“Il calcio tra le case”: a spasso per Londra

Il cannone che punta solo verso Est, i lavoratori del ferro del Tamigi, la Crazy Gang del Wimbledon e il ruggito dei leoni del Millwall. “Il calcio tra le case. A spasso per Londra, la città del calcio” è il viaggio di Antonio Marchese, nato in provincia di Milano e che da anni vive nella City. In un libro di 220 pagine (edizioni Efesto) ha deciso di raccontare l’aria che si respira da queste parti. Un anno di lavoro alla scoperta di tredici squadre ma anche un vademecum su come muoversi tra nove milioni di persone che camminano sotto lo stesso cielo, diversi ma uguali. O meglio, con un comun denominatore: “Abitare accanto a uno stadio, condividerne le mura”.

“Un nonno che tiene per mano il nipotino che esce da una delle abitazioni, apre il cancelletto che si richiude con il vento e dopo pochi metri è già arrivato. Per entrare allo stadio basta attraversare la strada, a Londra è così. L’ingresso del campo da gioco è incastonato tra le mura delle case vittoriane, la parete del salotto è un tutt’uno con quella della tribuna. Il bagliore dei riflettori si insinua tra le tende bianche, pessima scelta, ma quelle scure a Londra non le usa quasi nessuno”.

Ogni capitolo è diviso in tre parti: come raggiungere lo stadio, la scoperta delle tradizioni, la storia del club. Cartoline d’Oltremanica, parlando dell’Arsenal e dei trenta minuti in metro per arrivare all’Emirates Stadium rimembrando il vecchio Highbury che non c’è più ma che allo stesso tempo “si lascia ricordare con affetto e rimpiangere facilmente”. E poi il Chelsea e le ciambelle alla crema, il Charlton Athletic ed East Street, Brentford e “Il grande tabellone luminoso”, Tottenham e il lampione di Park Lane, fino al The Den dove si respira un’aria che rende il Millwall “bello e dannato”. E chissà, forse nei dintorni echeggia il coro No one likes us, we don’t care (Non piacciamo, non ci importa).

È un girovagare in una città “immensa oltre che bellissima – scrive Enzo Palladini nella prefazione – nei secoli si è dilatata in lungo e in largo, ha fagocitato città autonome e indipendenti, formando un piccolo universo, una città-Stato nella quale il calcio occupa un suo spazio fondamentale. Ecco il significato di un viaggio tra i quartieri e le vie di questo mondo a sé per andare a scoprire stadi che compaiono improvvisamente in mezzo alle case, negozi che hanno ragione di esistere solamente grazie al marchio di un club non necessariamente grande, geni dello street-food che oggi sono conosciuti ovunque per la loro abilità nel soddisfare le tifoserie fameliche”.

A Londra, ricorda Marchese nell’introduzione, “il calcio è vita, è come l’aria, la si respira ovunque. Da queste parti il concetto di tifo va ben oltre il risultato, perché non è mai solo una partita di calcio”. Dopotutto, Febbre a 90° insegna: “La vita si fa complicata quando ami una donna ma hai sposato undici uomini”.

Allora buon viaggio, pensando al Fulham e al cottage del Barone Craven o ai vetrai del Crystal Palace, a suon di pinte di birra e mettendo a dura prova lo stomaco con scariche di Fish and chips, mentre qualcuno ti spiega il significato di identità. Perché qui il calcio è tra le case. E non è solo un gioco.

(*) Antonio Marchese, “Il calcio tra le case. A spasso per Londra, la città del calcio”, Edizioni Efesto, 220 pagine

Aggiornato il 25 giugno 2021 alle ore 20:03