Filosofo, teologo, fondatore di ordini, scrittore politico, Antonio Rosmini (1797-1855) è stato tra i più importanti pensatori italiani dell’Ottocento. Di recente l’editore Cantagalli ha pubblicato la sua “Filosofia della politica“ (1839) in un’edizione in italiano corrente che offre una selezione di testi tratti dall’opera integrale.

Il libro è stato presentato ieri all’interno di un webinar Ibl a cui hanno partecipato il curatore del libro, Fernando Bellelli, insieme a Raimondo Cubeddu (professore ordinario di Filosofia politica, Università di Pisa) e Alberto Mingardi (direttore generale Istituto Bruno Leoni e professore associato di Storia delle dottrine politiche, Iulm). L’incontro è stato introdotto e coordinato da Giuseppe Portonera (forlin fellow, Istituto Bruno Leoni).

Raimondo Cubeddu ha raccontato come il volume rappresenti l’esito di un progetto coltivato da anni, quello di rendere in un italiano accessibile l’opera di Rosmini. Perché Rosmini, insieme a Machiavelli, è il più importante filosofo politico italiano. Dopo la Rivoluzione francese, Rosmini ha cercato di confrontarsi con la modernità, a differenza di gran parte del pensiero cattolico che ha ripiegato su posizioni che guardavano al passato, contrapponendosi a due degli emblemi della modernità - come Malthus e Rousseau - mostrando invece importanti affinità con le idee di Tocqueville. 

Anche Fernando Bellelli ha osservato come Rosmini sia un autore imprescindibile, che purtroppo è stato completamente trascurato all’interno della dottrina sociale della Chiesa, così com’è andata articolandosi dalla “Rerum Novarum” all’Enciclica “Fratelli tutti”. Solamente grazie a Ratzinger, prima in veste di prefetto della Congregazione per la dottrina della fede e poi come pontefice, Rosmini è stato riabilitato e rivalutato. Al centro della costruzione filosofica di Rosmini vi è il principio persona, secondo cui la politica deve essere al servizio del rispetto e della valorizzazione della persona. 

Alberto Mingardi ha fornito una presentazione per sommi capi della vicenda di Rosmini, vicenda intrecciata sin dalla più giovane età con riflessioni legate alla politica e alle istituzioni. In particolare Rosmini non poteva non confrontarsi costantemente con la Rivoluzione francese. Rosmini vede nel “perfettismo” - ossia la presunzione di possedere tutte le conoscenze necessarie per “progettare la società” - la “malattia” che connotava le costituzioni che derivavano proprio dalla Rivoluzione francese, contro le quali propone un proprio modello di Costituzione. Rosmini fu un attento studioso di economia e le sue riflessioni fra economia e politica lo connotano come un cattolico e liberale, più che un cattolico-liberale.

Aggiornato il 30 aprile 2021 alle ore 12:11