Gli scacchi come percorso interiore

Gli scacchi godono di una fama imperitura. Per i profani, si tratta di un’attività misteriosa da guardare con sospetto. Per gli appassionati diventa spesso una ragione di vita, man mano che si riesce a toccare la sommità dei livelli di gioco. Dall’esterno sembra un mondo felpato molto serioso e con regole non sempre comprensibili.

Gli scacchi sono una pratica antichissima che proviene dall’Oriente. Le sue origini affondano nella leggenda. Il gioco nasce come una metafora di un campo di battaglia con il re, gli elefanti, i cavalli e la fanteria. L’ambito è una tavola con 64 caselle bianche e nere, che ricordano il giorno e la notte. Studi complessi e lunghi hanno stabilito che gli scacchi prendano vita fra l’India e l’Iran. Non è credibile l’ipotesi di una loro origine in Cina. Nasce come un gioco di élite e disciplinato da regole inizialmente semplici per diventare nel corso dei secoli più strutturate e complesse. Saranno gli arabi musulmani che invadono l’Iran a farlo proprio e a diffonderlo in tutti i territori conquistati, con ampie insenature in Occidente cristiano anche attraverso i contatti commerciali e culturali fra i due mondi.

Nel corso dei secoli il gioco assume un significato nobile. È un atto culturale che muta progressivamente il comportamento dei giocatori. L’avversario non è più un nemico da eliminare e perfino da umiliare. Sfuma sempre più il concetto frontale di rivale per diventare un comportamento “a specchio”. I contendenti diventano pertanto uno l’azione dell’altro. La compenetrazione rende decisiva la potenza di concentrazione e di attenzione. Gradualmente, anche il tempo massimo delle mosse viene regolato per garantire pari opportunità di riflessione.

Alcuni film o romanzi narrano le partite come una lotta fra contendenti in competizione. Non è questo lo spirito degli scacchi. Di fronte ad un oppositore astioso, prepotente e talvolta scorretto, il giocatore abile riesce ad ignorarne le punte aggressive. Il giocatore maturo ed esperto ha imparato da tempo a gestire e, infine, ad eliminare la collera che insorge con una partita perduta. Egli impara ad alzarsi anche molto prima che il suo Re sia sotto tiro, cioè “sotto scacco”. I più esperti si alzano dal tavolo anche oltre le venti mosse prima della conclusione. Di fronte a tali esiti, il pubblico rimane attonito e non comprende un meccanismo che tra i samurai viene chiamato “Iki”, cioè la nobiltà della sconfitta che diventa un evento che ha la stessa dignità e pari rispetto di una vittoria. Quindi, il giocatore esperto matura e introietta sentimenti di assoluto rispetto di un avversario che, continuo a ripeterlo, è lo specchio di se stesso.

Gli scacchi sono un gioco di intuizione, di velocità di scelta, di grande memoria visiva. Egli ricorda le strategie dei grandi Maestri del passato. Studia con metodo ed accanimento. Prova e riprova le mosse in solitudine e di notte. Scambia esperienze con altri giocatori ma senza enfasi. Il guizzo è importante ma si appoggia a lunghissimi studi. Diffidare dai racconti di scacchisti che sbaragliano velocemente. Lo scacchista è riflessivo, accorto ma non può oltrepassare il tempo del cronometro e quindi impara subito la gestione del tempo.

Di questo gioco millenario si è detto tutto e il contrario di tutto. Nessuno o pochissimi hanno evidenziato che praticarlo è un confronto fra pari, è un percorso di autoeducazione e di gestione delle proprie pulsioni istintuali: gestione non repressione! Ma nessuno ha sottolineato che questo gioco affascinante insegna, soprattutto, a calcolare le conseguenze delle proprie azioni. Lo scacchista impara ad essere responsabile delle proprie scelte, senza far cadere su altri il peso degli errori commessi. Questa qualità si acquisisce con l’esperienza e lo studio. I Maestri sono capaci di prevedere gli effetti della propria mossa fino alla venticinquesima successiva e anche oltre!

Si tratta di una pratica mentale e sociale che insegna a pensare in modo globale. Al termine di queste divagazioni, possiamo affermare che gli scacchi insegnano ad agire eticamente, perché rispettare le regole, gli avversari, i Maestri è la strada migliore per realizzare il proprio percorso spirituale.

Aggiornato il 01 giugno 2021 alle ore 11:38