Il poeta ha unificato le voci della Penisola, ha creato una lingua inizialmente letteraria che gli italiani hanno cominciato ad usare, completamente, dopo la massiccia opera di acculturazione del famoso maestro elementare Alberto Manzi nella sua trasmissione “Non è mai troppo tardi”. La nostra lingua armoniosa, elegante, ricca di sfumature semantiche lessicali, di importanti costruzioni sintattiche, spesso sconosciute agli italici de noantri ignoranti e arruffoni, è la quarta lingua più studiata del pianeta.

Una lingua generosamente amata più dagli stranieri che dai ridetti italici, incancreniti da un ignobile provincialismo che fa loro pensare che fa più “figo” usare l’inglesorum, spesso a sproposito, creando peraltro un improbabile Itanglish che gli stessi inglesi si crepano dalle risate quando lo ascoltano. Aggiungo che la questione della progressiva demolizione di una lingua nazionale, come accade per l’italiano, è un’arma di guerra geopolitica, che ha lo scopo di triturare l’identità di un popolo, anche e soprattutto attraverso la eliminazione della scuola pubblica, come è casualmente accaduto e continua ad accadere con l’irruzione dello psyco-virus.

La questione è di tale gravità – ripetutamente denunciata dai lessicografi italiani – che i nostri Servizi segreti se ne stanno interessando direttamente! Tutti noi dobbiamo essere a conoscenza che l’eliminazione di uno Stato, di una comunità, di una cultura, di una Nazione non si realizza più con i bombardamenti ma con la colonizzazione culturale (vedi il bel libro di Frances Stonor Saunders, “La guerra fredda culturale”, Fazi editore) e con la scientifica applicazione dell’opzione teorizzata da Alvin Goldman della eliminazione del 30 per cento della popolazione maschile fertile, per estinguere una nazione-bersaglio entro 10 anni, oppure le sterilizzazioni pianificate negli Stati Uniti, o in Israele.

Allora, facciamo tutti uno sforzo (che tale non dovrebbe essere in situazioni normali e di sufficiente acculturazione dei parlanti): curiamo il nostro linguaggio, rendiamo armonioso e più incisivo il nostro modello mentale! Per fare questo, dobbiamo imparare in fretta a filtrare i nostri pensieri prima di esternarli. Scegliere le parole prima di parlare… si tratta di un esercizio spirituale e intellettuale, che non ci fa venire il tetano e ci rende comunque migliori.

Parliamo italiano! Non è sciovinismo come qualche impulsivo superficiale potrebbe pensare. Si tratta di un atto di onestà intellettuale e della attuazione di un modello di ragionamento lineare, pulito, elegante. Noi italiani ne abbiamo il diritto, perché ce lo meritiamo, tutti insieme. Buon italiano a tutti.

Aggiornato il 25 marzo 2021 alle ore 11:31