In tutte le sue ottantaquattro pagine, l’autore ripercorre i punti più importanti dell’evoluzione degli italiani. La raccolta di venticinque poesie con testo romanesco-italiano è suddivisa in sei parti, ciascuna delle quali intercalata da due citazioni in prosa che sono la premessa e la chiave di lettura de versi scritti in seguito. L’autore delinea un quadro sconfortante degli italiani sempre più confinati in mondi personali, quasi autistici. Il romanesco è il veicolo per dare colore ed efficacia alle descrizioni e alle riflessioni di questa esplorazione dell’Urbe e nel suo difficile confronto con il suo titanico e ingombrante passato.

Le sue citazioni sono molto curate e mostrano una capacità di analisi storica e sociale che è raro trovare nei poeti generalmente orientati in percorsi diversi. Particolarmente dura la poesia Viventi diggitali che evidenzia la prigionia degli umani da parte di strutture distributive totalmente automatizzate sempre più invadenti e che stanno distruggendo progressivamente i contatti umani, lo scambio di informazioni. Rileva nella poesia Il romano sulla luna dove gli umani sono imprigionati dallo spettacolo allestito da mani sconosciute che manovrano. Il sampietrino della poesia Addio al sampietrino che è un simbolo della città di Roma che, nonostante i suoi numerosi mutamenti, avrà come identità il sampietrino che l’operaio rumeno sta lavorando senza capirne l’importanza simbolica.

Nella poesia La capitale d’Italia è Shanghai viene evidenziato il fatto che i romani sono da tempo scomparsi e la città è in mano “Arabi, cinesi, turchi, guide, assessori, Ncc, massoni, comparse, attori, critici e registi, portaborse, avvocati e dottoroni, carabinieri, ladri e ambientalisti, furbi e furbetti, slavi centurion”. Non manca la diffidenza nei confronti dei programmi ecologici, green, geopolitici nella poesia Diffidenza solidale, dove l’autore ipotizza la presenza di interessi economici o di un partito. Non mancano i politici descritti nella poesia Er politichetto: gente che oscilla fra Camera e Senato imprigionata dai social, mediocre che non ha studiato, ma gira con il tablet per fare intendere di aver studiato. Toccante è la poesia Vendo oro, che dimostra l’immutabilità del mondo con la presenza dei banchi dei pegni e dei compra-oro che acquistano oggetti e ricordi a pochi spiccioli, nonostante l’esteriorità della modernità liquida, digitale, green, buonista.

Si tratta di un bel libro che ha tutte le qualità per essere l’opera di un moderno Pasquino che il doppio merito di tenere vivo il romanesco, un idioma ricco di colore, e di analizzare con garbato disincanto gli eventi del mondo che accadono nella cornice di una città immortale come Roma, con occhio attento alle non facili prospettive di una Paese complicato quale è l’Italia. Infine, è divertente la titolazione del libro con numeri romani che dà il senso dell’inattaccabile umorismo graffiante del cittadino romano...

Quintino Di Marco, MMXX C’è voluto tempo per fare l’Italia… e ce ne vuole ancora! Edizioni Tracce, 2020, pagine 84, 12,33 euro 

Aggiornato il 14 luglio 2021 alle ore 17:14