
Ben poche cose al mondo, non solo in Italia, attraggono l’essere umano più del “mito” della Cavalleria. Sì, perché anche il più zotico, il più bifolco degli esseri umani – spesso appartenente a quella stessa minore specie che va cianciando senza saperne alcunché di miti, di tradizioni e di mistica – subisce il fascino, e la fascinazione, della Cavalleria come istituzione più che umana e atemporale, quindi eterna. Persino un teppista, ancorché geniale e indiscusso pittore come Michelangelo Merisi da Caravaggio, ha avuto per gran parte della propria vita l’obiettivo di poter portare legalmente e a buon diritto, una spada al fianco, cosa che era legittimata soltanto ai cavalieri e ai nobili, anche se nei fatti largamente disattesa già da secoli.
Ecco il punto, infatti il rito sacro dell’ordinazione alla cavalleria che si conclude con il “sorga un cavaliere!” recita: “(…) hai il diritto di portare la spada e amministrare giustizia”. Perché la spada è al tempo stesso un’arma e un simbolo, realtà tangibile e trascendente, legame in acciaio tra l’essere umano e il Divino. Un cavaliere potrà dunque essere anche senza cavallo (si ricordi il sigillo dei Templari dove due sono in arcione a un unico destriero) ma mai potrà essere senza spada. Arma sacra per eccellenza che unifica le culture e che ritroviamo praticamente intatta presso il nostro Occidente così come nel Giappone feudale dove è “l’anima del guerriero”. La spada, poi, è intimamente connessa con il simbolo supremo e ipercristico, della Croce… ma tutto ciò ormai è stato ampliamente dimenticato da coloro che sono schiavi d’ogni materialità.
Oggi, nella follia onnipervadente del politicamente corretto, leggiamo di un’ennesima assurdità applicata proprio a tutto questo, laddove quindi inseguendo la sciocca pretesa di una “parità di genere” invece di una “gerarchia”, secondo la quale il Cavaliere è al servizio della propria Dama, si vogliono paragonare i due sessi, e in eccesso di zelo, anzi diminuirne uno per parificarlo all’altro. Ecco, quindi, che ai Cavalieri del Santo Sepolcro viene tolta la spada durante il rito dell’investitura in quanto, secondo un cardinale di quella che era un tempo Santa Romana Chiesa, discriminerebbe le donne. La richiesta avviene nientemeno che dallo stesso Gran Maestro dell’Ordine del Santo Sepolcro, il cardinale Fernando Filoni, che in tal maniera vorrebbe non vedere più discriminate le Dame dell’Ordine rispetto ai loro confratelli, uniformando così i riti. Avrebbe detto il cardinal Filoni: “Abbiamo fatto un piccolo riordino. La spada nell'immaginario collettivo è sempre stata facilmente collegata ai cavalieri medievali ai quali si associavano virtù quali la lealtà, la fedeltà, la solidarietà, la fortezza, la difesa della giustizia e della verità, la fede, la speranza e la verità. Tutte qualità che dimostrano avere anche le Dame che nell’Ordine sono davvero tante. Alcune, come in Svizzera, hanno raggiunto il ruolo di Luogotenenti. Si è deciso così che durante la messa, nella investitura formale che segna l’ingresso non vi sia più la spada. Si tratta di un particolare che serve a equiparare maschi e femmine. Davanti a me, quando investo Cavalieri o Dame, sono persone perfettamente uguali, vi è in loro pari dignità di impegno e di partecipazione spirituale”.
Mi sembra che quanto detto si commenti da sé e già sarebbe sufficiente per capire il punto di non ritorno al quale siamo giunti, ma il porporato aggiunge che a lui, personalmente, l’avere una spada presso l’altare, e per giunta durante una messa, non piaceva molto. Con buona pace della “Messa dello Spadone”, di San Bernardo di Chiaravalle, per tacere di San Giorgio, San Michele Arcangelo e di tutti gli altri santi guerrieri e armati che stazionano tranquillamente a fianco dell’altare di Cristo e financo di Raimondo Lullo. Non pretendiamo che un cardinale abbia presenti certo tutte le pale d’altare che raffigurano santi armati di spada in quasi duemila anni di arte cristiana, ma forse almeno qualcuna di esse, per sbaglio e di fretta, l’avrà pur vista… forse.
In nome di una assurda e ignota parità di genere, inesistente, se non nell’ignoranza crassa di alcuni, si distrugge così un altro dei pochi tasselli, ancorché già ridotti a lumicino, restanti nella Chiesa cattolica del suo aureo passato dove monachesimo e via del guerriero si univano in un’unica forma d’ascesi e nella quale la Donna, la Domina, incarnata e simboleggiata nella Vergine Maria, nella Regina degli Angeli, è sposa del cavaliere e sua signora e a lei egli flette il ginocchio e porge la spada. Ciò che si è perso ormai, volutamente o meno, è la conoscenza, la storia, la consapevolezza di cosa significassero e contenessero i riti di là dal loro aspetto meramente religioso, ritenendo quindi di poterli ridurre e modificare sino ad abolirli a piacimento senza per questo intaccare, minando profondamente, le radici stesse della Tradizione cristiana in Occidente.
È tempo ormai che sorga, o forse insorga, un Cavaliere, anzi il più grande di tutti, il patrono della Cavalleria dei Cieli, l’Archistratega, quell’Arcangelo armato di spada che fuori dal Tempo respinse Lucifero in nome del proprio nome e porti finalmente, Pace Profonda e Alta Giustizia.
Aggiornato il 20 maggio 2021 alle ore 11:30