Il racconto di un protagonista, che ha ricoperto ruoli eminenti nella vita pubblica, come l’ex magistrato Luca Palamara, quando è sincero e dettato dalla volontà di svelare quanto accade nella magistratura italiana, e questo è il caso del libro di Alessandro Sallusti, pubblicato dall’editore Rizzoli con il titolo “Il Sistema. Politica, segreti, affari: storia segreta della magistratura italiana” (288 pagine), come è inevitabile, assume un valore enorme e merita una grande attenzione.
Il libro sul piano letterario, più che ad una intervista, appare avere la forma di una colta ed emozionante conversazione, grazie alla quale il lettore comprende alcuni meccanismi che riguardano le nomine ai vertici della magistratura del nostro Paese, che secondo la Costituzione non è un potere, ma un ordine indipendente ed autonomo, a cui è affidata l’Amministrazione della giustizia. Luca Palamara è stato il più giovane presidente dell’Anm (Associazione nazionale magistrati), visto che venne eletto quando aveva 39 anni. In seguito per quattro anni è stato esponente e membro del Csm (Consiglio superiore della magistratura), l’organo di autogoverno della magistratura italiana, composto da 14 giudici togati e da otto autorevoli membri laici, eletti dal Parlamento.
L’incontro tra il giornalista Sallusti e l’ex magistrato, radiato dall’ordine, decisione contro cui ha presentato un ricorso, avviene in un luogo della Versilia, lontano da occhi indiscreti. Palamara, figlio di un magistrato autorevole, ricorda che dopo avere vinto il concorso ottenne il primo incarico presso la Procura di Reggio Calabria, da cui verrà trasferito a Roma. Chiarisce subito, al di là della vicenda personale, che dietro ogni nomina vi è un patteggiamento che coinvolge le correnti esistenti in seno alla magistratura, i membri laici del Csm e i loro riferimenti politici. Lui stesso, negli anni in cui è stato presidente dell’Anm, ha esercitato una funzione di mediazione tra il potere della magistratura, da Palamara designato con l’espressione il sistema, ed il mondo politico.
Questo spiega i motivi per cui ha avuto una lunga frequentazione con Luca Lotti, l’uomo ombra di Matteo Renzi, negli anni del suo Governo. La magistratura italiana è divisa in correnti. Palamara afferma nel libro che se non si capisce questo punto fondamentale, è impossibile comprendere la natura del sistema, e quindi del suo potere. Infatti, le correnti sono il centro del potere. Pertanto, secondo quanto ha raccontato Palamara a Sallusti, nella magistratura italiana vi sono aree in competizione tra loro: Magistratura Democratica, la componente di sinistra; Unicost, che riguarda l’area culturale di centro; Magistratura indipendente, il cui orientamento è di destra; e, infine, la Autonomia e Indipendenza vicina ai Cinque Stelle.
Palamara ammette con onestà intellettuale di aver contribuito con il sistema dei patteggiamenti tra le correnti alla elezione degli ultimi tre vicepresidenti del Csm, nell’ordine Vietti, Legnini, ed Ermini, attualmente in carica. Secondo il racconto di Palamara, la magistratura segue le stesse logiche della politica, in alcuni casi le anticipa. Infatti, secondo questa posizione, la magistratura ha l’obbligo di fare politica per plasmare la società, insieme ad un partito di riferimento. Per perseguire questa strategia deve formare una schiera di magistrati indottrinati e collocarli nelle posizioni apicali, in modo da influenzare la vita politica non attraverso le leggi ma mediante le sentenze.
Da questa visione del ruolo, che secondo alcuni la magistratura dovrebbe avere, deriva il sistema delle nomine non per merito ma in base alla appartenenza ad una corrente politica ed ideologica. Chi osa sfidare il sistema, come dimostrano le vicende di Luigi De Magistris, Antonio Ingroia, Clementina Forleo è fuori e viene emarginato all’interno della magistratura. Clementina Forleo aprì una indagine sulla banca Unipol, che ha in passato finanziato il Partito Democratico della Sinistra, ai tempi della scalata sulla Bnl, e per questo non solo venne ostacolata, ma, addirittura, trasferita a Cremona. Lo stesso accadde a De Magistris per l’inchiesta Why Not, ai tempi del secondo Governo Prodi.
Abitualmente, secondo Palamara, che ritiene che vi sia una maggioranza di magistrati schierati a sinistra, il sistema funziona in base a tre regole, che nella conversazione sono indicate con puntigliosa e ammirevole chiarezza: una procura indaga, un giornale autorevole avvia una campagna mediatica, ed un partito politico, molto spesso il Partito Democratico, trae vantaggio in termini di consenso da tutto questo polverone che viene sollevato. L’inchiesta di Milano, con cui Silvio Berlusconi venne accusato di avere commesso il reato di concussione per la telefonata con cui chiedeva che la giovane Ruby, fermata in seguito ad una violenta lite con una amica, venisse rilasciata ed affidata alla consigliera regionale Nicole Minetti, ha subito una insolita accelerazione e si è conclusa, alla fine, con l’assoluzione dell’imputato eccellente.
Le decisioni che riguardano le nomine ai vertici della magistratura vengono prese al di fuori della sede istituzionale del Csm, sicché le audizioni che si fanno al Consiglio superiore della magistratura per decidere chi promuovere e chi no, hanno un valore prevalentemente formale. Ai tempi della inchiesta sui rapporti tra Stato e Mafia, quando si doveva nominare il vertice della procura generale di Palermo, il giudice Lo Forte, osteggiato da quanti ritenevano sbagliata questa inchiesta, non venne nominato, poiché gli viene preferito il giudice Lo Voi, più morbido in riferimento alla inchiesta sui presunti rapporti tra SAtato e mafia.
Nelle pagine del libro è interessante seguire le altre vicende giudiziarie, il modo come venne condannato il presidente Berlusconi il mese di agosto del 2013. In quel caso il giudice Antonio Esposito in data 6 agosto, in una intervista rilasciata al quotidiano Il Mattino – è il magistrato che ha presieduto la sessione feriale della corte di Cassazione – anticipò con un comportamento disdicevole le motivazioni della sentenza di condanna emessa nei riguardi del Cav. Quando Renzi decide di rottamare la vecchia classe dirigente del Pd, che era di estrazione comunista e post-comunista, di fatto si pone in conflitto con una parte della magistratura. Per questo, secondo il racconto di Palamara, avrà prima presso la procura di Genova un procedimento per due fatture di una società fallita a carico dei genitori, che giaceva da anni dimenticato nel palazzo di giustizia della Liguria. E, in seguito, l’inchiesta Consip, sulla centrale degli acquisti dello Stato, voluta dal procuratore Henry John Woodcock, per effetto della quale accuse, veleni e sospetti travolsero tutto il mondo renziano.
L’inchiesta sarà trasferita a Roma, e si rivelerà piena di forzature e contraddizioni. Ovviamente, come ha notato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il malcostume dilagante e la mancanza di etica in una parte della magistratura, che sono emersi in più occasioni, non deve indurre a ritenere che non vi siano magistrati onesti ed indipendenti.
Palamara, che è imputato a Perugia in un procedimento penale molto grave, con accuse infamanti, nel libro ha svelato come funziona il sistema della magistratura italiana. I magistrati, secondo la Costituzione italiana, dovrebbero essere soggetti alla legge, sicché le correnti politiche dovrebbero scomparire dall’ordine giudiziario.
Aggiornato il 09 giugno 2021 alle ore 13:29