Sutri, remota e assoluta è il suggestivo titolo che Vittorio Sgarbi ha voluto per il libro edito da Palombi editori e del quale ha anche scritto la prefazione, essendo stato eletto sindaco dell’antichissima città della Tuscia da quasi tre anni. La sua introduzione, riporta al meglio quella straordinaria capacità affabulatoria e narrativa che lo stesso Sgarbi ha manifestato da sempre, sin dai tempi in cui scriveva per l’eccellente e immaginifica rivista Fmr ed anche nei meravigliosi libri pieni di suggestione e fascino errante come furono Il pensiero segreto e Dietro l’immagine allora pubblicati da Bompiani. Oggi ritroviamo tutto questo in un sentito racconto delle vicende che lo hanno portato a diventare primo cittadino di Sutri. Il più noto critico d’arte italiano, grazie ad un volume pregevole, pubblicato con il contributo della Regione Lazio, ha voluto fare conoscere al più vasto pubblico possibile le stupefacenti meraviglie del paese. Un esempio è rappresentato dal parco regionale, un vero e proprio museo naturale, che si erge su uno sperone pietroso sulla Cassia, a pochi chilometri da Roma.

Oltre al contributo di Emanuele Ricucci, il volume riccamente illustrato da foto suggestive, è lasciato alla capacità narratrice e dolcemente melanconica, tra il viaggiatore romantico e lo studioso d’antiche cose, che si cela insospettabilmente nel noto giornalista Rai e Mediaset che risponde al nome di Antonello Sette. E chi avesse pensato che egli si occupasse soprattutto di sport e della sua amata Lazio, ora avrà bell’agio di scoprire lati interessanti proprio attraverso questo breve, ma coinvolgente, racconto di un viaggio nel verde idillio del parco di Sutri. Sette conduce così il viandante lungo una tappa antica della Via Francigena, dai lontani secoli del popolo etrusco, con i suoi irrisolti misteri, tra tombe e un mirabile anfiteatro come quello scavato nel tufo, ancor oggi in uso, lungo vie segrete del monte, tra culti silvani nei quali danzano Pan e le sue ninfe, sino ad uno dei più suggestivi mitrei conservati nel paese, divenuto da secoli chiesa dedicata alla Madonna.

Antonello Sette ci parla di Carlo Magno e dei suoi paladini. E giù in una cavalcata spericolata ma dolcissima, lungo il correre dei secoli, tra templari e loro dimore avite sino al Settecento di tricorni e crinoline. Un percorso gentile e lieto, fatto di memorie, rimandi dotti, mai pedanti che indicano all’attento lettore, non soltanto dove volgere il proprio sguardo ma anche come guardare, con occhi sognanti di bambino e con quelli di un innamorato del bello. Un libro piccolo e prezioso, da non perdere, perché Sutri è certo “remota e assoluta”, ma resta raggiungibile da tutti coloro che vogliano trovare un luogo antico e sereno nell’oceano del caos del nostro mondo contemporaneo.

Aggiornato il 15 luglio 2020 alle ore 12:31