Opinioni a confronto: robotizziamo la società

Già Aristotele nel IV secolo avanti Cristo definiva l’uomo un “animale sociale”, nel senso che ciascuno di noi è per natura portato a stare insieme con gli altri. Oggi il Coronavirus, con la sua diffusione in tutto il mondo, investe molti aspetti della nostra vita quotidiana, e forse il suo mutamento, che mantenga o abbia perso la corona, è il preannuncio di un mutamento dell’umanità.

Facciamo questa ipotesi: che da oggi in avanti vi saranno successioni pandemiche. Non è un’ipotesi estrema, è una realtà ipotizzabile. Nel momento in cui si dichiara che le mutazioni del virus denunciano la presenza di altri virus stiamo già nelle pandemie. Dunque, non vi sarà un ritorno al Tempo Zero, quando non vi erano pandemie tanto clamorose e ripetute. Stando alla Storia, malanni generali ne abbiamo avuti e sopportati (basti pensare alla peste di Atene, raccontata da Tucidide e da Lucrezio), ma quello presente ha di suo una contagiosità vasta e piuttosto facile. La mutazione, il non poter essere interamente compreso, la risonanza informativa, la facilità dei passaggi tra i popoli comportano l’immissione di persone e di alimenti che sono problematici per noi, ammesso che il virus sia di origine animale e non “aggiustato” nei laboratori.

Tutto ciò strabilia sistemi sociali e vite dei singoli. Il primo scuotimento è nello stare insieme. Dobbiamo fare attenzione a molte cose, che erano consuete, abituali: evitare baci, abbracci e strette di mano, indossare una mascherina, e non solo di fronte agli amici ma persino davanti ai nostri figli. Quando vengono a trovarci non possiamo abbracciarli e neppure vedere i loro volti interamente, lieti e sorridenti. Inoltre, ci si chiede di evitare occasioni sociali, di stare meno in mezzo alle persone, e ci stiamo accorgendo quindi di quanto lo stare insieme agli altri sia un aspetto fondamentale della nostra vita.

Se le pandemie continueranno, l’uomo ridiventerà cavernicolo, intanato, intra-familiare o solo, i rapporti saranno telefonici o visualizzati. Ne consegue la pressoché totale e radicale soppressione di ogni attività che esige una molteplicità di soggetti: teatri, concerti, istituzioni di apprendimento crolleranno sul piano diretto e avverranno in forme visive e auditive. Lo stesso accadrà per i viaggi, i luoghi pubblici commerciali, le proteste, la politica e persino per le attività elettorali. Una società del genere non è una società, è la compresenza di singoli, ciascuno distanziato, diffidente, angosciato e timoroso che il prossimo lo infetti. Cultura ed economia precipiterebbero, l’individuo si apatizzerebbe, o diverrebbe nervosissimo, perderebbe stimoli, iniziative. E tutto ciò comporterebbe la ricerca di toccasana, di altri vaccini, nonché aiuti ai disoccupati, alle imprese inattive, e così via. Ma una società semispenta non potrebbe reggere a lungo. Si continuerebbe a sperare nei vaccini, ma se le pandemie si moltiplicassero le inseguiremmo in ritardo.

Propongo una soluzione, fantastica, o fantasiosa: robotizzare, intelligenziare artificialmente, digitalizzare i sistemi produttivi. I Robot non sono “ammalatizzabili”, e non si stancano. Schiavizzare i Robot, alla buon’ora! Cincischiare, come facciamo attualmente, non serve. Consegnare l’economia ai Robot, alla Intelligenza artificiale, alla Digitalizzazione e distribuire socialmente la produzione, mettendo a posto la salute e con essa l’economia. Ma non basta. Occorre che tutti i cittadini siano controllati radicalmente nella loro condizione fisica. Oggi è possibile anche a distanza. Così un “meccanismo” dice al signor Caio “tu stai a casa che hai l’influenza”, al signor Tizio “tu puoi andare a teatro”, al signor Sempronio “se vuoi andare a danzare vai pure”. E così via.

Insomma, andiamo in fondo alle risorse tecnologiche. Esiste o no la medicina telematica? Esistono o no i Robot e l’Intelligenza artificiale? Utilizziamoli a vantaggio sociale! Siamo ben al di sopra della transizione ecologica. Dobbiamo far vivere gli uomini e rassicurarli. Sono prospettive a lungo periodo ed utopiche? E allora continuiamo a chiudere e a riaprire, a fallire, a licenziare, a scorrere da una pandemia all’altra. Che risultato è sortito da un anno di lotta alla pandemia? Eccolo: un accrescimento della pandemia! Ed i vaccini sono inutili se esistono variazioni o altre pandemie. Tutti i cittadini siano sorvegliati, in modo che si possa intervenire ai minimi cenni iniziali. Se così si fosse fatto, all’inizio, il virus attuale non avrebbe attecchito. C’è il rischio di un dominio sanitario? Occorre intervenire sull’alimentazione, sull’ambiente? Certo. Ma in ogni caso sarà necessario avere di ogni cittadino la cognizione quotidiana con la medicina a distanza. È inevitabile. Come che sia, occorre prevenire, e per prevenire occorre conoscere, e per conoscere occorre sorvegliare. E poi, che differenza esiste tra questa sorveglianza e l'andare dal medico di base?

Per evitare equivoci di intendimento, faccio presente che la robotizzazione dell’Economia con l’Intelligenza artificiale e la Digitalizzazione sta già avvenendo, così come il controllo sanitario dei cittadini. Il punto è questo: giochiamo a carte scoperte e volgiamo a vantaggio sociale queste trasformazioni, che invece sono sottoposte a un dominio oligarchico. Il controllo della telemedicina, per esempio, potrebbe essere enormemente utile a prevenire malattie.

Caro Antonio, la tua disquisizione dotta su questo virus assassino è una buona e utilissima lezione.

Tu, che hai visto la morte da vicino, sociologo e studioso d’eccezione, ora cerchi i rimedi, dal vaccino ad altri mezzi per la soluzione, affinché il virus giunga al suo declino.

Con i tuoi scritti illuminati e saggi, pieni di forza e di vitalità, studiandone i vantaggi e gli svantaggi, hai fatto tanto per la società.

Ora anche tu la tua battaglia ingaggi nell’interesse dell’umanità.

Mario

Aggiornato il 09 marzo 2021 alle ore 12:44