Povera strega, povero diavolo

Non è un segreto per nessuno che io agli eroi, duri e puri, abbia sempre preferito gli antieroi, quelli con i dubbi, tormentati, talvolta recalcitranti.  Insomma, preferisco Odisseo ad Ettore, e dunque i ribelli, i riottosi. Non i cavalieri senza macchia né paura con l’armatura scintillante, ma quelli malinconici ed erranti, condannati da un Fato alieno a compiere comunque grandi imprese. Quindi nulla di nuovo se, com’è in realtà, si scopre che nel Cosmo, il male assoluto non esiste – anche se qualcosa o qualcuno si avvicina moltissimo ad esserlo – e invece sono operanti innumerevoli sfumature di grigio, che vanno dal bianco della luce più abbagliante alla tenebra dell’oscurità più profonda. Nessun manicheismo dunque, esiste un Bene assoluto che è quell’Amor che move il sole e l’altre stelle di cui parla Dante, e una privazione di esso che possiamo definire in molti modi, ciascuno secondo il proprio credo o la propria filosofia.

Ciò non toglie che il Male esista, e non è importante che talvolta prenda sembianze umane e inumane. Esso non è mera significanza aggettivale, è una reale esistenza cosciente e questo lo raccontano da millenni tutte le culture umane, tutte le tradizioni del nostro mondo. In ogni leggenda, in qualsiasi mito, l’uomo e la divinità hanno a che vedere con la sovversione del Cosmo in Caos, con agenti dunque del male e del disordine. Questi sono di volta in volta démoni, streghe, stregoni, troll e via discorrendo. Ad essi si contrappongono, appunto, gli eroi, più o meno puri ma pur sempre incarnazioni eterne di un principio numinoso ordinatore. Lo insegnano – o almeno lo facevano finché esistevano genitori, nonni e parenti a raccontarle – le fiabe e le favole ai bambini, raccontando loro di come il Principe risvegli la Bella Addormentata e sconfigga la strega, o di come venga abbattuto l’Orco antropofago. Insomma, i ruoli in questo immenso e veritiero gioco di simboli sono ben definiti e in sintesi insegnano ai più giovani che il Male è destinato sempre ad essere sconfitto, se ne può provare pietà e misericordia, ma deve essere sempre sottoposto alla più alta Giustizia.

Questo è avvenuto per un incalcolabile numero di generazioni, e ancora nel secolo scorso, con l’avvento dei nuovi media, tra i quali il cinema, che tale messaggio simbolico ha ancora potuto essere trasmesso. Ed ecco che dopo tutto questo ampollosamente “dotto” preambolo, necessario purtroppo, arriviamo al punto focale del nuovo corso della Disney contemporanea. Walt Disney, seppure con la sua visione personale del mondo delle fiabe tradizionali, ha sempre mantenuto invariati i principi primi del loro significato educativo. Sarò anche suo il “medioevo” inventato e altre versioni estetizzanti e fantastiche dell’immaginario, ma i concetti di Bene e di Male, di Eroe e di “villain” nella produzione Disney classica, non sono mai stati mutati né sovvertiti. Dobbiamo invece constatare con raccapriccio che, forse ancora una volta sotto la pressione delle lobby politicamente corrette ma temiamo ci sia ben di peggio, la Disney del XXI secolo ha intrapreso scientemente l’abitudine dell’inversione – diciamolo sì, satanica – dei principi fondanti le fiabe. Ed ecco che non soltanto si cominciano a porre dei dubbi – neanche poi troppo velati –sulle identità eterosessuali di molti personaggi – ma si inizia a dubitare se veramente “il cattivo” sia tale. E poi perché esso sia malvagio. Forse perché è stato oggetto di vessazioni quand’era piccolo e allora – poverino – bisogna capirlo. Sono gli altri ad essere nefasti, non lui.

L’Orco dunque, o la Strega, non sono più incarnazioni del Male anche nel loro agire, ma sono così a causa dei traumi che hanno ricevuto dagli altri. Insomma, si cerca una giustificazione psicologicamente spicciola per chi compie il male che poi – se si fa ben caso – viene applicata agli esseri “umani” nella vita quotidiana. Insomma, da lì al perdono dello stupratore, dell’omicida seriale, del mercante di droga, il passo è breve perché tutti loro non farebbero il male per scelta ma in quanto necessitati dall’aver ricevuto – forse mai abbastanza – sonori ceffoni dai genitori o dai compagni di scuola. Dunque, Malefica, la strega di Biancaneve, non è una matrigna malvagia e perfida dal cuore nero e dall’anima perversa, ma una fata “deviata” dalle avversità della vita, lo vediamo in Maleficent appunto di Disney, dove infine la struttura tradizionale della fiaba viene capovolta e ribaltata. Il Bianco diviene Nero e viceversa.

La stessa operazione adesso, sempre Disney, la sta compiendo con il nuovo film imperniato sulla immagine terribile di Crudelia De Mon – sì, la pazzoide sociopatica versione Two-Face al femminile – che ne La carica dei 101, voleva scuoiare i cuccioli dalmati per farsene pellicce. Giustificheranno anche lei in Cruella. Aggiungere altro a questo punto appare soltanto verboso e iterativo. Non sopportando chi è troppo prolisso e ripetitivo nello scrivere – come nella vita del resto – concluderei con l’invito, soprattutto ai genitori quali io non sono, non soltanto a disertare tali produzioni cinematografiche, ma a recuperare le vere fiabe e a farle conoscere ai propri figli, affinché essi non perdano non soltanto quel senso del meraviglioso che apre il cuore e l’anima. Ma soprattutto crescano sani in un mondo ormai perdutamente malato e oscuro, dove l’ombra incombe.

Aggiornato il 19 febbraio 2021 alle ore 11:17