“Unorthodox”: un pieno di umanità

Mi chiedo se, per amarsi, si debba essere disperati. Disperati socialmente, o economicamente, o personalmente o altro. La miniserie televisiva tedesca e statunitense Unorthodox, creata da Anna Winger e Alexa Karolinski su Netflix pone, tra i molti interrogativi e questioni, una domanda fondamentale: Quale è il nesso tra amore e benessere sociale? Il personaggio principale di Unorthodox, Esther “Esty” Shapiro, interpretato da una minuta e intensa Shira Haas, è di un’umanità commovente. Il suo viso è spigoloso e tenero. La sua vita così ricolma di cuore. La diciannovenne è una ragazza di fede ultra-ortodossa chassidica che vive nel quartiere di Williamsburg, a Brooklyn, dove è costretta a seguire le rigide regole della comunità. Si ribella all’ortodossia e vola a Berlino, per rifarsi una nuova vita.

Esther fugge da una società soffocante organizzata fin nei minimi dettagli. Una società dove si prende moglie o marito a quella determinata età, la moglie o il marito sono quelli scelti dai genitori, si mangia, si dorme, si prega tanto ed indefessamente sempre a ore prestabilite, ci si accoppia il venerdì (non scherzo), per procreare. Queste sono solo alcune delle migliaia di regole che scandiscono la vita degli osservanti ovunque si trovino. Chi deraglia viene assediato dall’intera comunità, in modo da riportarlo (o riportarla, come nella serie) nei binari. E perché non fugga. Eppure, tra i mille rivoli di una costrizione immensa e folle, c’è vita. Ed è una vita esteriormente molto povera e modesta ai nostri occhi, ma ricolma di sentimenti. A cominciare dall’affetto che matura nella imposta consuetudine, all’amicizia che viene dall’essere costretti tutti sulla stessa barca, volenti o nolenti. Fino a un sentimento di totale chiusura verso i diversi.

C’è poco altro da fare in una realtà siffatta, e così ben raccontata e riferita televisivamente – in cui non ci sono del tutto le libertà a cui siamo abituati noi liberi occidentali e rimane solo da dedicarsi al culto, alla ripetitività, alle regole castranti, al solo fare figli per le donne. Ci sono realtà inondate di soldi e ricchezza a iosa nel mondo con tanto disamore e infelicità e realtà, come questa ritratta così bene, povere e umili, oltre la modestia e la mediocrità che annegano nella felicità, almeno si dicono tanto felici. Allora ci si chiede: quale è il rapporto tra i sentimenti provati e autentici, e il maggiore o minore benessere di una società?

Aggiornato il 10 novembre 2021 alle ore 16:07