. Li rendono esperti in settori precisi. All’epoca del colonialismo i gesuiti ressero una sorta di stato comunista, in Sud America, tra lo schiavismo e la sopravvivenza assicurata. L’idea di una organizzazione militarizzata obbediente radicalmente influenzò giacobini e bolscevichi. Nell’esercizio dell’educazione i gesuiti cercarono di formare una classe eletta della classe eletta. Arduo cogliere se questo rigore persista.

Aggiornato il 09 dicembre 2021 alle ore 12:49