“Divertitevi e crepate”: ode a Johnny Rotten

“Divertitevi e crepate”. A dirlo è chi non ha tempo “per bugie e farneticazioni”. Parola di John Lydon, noto come Johnny Rotten, frontman dei Sex Pistols, punk band che dopo la metà degli anni Settanta entra a gamba tesa nel panorama della musica. Da una parte il Regno Unito messo a ferro e fuoco, dall’altra i sobborghi londinesi e una generazione senza meta: no fun, no future. In sottofondo la rottura con il rock and roll, tra passaggi trasgressivi e note per nulla scalfite dal mutare dei tempi. Un vero e proprio faro per chi, da adolescente, trascorre giornate ascoltando “Never mind the bollocks”. Un inno epocale, consumato a puntino, gustato fino alla fine, senza pensare a niente… Pretty vacant.

Johnny Rotten, nell’autobiografia, detta la linea: “Sui Sex Pistols si è scritto molto. Gran parte era sensazionalismo”. Altro, spiega, è frutto di masturbazioni mentali dei giornalisti ma il resto “era puro veleno”. In 288 pagine è racchiuso quello che è quanto “di più vicino alla verità”. A cominciare dall’infanzia a Finsbury Park, insieme a “trenta o quaranta ragazzini che scorrazzavano qua e là”. Ma con le idee chiare: se i mocciosi di altri quartieri provavano ad avvicinarsi, “volavano mattoni”.

È un Johnny “il marcio” a briglia sciolta, tra luci della ribalta e quella serata a San Francisco, gennaio 1978, che apre e chiude il libro: “I Sex Pistols finirono com’erano iniziati: in un completo disastro”. Con una domanda: “Avete mai la sensazione di essere stati ingannati?”. Nel mezzo il rapporto con Sid Vicious, bassista del gruppo, morto a 22 anni. Su di lui Johnny dice che lo avrebbe potuto aiutare di più “se solo non fossi stato pigro e me ne fossi lavato le mani come Ponzio Pilato. È una cosa che mi porterò nella tomba. Non so cosa avrei potuto fare, ma so che avrei dovuto fare qualcosa. Ci sono sempre dei modi. Non bisogna mai essere pigri, quando si tratta degli amici”.

La meningite che lo colpisce da bambino, gli amici, credere in se stessi per opporsi al sistema. Uno sguardo al passato, senza filtri. Insulti e contraddizioni, difatti, non mancano “e non sono mai stati eliminati, nemmeno i complimenti, qualora ce ne fossero. Non ho tempo per le bugie e le farneticazioni, neanche voi dovreste averne”. Fino alla benedizione: “Divertitevi e crepate”.

John Lydon, Rotten. L’autobiografia”, Arcana

Aggiornato il 18 marzo 2021 alle ore 21:32