Nell’arredamento di Zorama c’è Mina

Diretto e ironico, questa è la prima impressione che si ha di Zorama, all’anagrafe Mariano Rongo Zora. Il cantautore originario di Portici, in provincia di Napoli, che con la sua scrittura ha conquistato la regina indiscussa della musica italiana. Sì, proprio lei: Mina. Zorama spazia fra i generi Indie, Pop, Alternative Rock, Nu Progressive, Post Psichedelico e Dark. Una vita dedicata alla musica e ai suoi affetti più cari. Sposato con una donna conosciuta venti anni fa e con la quale ha una bimba, racconta dell’amore per la musica trasmessagli dal fratello maggiore.

Zorama inizia a comporre molto presto, quando ancora non aveva scelto questo nome d’arte: una miscela tra il cognome della mamma (Zora) e le iniziali del suo nome di battesimo (Mariano). Un inizio carriera alternandosi fra concorsi e festival canori, come il Festival di Castrocaro, al quale partecipa nel 1994 e nel 1997, ed il “Music Promotion” sempre nel 1994. Frequenta l’Accademia di Sanremo e nello stesso anno presso il padiglione delle feste del Teatro Ariston, presenta il brano inedito Notte Buonanotte Elvy alle pre-finali del concorso canoro della stessa Accademia.

Pubblica, completamente stravolta, la cover digitale di Claudio Baglioni Ancora la pioggia cadrà, arrangiata con Roberto Zimmermann e Mauro Statti in una lunga versione di 7 minuti e 54 secondi di intenso rock progressivo. Cerchi e Semicerchi (SBX-Media Music), il titolo del primo album. Il disco contiene 11 tracce collegate da un filo conduttore ed è stato registrato quasi interamente in presa diretta: una sorta di Live in Studio. Segue un Tour di 18 date in giro per la Finlandia che culmina con la partecipazione al Lappeenranta Festival, in rappresentanza dell’Italia, dove apre il concerto del famoso cantante pop finlandese, Jari Sillanpää. Nello stesso anno è chiamato ad esibirsi con Claudio Baglioni seduto al pianoforte, sulle note di Avrai. Insignito del prestigioso premio Il Gallo D’oro, citato nel libro Sound ‘e Napoli di Carmine Aymone con il neologismo “cantaurocker” coniato dallo stesso Aymone, accanto a grandi nomi della musica partenopea. E di nomi ne potremmo fare tanti, soprattutto per le collaborazioni.

Una citazione per tutte, l’esibizione a Napoli per il Mu-Day, al fianco di Beppe Grillo, Franca Rame, Edoardo Bennato, Francesco Baccini, Enzo Gragnaniello e tanti altri. Una vita spesa tra tour, molti in tutta Europa con un’attenzione particolare per Svezia, Estonia e Finlandia, ed è proprio qui che con Petri Kaivanto in diretta tv sulla prima rete nazionale Yle Tv 1, nel programma tv Vaalimarkkinat, in occasione dell’apertura delle politiche ad Helsinki, i due artisti, vestiti con abiti storici, oltre a cantare l’inedito Paljonko maksaa? Scritto e composto a quattro mani proprio per l’evento, si sono esibiti in una bizzarra versione acustica in finlandese di Bella Ciao ed in una altrettanto particolare quanto rivoluzionaria rivisitazione de L’italiano di Toto Cutugno. Lo raggiungo nella sua tana-studio in quel paese fiabesco che è Sicignano.

 Se dovessi presentare Zorama a una manifestazione, come lo presenteresti?

Questa è una domanda cattivella. È sempre imbarazzante mettersi nelle vesti di presentatore di se stesso. Però, con tanta semplicità direi: ecco a voi un uomo ragazzo che tenta di essere all’altezza di fare l’artista e produrre la musica che vorrebbe ascoltare. Uno che ha la volontà di non assoggettarsi alle regole del mercato ma al cuore che lo circonda.

Se invece ti trovassi ad una festa e dovessi presentare Mariano agli amici?

Ragazzi, lui è Mariano: un mio caro amico socievole e simpatico. Nonostante la timidezza riesce a fare breccia nei cuori. Può risultare antipatico per quanto è timido, se imparate a conoscerlo è uno spasso.

In una parola empatico?

Si brava, dillo!

Hai lasciato Portici, il secondo comune italiano per densità di popolazione, per andare a vivere a Sirignano, un paese con poco più di 2.500 abitanti, in provincia di Avellino. Come mai questa scelta?

La scelta è stata motivata da più fattori concatenanti. Maturava in me l’idea di abbandonare il caos per stare tranquillo, per trovare parcheggio. Non volevo più vivere tra palazzoni ma vedere case basse e respirare aria pura. Nello stesso periodo la mia attuale moglie vi si trasferì con la famiglia, contemporaneamente fui invitato a fare il giurato in un festival proprio nel paese. Facendo un giro per le stradine, per la piazza del centro storico me ne innamorai. Inizialmente presi una residenza per i weekend, poi si trasformò in studio-rifugio e dopo abbiamo preso casa.

Sei tra gli autori prescelti da Mina con il brano Il tuo arredamento, come è avvenuto l’incontro?

