Zanza il Celebre: il libro sul re dei Vitelloni

Jeans a vita alta e canottiera rossa: Loris Batacchi, “capoufficio pacchi”, playboy de noantri – interpretato da Andrea Roncato in “Fantozzi subisce ancora” – diventò immediatamente un simbolo. Nella vita reale, però, c’è chi ha lasciato il segno nell’immaginario collettivo e soprattutto nel gentilsesso. Ossia Maurizio Zanfanti, detto Zanza, re dei Vitelloni di Rimini e della Riviera, morto nel 2018 a 63 anni mentre era appartato con una 23enne.

Un mito contemporaneo, le cui gesta – e non solo – sono declamate nel libro di Luigi PasquiniZanza. Il celebre”. Oltre 6mila amori, perché a dispetto della canzone di Lucio Battisti dieci ragazze non bastavano, storie, aneddoti e lo splendore di Rimini riflesso tra gli anni Sessanta e Ottanta: “Se Federico Fellini è stato l’artista più celebrato, Zanza, a suo modo, è stato l’artista più noto dopo la metà del XX secolo; per l’amore, non solo carnale, che ha saputo donare”.

Pasquini, zio di Zanza, in una intervista al Resto del Carlino, ha detto: “Lui dettava i canoni dell’abbigliamento: gli stivali, la catenona d’oro al collo, la camicia aperta che lascia uscire la peluria, i capelli lunghi. Tanti lo imitavano, ma le ragazze potevano avere l’originale, perché “accontentarsi” delle copie?”. E poi: “Aveva un suo modo di conquistare le donne, molto personale. Era gentile, faceva loro dei regali, se la cavava a parlare in cinque lingue, l’inglese e lo svedese perfettamente. Gli bastavano pochi minuti per conquistare una ragazza. E tutte le sere, ma spesso anche di giorno, ciascuna aspettava il proprio turno”.

L’autore del libro, sempre allo stesso quotidiano, ha annunciato: “Mi ha contattato la regista francese di origini italiane Anne Flore Trichilo. Mi ha detto di avere letto con grande interesse il libro dedicato a Maurizio, che peraltro lei già conosceva di fama. E di essere intenzionata a ricavarne un film documentario. Dobbiamo vederci qui a Rimini, la data sarà fissata a breve, per sviluppare il progetto”.

Insomma, la leggenda resterà in eterno. E poi, alla fine, chi non ha mai desiderato essere un po’ Zanza? Amato e idolatrato, personaggio iconico con quello stile un po’ trash metal, le cui “scorribande” risuonavano in bar e locali. Tutto alla luce del sole e senza filtri. Quando le storie, per essere divulgate, non avevano bisogno dei social network.

Aggiornato il 28 settembre 2021 alle ore 13:21