Napoleone Bonaparte nacque ad Ajaccio in Corsica il 15 agosto del 1769, la Corsica era da poco tempo diventata francese, dunque Napoleone era italiano di origine, ma la sua formazione divenne radicalmente francese nell’ arte militare. Studiò in Francia a Brienne, con una particolare disposizione alla balistica, la capacità di usare l’artiglieria. È il tempo della Rivoluzione, la borghesia è ormai forte e intende fare delle leggi che le permettano di limitare i poteri del Sovrano ed eliminare i privilegi dell’aristocrazia, che non pagava tasse, di abolire il maggiorasco, di fondare la proprietà privata con la cosiddetta legittima, impedendo il diritto di eredità per il solo primogenito. Questa modifica avrebbe potenziato la produzione, ciascun erede doveva coltivare intensamente la sua parte, i proprietari di porzioni ridotte che hanno tutto l’interesse a potenziare la loro proprietà mentre il latifondo era tralasciato.

La borghesia, inoltre, accresceva le manifatture, esigeva l’abolizione delle dogane, delle corporazioni, la libertà dei lavoratori resi singoli, esigeva di ampliare i mercati. Vi furono nella Rivoluzione francese correnti che volevano stabilire la piccola proprietà e combattono la grande borghesia (Giacobini), vi fu anche una ondata rivoluzionaria che voleva imporre un comunismo del tutto egualitarista, una povertà accomunata, senza disparità. Napoleone vive in queste tensioni e ne diviene protagonista, avversa il comunismo egualitarista, attraverserà il giacobinismo di un ceto medio generalizzato (è amico del fratello di Massimiliano Robespierre) ma finisce con il favorire la borghesia, difenderla dall’aggressione dei Paesi conservatori a parte l’Inghilterra.

Napoleone salva il nucleo borghese della Rivoluzione, la proprietà privata, l’abolizione del maggiorasco, la centralizzazione dello Stato. Meno rivoluzionario è il suo autoritarismo illiberale, e la volontà di stabilire una monarchia ereditaria: in fondo voleva sacralizzare lo Stato, renderlo del tutto indipendente dalla Chiesa. Sacralizzarlo, ripeto, basandolo sulla figura imperiale e su di una aristocrazia militare di gente eroica. La Francia era monarchica da secoli, Napoleone la inseriva in una monarchia d’epoca borghese. Forse era indispensabile un condottiero per salvare la Rivoluzione, e Napoleone era nato condottiero, non temeva il pericolo, fulmineo nella capacità di capire il punto debole dell’avversario, dinamicissimo rispetto ai modi di combattere statici di quel tempo (ma già Federico II di Prussia aveva progettato la guerra di movimento). Usava magnificamente l’artiglieria, la cavalleria, la fanteria, legando l’esercito a sé premiando i coraggiosi, brandendo la libertà.

Saccheggiò dell’arte ogni Paese vinto, potenziò gli onori degli intellettuali facendoseli lodatori, tentò il dominio dell’Europa e la sconfitta dell’Inghilterra e della Russia, e venne sconfitto proprio da inglesi e russi. Ripudiò la consorte Giuseppina per coniugarsi con una Asburgo e creare l’Impero dinastico ma la sposa, Maria Luigia, non lo amò. Il loro figlio morì, prigioniero in Austria, quando Napoleone fu sconfitto.

E tuttavia un Bonaparte tornò sul trono di Francia, con il nome di Napoleone III, ma ebbe fine desolante. Come condottiero Napoleone non è inferiore ad Alessandro, sbaragliava i nemici. Di certo condusse la storia europea ad una nuova epoca, forse non del tutto volontariamente. Era di piccola statura, imperioso, collerico, teatrale, voleva esibirsi e sapeva esibirsi. Conciso, rapidissimo, pensava in grande e giudicava secondo il criterio della grandezza. È forse il personaggio più leggendario dell’epoca moderna nell’arte militare e nella politica: personaggio, appunto, di smodata potenza individuale. Un esemplare di individualità... napoleonica.

Morì esiliato a Sant’Elena, nel delirio estremo conduceva le truppe. Se c’è un aldilà lo rivedremo accanto ad Achille e Alessandro, perché lo scopo ultimo di Napoleone fu rifondare l’epica. Diceva Johann Wolfgang von Goethe, riferendosi a Byron, che il giudizio morale corrente vale poco nel valutare la grandezza. La quale ha un valore per sé. Friedrich Nietzsche si figurava Napoleone come superuomo. Karl Marx lo odiava e spregiava.

Il 5 maggio ricorre il doppio centenario della sua morte immortale. La sua “fortuna”, ossia le circostanze che favorirono il suo portentoso talento militare, fu dovuta alla riscossa del nazionalismo francese animato dalla borghesia, quando la borghesia era faustiana: aziende, industria, scoperte tecnologiche, opere grandiose, l’artigianato sostituito dalle fabbriche. La Francia gareggia con l’industriosissima Inghilterra e vuole evitare di essere risucchiata dall’assolutismo austriaco, russo, e dominata dagli inglesi.

Quando Napoleone si dimostra condottiero superiore nella campagna d’Italia, il potere passa nelle sue mani. La Francia ha bisogno di un Cesare. Come detto, cercò di impedire all’Inghilterra il dominio economico sull’Europa e all’Austria, Russia, Prussia il dominio politico dell’Assolutismo aristocratico. Tentò di strappare le colonie all’Inghilterra con l’occupazione dell’Egitto, sognando di raggiungere l’India. Sognò di conquistare la Russia: resteranno sogni. Ma una Europa di Nazioni moderne, non dipendenti, non era un sogno: era un progetto. Napoleone lo intendeva a guida francese, un Impero delle Nazioni europee. Insomma: l’Europa non dipendente da potenze esterne, un nazionalismo europeo protagonista nel mondo. Charles de Gaulle tentava lo stesso, vedremo.

Aggiornato il 05 maggio 2021 alle ore 12:16