Le “Vie Cave” e i misteri della terra dei tufi

L’ultimo tratto della Maremma toscana è una terra che sembra essere appartenuta più agli dèi che agli uomini, è zona particolare ove, come per incanto, il tempo pare essersi fermato.

Chi non ha fretta e si sofferma fra le “Vie Cave” e gli antichi borghi di tufo e di travertino, percepisce di trovarsi in una dimensione lontana dalla nostra e gli pare di ascoltare nel vento voci che giungono da un lontano passato, per raccontare antiche saghe, o svelare arcani segreti. Gli ampi spazi, il silenzio, la lontananza dalle grandi città, la morfologia particolare e le evidenze archeologiche e storiche, creano un’atmosfera surreale, dalla quale è arduo distaccarsi.

A metà strada fra Sorano e Pitigliano compare quasi all’improvviso uno strano monolite: la “Mano d’Orlando”, un masso di tufo che ricorda il ciclopico pugno di un titano. Alcuni dicono che sia un gioco della natura, altri un manufatto umano che la leggenda lega a Carlo Magno e al suo più valoroso paladino. Da tempi immemorabili si trova in quel luogo, all’incrocio fra due strade ed è così antico che nessuno sa a quando risalga. Coloro che lo ritengono opera dell’uomo non sanno indicare quale funzione avesse, forse era un’indicazione di pericolo, forse il monito a non procedere oltre, fatto sta che il monolite fu testimone di fatti e culti in gran parte dimenticati.

Non lontano dalla “Mano d’Orlando”, proseguendo sulla Grossetana, si raggiunge la celebre Sovana. Questa cittadina, patria di Gregorio VII, raccoglie vere e proprie meraviglie e vanta testimonianze etrusche e medievali di straordinaria importanza e bellezza, fra le quali una nota tagliata etrusca: il “Cavone”. Le tagliate sono strade scavate dai Raseni nel tufo, per tratti che possono essere lunghi anche chilometri. Tipiche di questo ultimo lembo di Toscana erano, probabilmente, vie sacre e cerimoniali, che conducevano a luoghi di culto o di sepoltura.

Il “Cavone” inizia vicino alla Tomba d’Ildebranda e s’incunea nella roccia come una galleria a cielo aperto. Si caratterizza per la sua imponenza, è largo circa quattro metri, lungo un chilometro e possiede impressionanti pareti a strapiombo di oltre 10 metri. Un silenzio totale vi regna, mentre lame di luce penetrano fra la macchia e le piante infestanti che ornano le pareti a picco. Ovunque, tracce di sepolture, di scritte indecifrabili, di simboli, di nicchie e tabernacoli, chiamati “scacciadiavoli”; probabilmente dovuti alla “pietas” medioevale per esorcizzare questo luogo, ove si pensava aleggiassero forze indicibili al cui solo pensiero il pellegrino tremava, temendo per l’integrità dell’intelletto e la salvezza dell’anima.

A metà di questa via Cava, in alto, accanto a una scritta misteriosa, spicca una croce uncinata, emblema ancestrale che ebbe origine prima della fusione dei metalli e della creazione della scrittura; era un simbolo solare, una rappresentazione del divenire, un’icona della trasformazione che si effettuava in chi percorresse quella via. Purtroppo dal 2012, a causa di un’alluvione, con la conseguente caduta dall’alto di detriti, l’accesso al Cavone è stato vietato per ovvi motivi di sicurezza. Si spera che quanto prima questa via sacra sia riaperta al pubblico perché è un vero e proprio portento della natura.

Il tavolato dei tufi presenta anche altre attrattive, avvolte dal mistero, come le abitazioni rupestri di Vitozza o, vicino a Pitigliano, Poggio Strozzoni che (in origine doveva ricordare il “Parco dei mostri” di Bomarzo). Si dice che qui, nel 1572, il conte Orso II Orsini, abbia ucciso, facendola precipitare nel dirupo, la fedifraga moglie Isabella degli Atti.

Vanno ricordate poi le numerose necropoli, fra le quali, quella di Poggio Buco, la più vasta d’Etruria e, nelle prossimità di Sorano, l’ingresso di un cunicolo che s’inoltra nel cuore della montagna; alcuni suppongono che si trattasse di un accesso segreto al “Fanum Voltumnae” degli Etruschi, un luogo sacro dove ogni anno si riunivano i Lucumoni delle 12 principali città dell’Etruria. Pertanto, nel cuore dell’Italia centrale, fra Toscana e Lazio, fra le formazioni di tufo e la macchia mediterranea, hanno dimora numerosi arcani ed enigmi che nessuno ha mai risolto...

Aggiornato il 27 maggio 2021 alle ore 17:39