Liviana Borsarini, in arte Sara, nome scelto da Lucio Battisti, è una cantante che ha avuto diverse esperienze e un notevole curriculum, scevra da protagonismo e aliena da ogni forma di apparenza fine a se stessa, un’artista libera e non schiava del business music. Ottiene un contratto discografico con la Numero Uno di Lucio Battisti dal 1970 al 1973. Le canzoni che incide in quel periodo sono scritte dallo stesso Battisti senza l’ausilio di Mogol, pur comparendo quest’ultimo nei crediti. Le più famose sono: Uomini, Perché dovrei, Io mamma. Brani che ottengono un discreto successo e la consacrano come giovane emergente di quelle stagioni. Negli anni di permanenza alla Numero Uno, inoltre, Sara partecipa attivamente alla registrazione degli Lp di Lucio Battisti, fornendo la sua voce per i cori, avendo, comunque, una parte solista in Sognando e risognando inserita nel long-playing Umanamente uomo, il sogno (1973) e in alcuni Lp della Formula 3. Poi quella esperienza si conclude e Sara continua la sua carriera come solista, collaborando con altri gruppi come Area, Tombstones e partecipando alla tournée della band di Tony Esposito, con Brian Auger. Con i Tombstones vince il Festivalbar come miglior gruppo debuttante, con il brano Maledentro. Concorre a Sanremo con la canzone Jesabel con i Decibel di Ivano Fossati. È l’unica ad aver avuto il privilegio di cantare canzoni scritte solo da Battisti e solo per lei. Lucio credeva molto in lei. Autrice recentemente del libro Io ho detto no, in cui parla della sua vita e di Battisti. Quella che segue è più che un’intervista, è una sorta di racconto vero e sincero del suo conoscere Lucio che abbiamo cercato di rendere il più fedele possibile a quanto ci ha detto e alle incredibili sensazioni che ci ha lasciato.

Un tuo ricordo di Lucio.

Ho tanti bei ricordi di Lucio. Ma quello che non riesco a dimenticare è il suo sorriso. E quello che ricordo con più piacere è stato il primo incontro. Quando lo conobbi per passare alla Numero uno. Ero giovane, perplessa, perché ero già impegnata con un’importante società discografica americana e un po’ timorosa. Ma appena lo incontrai, perché era lui che mi volle, ci fu subito empatia e mi convinse a cantare le sue canzoni.

Esistono un prima e un dopo?

Questa storia del prima (Mogol) e del dopo (Pasquale Panella) per me non ha ragione di esistere, poiché è sempre stato Lucio l’artefice, il motore delle sue creazioni. Intendo dire che tutto quello che ha fatto era una precisa sua idea che sviluppava e prendeva corpo nel tempo e mutava con il suo estro e le sue conoscenze e ricerche musicali. La forma potrà essere stata diversa, ma la sostanza e lo stile sono sempre quelli di Lucio. L’ultimo periodo è quello più affascinante e artisticamente valido perché è la sua verità, è quello che voleva perseguire senza vincoli e legami, in libertà e senza l’assillo di apparire e delle vendite! E voglio far notare che se avesse voluto solo vendere gli ultimi suoi lavori, con una semplice apparizione in tivù o un’intervista sarebbe stato il numero uno davanti a tutti di nuovo!

Cosa ti lega ancora a lui?

Sono stata tre anni alla Numero Uno, un tempo relativamente breve ma intenso e pieno di ricordi e Lucio si è speso per me e ha creduto in me, sfidando tutti e ho avuto l’onore di cantare le sue canzoni che lui ha scritto solo per me perché mi considerava la sua cantante, la sua interprete. Un giorno mi disse, felice e soddisfatto, dopo una mia interpretazione: “A Sarè, ma chi è Mina?”. Un onore e una esperienza che non dimenticherò mai, come non potrò mai scordare la sua semplicità e il suo modo di fare schietto, vero, senza compromessi. E anche io sono cosi! Il fatto che sia nata il 9 settembre, lo stesso giorno in cui lui nel 1998 se ne andò ha dell’incredibile e, vi sembrerà strano, quel giorno lo festeggio anche per e con lui. C’è un legame profondo che va oltre lo spiegabile e vi racconto una cosa. In un certo periodo della mia vita ho avuto un serio problema di salute. Lucio non c’era più. Una notte, e stavo molto male, sognai Lucio: mi venne incontro vestito di bianco con il suo bel sorriso quasi ad abbracciarmi. Pensai che stavo per raggiungerlo e invece poi superai il problema. Era venuto a proteggermi a darmi forza! “Forza Saretta”, come sempre mi diceva!

Lucio entrava nei testi. In che modo?

Ma certamente che si interessava dei testi. Le sue canzoni nascevano tutte dalle sue esperienze e sensazioni. Se le ascoltate bene, parlano tutte dei suoi luoghi, della sua vita, del suo modo di essere e senza voler sminuire il ruolo dei suoi collaboratori quelle canzoni sono fondamentalmente di Lucio. Lui aveva un animo sensibile e musicalmente era un genio e nell’ultimo periodo si era come liberato completamente. E andato oltre e ha fatto qualcosa di strabiliante. Il tempo gli darà ragione. Ora, per rispondere in modo completo alla domanda, vi dirò qualcosa che forse non ho mai avuto occasioni di dire ed è il tempo di farlo. Stavamo provando Perché dovrei, testi e musica tutti di Lucio come tutte le mie canzoni alla Numero Uno, un pezzo forte e particolare, poi mi fece ascoltare Emozioni, un brivido e mi disse: “Sarè, questa è tutta mia!”. Vi ho risposto. Traete voi le conclusione. E anche in questo il tempo gli darà ragione.

L’intervista finisce a questo punto. Ma questa chiacchierata con Sara ci rimarrà impressa perché è riuscita a trasmettere aspetti profondi di Lucio Battisti ed episodi che non possono rimanere inosservati e che devono far ragionare sulla sua complessità e grandezza. Grazie Sara, valente artista e magnifica persona.

Aggiornato il 29 settembre 2020 alle ore 11:20