Un esempio di eroismo delle donne può avere come esempio eloquente quello delle due aviatrici russe che si arruolarono per contrastare l’invasione improvvisa delle armate tedesche sul suolo russo infrangendo il patto Molotov-Ribbentrop. L’impatto degli eserciti germanici è devastante e lascia Stalin del tutto sorpreso perché non aveva creduto fino alla fine al voltafaccia di Adolf Hitler. Nel momento di grande difficoltà, la Russia sovietica reagisce colpita dalla Luftwaffe germanica che ha la netta preponderanza dei cieli e dalla Wehrmacht sul suolo. Decide di creare un reparto aereo con equipaggi interamente femminili. Grazie alla sua popolarità, l’esperta pilota Marina Mikhailovna Raskova ottiene dagli alti comandi russi di formare una squadra di aviatrici. Stalin approva subito la richiesta. La Raskova seleziona mille donne che raggruppa nel 122esimo Stormo. Il numero consente la suddivisione in tre unità minori create tre mesi dopo l’inizio dell’operazione Barbarossa iniziata il 22 giugno 1941. Crea tre reggimenti aerei totalmente femminili: il 586, il 587 e il 588.
Le Aviatrici
Abilissima aviatrice, Marina Mikhailovna Raskova nasce a Mosca, suona il pianoforte e conosce varie lingue, fra cui l’italiano. Segue con profitto studi di Chimica. Per contribuire al magro bilancio familiare si fa assumere come operaia in una fabbrica di colori. Sposa l’ingegnere Sergej Raskov. Nel 1937, insieme a Valentina Grizodubova, ai comandi di un biposto Yakovlev Air-12, stabilisce il record mondiale femminile di volo senza scalo (1.445 chilometri) che porta a 1.749 chilometri con un idrovolante civile, portandosi oltre con una trasvolata di 2.241 chilometri. Il capitano tedesco Johannes Steinhoff le chiama “Nachthexen”, streghe della notte. Lo scrive nel rapporto del 1942: “I piloti sovietici che ci danno più problemi sono donne. Non temono nulla, vengono di notte a tormentarci con i loro obsoleti biplani e non ci fanno chiudere occhio per molte notti”.
La tattica era impavida: la Raskova e le sue compagne facevano volo radente a pochi metri dal suolo per non essere avvistate dagli Stukas tedeschi. Altra tattica era quella di lanciarsi in picchiata da alta quota col motore al minimo per non farsi sentire. Altro piano era quello di andare in missione cin soli tre velivoli dei quali due distoglievano l’attenzione della contraerea e il terzo si abbassava e colpiva. Marina Raskova aveva il comando del 587esimo Reggimento votato a missioni in picchiata. Muore a soli 30 anni a causa di una tempesta di neve che fa infrangere il suo aereo contro una scogliera del Volga.
Grazie al suo forte carisma personale, l’aviatrice Evdokija Davidovna Beršanskaja comanda con abilità e determinazione il 588esimo reggimento. Rinominato il 46esimo, sarà conosciuto come “le Streghe della notte”. Il gruppo era composto da ventitré aviatrici decorate Eroi dell’Unione Sovietica per l’efficacia distruttiva dei bombardamenti contro le forze dell’Asse. La vita di Evdokija è un percorso molto duro. Nasce a Stavropol il 6 febbraio 1913. I genitori vengono uccisi durante la Guerra civile. Viene educata da uno zio. Appena ottenuto il diploma si iscrive alla Scuola piloti dove addestra altri aviatori. È nominata comandante del 218esimo Squadrone aeronautico per Operazioni speciali. Diventa deputata del Consiglio comunale di Krasnodar. Prima dell’invasione nazista nell’Unione Sovietica sposa Pëtr Beršanskij con il quale ha un figlio, ma il loro matrimonio ha vita breve.
Il 588esimo reggimento ha in dotazione biplani Polikarpov-Po-2. Si tratta di velivoli che si incendiano con molta facilità e per questo chiamati Kerosinka, da cherosene. Si trattava di un apparecchio di scarse prestazioni di volo. Era inizialmente utilizzato come strumento di addestramento, per irrorazione dei campi. Non avendo la possibilità di caricare pesi notevoli, le piloti lanciavano canestri di esplosivi dopo aver planato a motore spento nella notte per poi accelerare in ascensione: per questa caratteristica erano chiamate Streghe della notte.
Per la sua capacità di coordinamento e di comando, Evdokija Davidovna Beršanskaja viene insignita della massima onorificenza dell’Ordine della bandiera rossa. Finita la guerra, si sposa con un comandante di aerei militari da cui ha tre figlie. Si ritira a Mosca dove muore d’infarto nel 1982. Due esempi di eroismo, tenacia, coraggio e profonda intelligenza.
Aggiornato il 23 giugno 2021 alle ore 13:50