Via e-mail. Era il 2015, un mio amico mi fece riflettere sul fatto che io potessi essere anche solo un autore. Allora mi vennero in mente le parole di un vecchio amico di mia madre, Maurizio Morante quello della pubblicità della Tim, per intenderci, il quale mi aveva detto che tra tutti i cantanti Mina è l’unica che ascolta davvero ogni singolo brano che riceve. Prima di procedere chiesi a lui conferma di quello che ricordavo aver sentito dalla sua bocca. Non sapevo dove spedire il materiale, e poi ero molto scettico: ti pare che Mina scelga proprio me? Andai sul sito e dall’indirizzo di posta elettronica di riferimento mandai quattro brani. Così, un po’ a casaccio, i primi quattro brani sul desktop del pc. Dopo un mese circa, controllo la posta e trovo una mail del figlio di Mina: “Mia madre ti fa i complimenti per i brani e avrebbe preselezionata due tra quelli che hai inviato”. Euforia al massimo. Non stavo nella pelle. Però, il tempo passava e nessuno notizia. Ricevo un’altra mail in cui mi diceva, sempre il figlio, che siccome stavano preparando il disco Mina e Celentano, il ritorno avevano solo rimandato l’uscita del disco da solista Maeba nel quale ci sarebbe stato anche un mio brano. Poi nel 2018 ero a Genova per lavoro, ed ebbi la notizia che il brano era stato scelto come secondo singolo del disco. Poi ci fu il video firmato Mauro Balletti con chiari riferimenti hitchcockiani, felicità allo stato puro. Evidentemente alcuni momenti sono magici, dopo pochi giorni ulteriore felicità: Mina vince il disco d’oro. Avrei dovuto incontrarla, poi però per problematiche logistiche non ci sono riuscito. Ho ricevuto la targhetta del disco d’oro e il vinile con il suo autografo, che ho appeso al muro nella mia tana-studio come il trofeo più prezioso. Pensa i casi della vita, mia madre è sempre stata una grande ammiratrice di Mina e aveva la musicassetta Mina alla Bussola dal vivo. Io gliel’avevo sottratta ed è stata la mia colonna sonora per tutti quei chilometri. Quando fare Napoli-Livorno era una traversata interminabile.

Un punto di arrivo o di partenza.

Né l’uno né l’altro. Per indole non mi fermo mai, diciamo più una tappa “Nel mezzo del cammin di nostra vita”, niente selva oscura ma luminosità.

Questa esperienza ha cambiato in qualche modo la tua vita?

Per me no, sono lo stesso di prima. Qualche collega è rimasto uguale, in altri ho notato uno sguardo diverso.

Sguardo di invidia o ammirazione.

Qualcuno un po’ di invidia buona, altri di invidia cattiva. Invece l’autostima si è fortificata. Qualche mese prima che uscisse il disco scrissi una frase tratta dal brano che scelse Mina, sul mio vecchio Facebook. Una persona che conoscevo mi disse che io avevo scritto una frase da “supercazzola”, una cosa che non significava niente. Esce il disco e i giornali incominciano a parlare di me. La stessa persona ebbe il coraggio di dire che il testo del brano era bellissimo e che quello sì che aveva un senso. Senza accorgersi che parlava dello stesso testo.

Come nascono le tue canzoni?

Io non appartengo a quelli delle ispirazioni. Se sto al mare, per esempio, mi distraggo. Ho bisogno di concentrazione, di stare incazzato, di stare male per un amore tormentato. Le banalità non riesco a scriverle. Ho bisogno di angolo angusto, a mo’ di carcere, “le mie prigioni” sempre per citare qualcuno. Non ho fasce orarie, ci sono brani che colgo come mele, nel senso che nascono subito e altre che devo andare a raccogliere arrampicandomi sul ciliegio più alto.

Come nasce l’amore per la musica?

Io credo di essermi catapultato nella musica dal grembo materno. Mio fratello di 12 anni più grande di me era un concertista classico pluripremiato.

Perché dici era?

Finì un amore ed ebbe una crisi, scelse di non fare e ascoltare più musica. Ora però sta bene. Abbiamo anche recuperato un bellissimo rapporto che data la differenza d’età non avevamo approfondito.

Come passi le giornate in questo periodo di attesa?

Sono fortunato. Avendo uno studio a pochi passi da casa posso fare come mi pare. Anche questo anno di pandemia l’ho trascorso a scrivere, a curare gli arrangiamenti del mio quinto disco. In questa avventura mi accompagna Davide Matrisciano, un collega cantautore appartenente all’Indie-Pop Elettronico.

I progetti futuri?

Intanto non vedo l’ora di poter riprendere i concerti, con me alle tastiere e alla chitarra ritmica e con i musicisti Andrea Palazzo alle chitarre; Davide Ferrante alla batteria e Corrado Calignano al basso. Mentre per l’anno prossimo conto di fare uscire il nuovo album insieme a Davide Matrisciano che con me ne cura gli arrangiamenti e la produzione. Parallelamente, sto lavorando alla programmazione dell’uscita (prevista per il 2025) del mio primo disco, ovvero Cerchi e Semicerchi. L’unico mio album che non ha goduto di alcuna distribuzione né fisica né digitale. In questo anno di chiusura da Covid-19 ho avuto modo di rivederlo e correggerlo insieme al copilota/coarrangiatore Ciro Genno, dandogli così una veste più solida e attuale, aggiungendo un paio di strumentali che all’epoca non furono inseriti: correva l’anno 2005. Aspetto questa data per festeggiare la tappa di un ventennio fatto di dischi. Ho una voglia matta di tornare a cantare e a suonare dal vivo e, questo album, è adattissimo al live. Speriamo, perché con i titoli dei brani Virus in fabula e Campi di soia (made in China), ho anticipato il Covid-19. Infatti, qualcuno mi chiama NostraZoramus.

Cosa ne pensi di questo Festival appena andato in onda?

Pittoresco…

Aggiornato il 12 marzo 2021 alle ore 13:23