Visioni. “Yara”, il passo falso di Marco Tullio Giordana

Yara Gambirasio ha 13 anni quando, la sera del 26 novembre 2010, scompare misteriosamente. L’adolescente, residente a Brembate di Sopra, in provincia di Bergamo, porta lo stereo nel centro sportivo in cui segue le lezioni di ginnastica ritmica. La madre prova a chiamarla, ma sul cellulare dell’adolescente si attiva costantemente la segreteria telefonica. Di Yara non si hanno più notizie. Fino al ritrovamento del suo cadavere, il 26 febbraio 2011. Tre mesi dopo la scomparsa. La vicenda della giovane commuove l’Italia. Sul caso indaga Letizia Ruggeri. Ma la Pm incappa subito in un clamoroso errore. Arresta Mohammed Fikri, un operaio marocchino di 22 anni, che risulta estraneo ai fatti. In seguito, dopo nuovi fallimenti e decisive scoperte, la Ruggeri prosegue dando una svolta all’inchiesta. L’indagine diventa innovativa. Perché si basa sulla ricerca del Dna rinvenuto sul corpo esanime di Yara. Da quel momento si dà la caccia a “Ignoto 1”. Così, quando l’archiviazione appare inevitabile, le analisi portano all’informazioni genetiche corrispondenti a Massimo Bossetti, un muratore 44ene di Mapello, incensurato. L’uomo, nonostante si professi sempre innocente, viene condannato all’ergastolo, in via definitiva, il 12 ottobre 2018.

Marco Tullio Giordana, maestro del cinema civile italiano, firma la regia di Yara, film arrivato in sala il 18 ottobre 2021 e su Netflix dal 5 novembre. Basandosi sul soggetto di Graziano Diana e del produttore Pietro Valsecchi e sulla sceneggiatura dello stesso Diana, firmata con Giacomo Martelli, il cineasta milanese prova a raccontare, con rigore, una storia di cronaca nera che ha sconvolto il Paese. Ne ricava un thriller algido che non nasconde l’accurata documentazione. Ma se nelle storie epiche dell’appassionato Pasolini, un delitto italiano, dello splendido I cento passi (film su Peppino Impastato, interpretato da un superlativo Luigi Lo Cascio, premiato con un David di Donatello) e del memorabile La meglio gioventù, Giordana convince, coinvolge, affabula e commuove, nel lungometraggio dedicato a Yara, il regista mantiene volutamente un’eccessiva distanza con lo spettatore. Così, il film può essere, a malincuore, catalogato nel novero delle opere didascaliche. Dopo un’ora e mezza, non comprendiamo bene i personaggi. Non conosciamo veramente Yara e la sua famiglia. A parte l’apprensione di madre, non sappiamo da dove tragga spunto la passione di Letizia Ruggeri. Ci restano oscuri i sentimenti di un condannato all’ergastolo come Bossetti. L’espediente narrativo legato al diario della giovane viene abbandonato troppo presto. Gli unici momenti di puro cinema sono l’apparizione di Yara alla Pm, nei corridoi dell’ufficio di sera e la sequenza in cui la madre di Yara controlla le stanze dove dormono i figli e trova il marito in soggiorno mentre, con lo sguardo assente, sistema le lucine dell’albero di Natale. Troppo poco per un regista del calibro di Giordana.

Nonostante tutto, il cast di Yara appare convincente. Isabella Ragonese intrepreta con sicurezza una tenace Letizia Ruggeri, Alessio Boni dà il volto al determinato colonnello Vitale, Thomas Trabacchi è il puntiglioso maresciallo Garro, la promettente Chiara Bono è una credibile Yara, Roberto Zibetti è un disincantato Bossetti, un’asciutta Sandra Toffolatti interpreta Maura, la madre di Yara. Il film risulta, com’era prevedibile, tra i più visti in Italia su Netflix. Ma questo aspetto accresce le colpe del regista. Perché il colosso dell’intrattenimento sul web, a parte alcuni trascurabili titoli, ha dato vita a film acclamati: come Roma di Alfonso Cuarón, Leone d’oro 2018, premiato con tre Oscar nel 2019 (al regista, alla fotografia e al miglior film straniero); come The Irishman (2019) di Martin Scorsese, con Robert De Niro, Al Pacino e Joe Pesci; come Sulla mia pelle di Alessio Cremonini, sulla vicenda di Stefano Cucchi, con Alessandro Borghi; come È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino, con Fabietto Schisa e Toni Servillo, Gran premio della giuria alla Mostra di Venezia 2021. Nella filmografia di un grande autore come Marco Tullio Giordana, purtroppo il film su Yara appare come un passo falso. Un errore marchiano. Un’occasione persa.

Aggiornato il 12 novembre 2021 alle ore 18:22