Il personaggio: Laura De Santi è nata a Pietrasanta; dopo studi a indirizzo artistico, laurea con lode all’Accademia di Belle Arti di Carrara, segue un doppio percorso sia di ricerca personale, che di realizzazione di lavori su commissione. Le ormai numerosissime mostre collettive e soprattutto personali in Italia e all’estero hanno visto Laura De Santi indagare soprattutto l’universo femminile e l’archetipo della Grande Madre. Attualmente vive e lavora a Pisa, dove continua, nel proprio laboratorio, il lavoro di scultura e ceramica. La Scultrice può essere raggiunta via e-mail ([email protected]).

Cosa significano le arti visive e la scelta della scultura, per Laura De Santi e che ruolo deve o dovrebbe avere nella contemporaneità l’artista?

La parola arte ha la sua origine nella radice sanscrita Ar che significa condurre da qualche parte: ecco fare arte mi conduce in territori inesplorati, verso una nuova direzione dove la ricerca diventa l’elemento cardine insieme al piacere. Tutte le arti visive ci stimolano a leggere il mondo, la realtà in cui siamo immersi, in tanti modi differenti. La scultura è uno di questi, si traduce in un linguaggio pietrificato, muto, privo di parole e orpelli, ma denso di significati simbolici profondi. L’Artista dovrebbe tornare a essere un interprete del proprio tempo, non seguendo il mercato o il pensiero unico ma – attraverso il processo creativo – far risorgere quel dio fanciullo portatore di desiderio di conoscenza che è in noi, come furono Dioniso o Eros.

Le sue opere sono dapprima realizzate in argilla, ossia terra e acqua e poi indurite dal fuoco e dall’aria rovente del forno: i quattro elementi… una mera casualità?

I quattro elementi sono quelli che compongono il processo di lavorazione per ottenere la terracotta. Questo è uno dei materiali più antichi con il quale venivano realizzati, già in epoca paleolitica, varie figure per uso magico-rituale di Grandi Madri o venivano fabbricati oggetti per uso comune, come stoviglie per preparare cibi; è un materiale versatile che esprime la freschezza del gesto e l’immediatezza di potere fissare l’idea senza troppi ripensamenti. Il quinto Elemento è l’Etere, che c’è, ma non si vede.

Come è vivere accanto ad una Artista?... Come è vivere accanto a Laura De Santi?

La domanda andrebbe posta a chi vive accanto a me; credo sia un po’ complicato, mille cose da fare: il pensiero all’Arte, che c’è ogni volta che si deve realizzare una scultura, una ceramica, un decoro. Sicuramente regna il caos alla ricerca di un Ordine, di sicuro non ci si annoia.

Picasso amava affermare che l’Artista, il vero Artista, è colui che da adulto non perde la sua parte infantile: è così anche per Laura? In Lei continua a convivere la bambina?

Lo stupore infantile è conditio sine qua non per fare Arte; se non si è curiosi, se non ci si pone delle domande, non si è artisti completi. Come diceva Marcel Duchamp eros c’est la vie. Il gioco, il divertimento e il piacere sono la parte essenziale che ci permettono di entrare in contatto con altri mondi in modo spontaneo e creativo, lasciando da parte la logica e il pensiero razionale.

Ho visto sue realizzazioni in pittura, restauro, ceramica, gioielli, non solo la classica scultura; tanta versatilità cosa esprime di Lei?

Devo dire che tutto mi appassiona e mi attrae, soprattutto quando ho a che fare con delle commissioni, che sovente esulano dal mio percorso di scultrice; ma in questo sta la sfida e progettare cose nuove mi entusiasma sempre e mi rinnova. Intraprendere un decoro pittorico, piuttosto che un ritratto o realizzare piccoli oggetti – come monili o ceramiche – o un disegno mi impedisce di annoiarmi e mi offre sempre nuovi stimoli.

Tra le opere che ha nel tempo realizzato, quale ama in particolar modo e cosa le comunica? E cosa vorrebbe che comunicasse agli altri?

Sicuramente Hebel, una grande scultura di donna accovacciata, con uno sguardo intenso che guarda intorno a sé. Questa figura è al tempo stesso introspettiva e comunicativa: con una mano copre la bocca, come a sottolineare che il processo creativo, non si può raccontare, poiché perderebbe significato. Il suo nome, Hebel, deriva dall’ebraico e significa brezza leggera, soffio: mi piaceva l’idea che queste mie terrecotte si animassero per mezzo del soffio divino. “Dio formò l’uomo dal fango della terra, gli insufflò nelle narici un alito di vita e l’uomo divenne anima vivente” (Genesi 2-7). Quello che cerco di comunicare è la Vita stessa, con i suoi misteri.

Il suo stato d’animo influisce sulla sua creatività e su ogni opera da Lei realizzata?

Certo, come no! Solitamente non creo quando sto male o ho delle difficoltà o dei dispiaceri, perché so che li riverserei all’interno dell’opera. Ciò che voglio comunicare è la bellezza che ravvedo nella realtà che mi circonda quando spengo la mente e mi connetto con il mondo iperuranio delle idee di cui già parlava Platone, per far sì che si attivi il vero processo creativo. Il mio modo di pensare coincide con la filosofia delle origini: come sosteneva il filosofo greco “il bello, il buono e il vero sono idee o essenze celesti che sono strettamente intrecciate fra loro e danno ali alla passione”.

Un’altra affermazione di Picasso era che l’Arte è una bugia che ci fa realizzare la verità. Quanto Laura De Santi condivide di ciò?

Con il termine bugia Picasso intendeva finzione, quindi lettura della realtà e traduzione in un linguaggio, attraverso mezzi intellegibili. Uno strumento che non riesce a esplicare la totalità della realtà, che è sempre in evoluzione. Se questo è ciò che intendeva il grande artista spagnolo allora sono d’accordo con lui. Si può solo dare uno squarcio, aprire uno spiraglio di luce su quella che è la realtà in cui siamo immersi, a volte in maniera sublime, poetica, disarmante.

Un’opera d’Arte assorbe e rilascia emozioni, energie? E questa particolarità, che esotericamente alcuni attribuiscono a particolari opere; cosa potrebbe comportare quando ci si trova di fronte a opere dal notevole impatto emotivo?

La sindrome di Stendhal ne ha ampiamente descritto il fenomeno. Credo che la vera Arte sia in grado di scuotere le anime. Dona emozioni, vibrazioni che toccano corde profonde dentro di noi. L’artista è in grado di recepire queste energie e di trasfonderle nella materia inerme.

Arte e Scienza, due mondi in antitesi o figli della stessa madre?

Completamente in antitesi, a mio avviso. Mentre la Scienza cerca di spiegare il mondo andando alla ricerca delle cause, l’Arte compie il processo opposto. Come dicevo l’Arte è la capacità di condursi e di portar in una nuova direzione; non è solo una tecnica meccanica e non risponde a un criterio d’indagine scientifica, ma necessita di coraggio e di passione, di intuizione, di genio; è quella che in psicologia si chiama competence without comprehension, è quella che secondo la gnosi è la fede, che significa letteralmente non esitare, non lasciare passare il tempo della riflessione; è il carpe diem latino. L’intuito è ciò che guida l’Arte; la passione e l’eros ne sono il motore.

Auguri per tutto, Laura!

Aggiornato il 11 maggio 2021 alle ore 19:11