Peste e Coronavirus

In genere non amo gli instant-book, mi urtano grandemente quei libri approntatati in pochi giorni ed editi sulla scia dell’interesse morboso e sull’onda montante della cronaca quotidiana. Invariabilmente destinati sì a far cassa, ma anche a scomparire nell’oblio, superati dalla stessa attualità che hanno voluto cavalcare che, come la famosa tigre, si volta e sbrana colui che ha osato porsi sul suo arcione.

Questa volta però voglio fare una felice quanto rara eccezione e consigliare caldamente al lettore privo di pastoie mentali, senza mordacchie ideologiche né prevenzioni politiche, il recentissimo saggio di Gianluca Montinaro, per i tipi de La Mandragora Editrice: dal titolo Peste e Coronavirus, 1576-2020. Il testo prevede un’esauriente, limpida e facilmente comprensibile analisi del fenomeno del Covid-19 firmata da Matteo Bassetti, che da sola basterebbe a fugare qualsiasi dubbio in merito ai fatti che ci vedono tutti coinvolti da un anno a questa parte. Tagliente come un bisturi, Bassetti in poche pagine dipana e smonta la follia pandemica, non negandola, ma riportandola correttamente a quelle che dovrebbero essere le sue giuste proporzioni. Conclude l’opera una nota di Vittorio Sgarbi che dalla consueta citazione manzoniana ricorda agli incolti, pittori come Tanzio da Varallo, Giambattista Tiepolo e Luca Giordano e le loro raffigurazione delle malattie epidemiche, a dimostrazione di come i morbi, anche nei tempi antichi, hanno convissuto con l’uomo e con l’arte.

Tornando più propriamente al testo vero e proprio di Montinaro, accurato nel suo excursus storico che affronta il tema della pestilenza lungo i secoli, particolarmente soffermandosi sulla prima grande documentata dell’età moderna, ovvero quella di “San Carlo” del 1576, con precisione maniacale e chirurgico puntiglio, penetra nel fenomeno, ponendone in evidenza fatti e soprattutto assurdità e contraddizioni con un apparato di documentazione cronachistica ineccepibile per fonti e rimandi dalla stampa dell’ultimo anno. L’autore solleva pertanto numerosi dubbi, dubbi assolutamente legittimi, senza mai cadere nella trappola del “negazionismo”, ma osando, andando a guardare in quegli anfratti oscuri e volutamente spesso occultati, che invece porterebbe a vedere le cose in ben altro modo. Un dubbio legittimo, dunque, il pensiero libero che dovrebbe essere il motore di qualsiasi uomo che voglia realmente definirsi tale e non un mero suddito di una dittatura sanitaria travestita da “bene comune”.

Gianluca Montinaro, quindi, non è uno dei tanti ipocriti o scrittori in cerca di un facile e immediato guadagno, ma da storico si pone innanzitutto il problema della verità, in un momento di caotica confusione, dove ciascuno cerca di giustificare le proprie posizioni a discapito del bene della società. Antidoto al male del “pensiero unico”, questo scorrevole saggio si pone certo in controtendenza proprio perché al di fuori delle consuete consorterie ideologiche di destra e di sinistra, di “negazionisti” e di “state tutti a casa”, ma dimostra con facilità di eloquio e chiarezza d’intenti come tutta questa “pandemia” sarebbe potuta essere gestita in maniera migliore e più efficace semplicemente, applicando il buon senso e avendo dalla propria una buona dose di cultura.

Elementi questi che da tempo, in questo nostro devastato Paese, latitano sopraffatti dall’arrogante superbia di un Governo che per gli antichi greci sarebbe stato chiamato in un solo modo: Tirannide.

Gianluca Montinaro, “Peste e Coronavirus, 1576-2020”, prefazione di Maurizio Bassetti, nota di Vittorio Sgarbi, La Mandragora editrice, 204 pagine

Aggiornato il 18 marzo 2021 alle ore 10:25