L’ultimo album di Rossella Seno: poesie di grande valore estetico ma dense di pessimismo

L’impegno civile è il filo rosso che unisce le tredici canzoni che compongono l’ultimo album di Rossella Seno, intitolato Pura come una bestemmia. Immigrazione, intolleranza, violenza, maltrattamento della natura, indifferenza sono i temi che percorrono i testi creati da autori di notevole spessore poetico: Erri De Luca, Massimo Germini, Federico Sirianni, Pino Pavone, Paolo Fiorucci, Michele Caccamo, Matteo Passante e Edoardo Sanguineti. Testi originalissimi e impegnati che, in alcuni toni, possono richiamare Francesco Guccini, Fabrizio De André o Enzo Jannacci. E Rossella Seno accompagna le parole profonde di queste molto ben musicate poesie con l’efficacia della sua inconfondibile voce, che trasmette emozioni, e l’autorevolezza artistica che sempre la contraddistingue. Ad impreziosire i testi cantati da Rossella Seno si aggiunge l’impeccabile esecuzione strumentale realizzata da Lele Battista (tastiere), Emiliano Cava (percussioni), Alessandro D’Alessandro (organetto) Massimo Germini (chitarra, armonica e mandolino), Saverio Gilozzi (violoncello), Simone Rossetti, (violino).

La denuncia e l’impegno civile normalmente si fondono a sentimenti di speranza per un futuro migliore, invece quasi tutti i testi di Pura come una bestemmia sono percorsi da un infinito dolore combinato a un senso di rassegnazione e a connotazioni pessimistiche, come se le sofferenze dell’umanità martoriata non dovessero avere mai fine. E così il mare, attraversato da disperati migranti in “gremite imbarcazioni / senza una strada sopra le onde”, è invocato per essere come “autunno per loro / da carezza, da abbraccio, da bacio in fronte / da padre e mare prima di partire” (Mare nostro, De Luca). O come in una preghiera dei vinti: “Io non ho più parole / il tempo mi ha sconfitto e ha spezzato le mie suole / per cui ti chiedo solamente un ultimo favore / Dimentica come mi chiamo (Ascoltami o Signore, Sirianni). Sembra che non ci sia avvenire quando si confida all’amico che “la gioventù è solo un’invenzione” che “svanisce poco dopo” (Principessa, Pavone). A distaccarsi dalle altre canzoni per un evidente tratto di ottimismo verso il futuro è La balata delle donne (Sanguineti), “perché la donna non è cielo, è terra / carne di terra che non vuole guerra (…) femmina penso se penso l’umano / la mia compagna, ti prendo per mano”.

Pura come una bestemmia per la sapiente combinazione dei testi con la musica e la voce di Rossella Seno è un prodotto di notevole valore estetico, che, se non vivessimo in epoca di Covid-19, dove gran parte delle attività sono sospese, e tra queste, quelle del settore dello spettacolo che sono tra le più colpite, certamente avrebbe avuto anche il plauso del grande pubblico dal vivo, nei teatri e nelle piazze.

Aggiornato il 08 dicembre 2020 alle ore 13:07