Il settore spettacolo è vasto, a partire dai grandi concerti negli stadi fino alle piccole feste di piazza in onore del santo patrono. Passando per club, teatri off, cerimonie, feste private e, oggi, anche sui balconi dei palazzi.

Soprattutto il settore delle feste di piazza, forse sottovalutato, richiede uno sforzo fisico notevole e una conoscenza del territorio in maniera capillare. In Calabria, precisamente a Cosenza, c’è un impresario di feste di piazza che vanta una lunga tradizione di famiglia. Parte tutto dal padre Umberto Scarpelli, un signore di nome e di fatto: arrivava nelle piazze con la sua Porsche roboante e con un solo sguardo teneva sotto controllo tecnici, comitati, fochisti e luminaristi. Ed è proprio grazie all’antica tradizione di luminarie che Scarpelli senior molti anni fa inizia a fare l’impresario di piazza, unendo spettacoli di luci a quelli di artisti. Umberto e sua moglie Giuseppina, hanno avuto tre figli: la piccola di casa Mariella, il secondo Massimo e il primogenito Antonio.

Ed è Antonio a seguire le orme del padre, nel vero senso della parola. Stessa stazza, stessa professionalità, stessa bontà, stessa competenza. Fuma uguale al padre (tante sigarette), macina tantissimi chilometri per passare da una piazza all’altra. La Calabria è una regione molto bella, ma lunga. Tra mare e monti si scorgono località molto affascinanti, a volte difficili da raggiungere. Antonio Scarpelli è uno di quegli organizzatore che già dalla prima accoglienza ti offre il caffè, anche più di uno a dire il vero. Ti vizia con mille attenzioni e dopo lo spettacolo mentre negli altri posti d’Italia ti offrono la frutta, il panino o un cappuccino in autostrada, con lui, si finisce in un ristorante a mangiare uno stinco di maiale accompagnato da un contorno di polpette di melanzane e una bruschetta con la ‘nduja. Anche alle 3 di notte.

Le feste di piazza sono magiche: le processioni, i santi, i volti segnati dal tempo, le bancarelle. E poi il palco, la gente vestita a festa, lo “scemo” del villaggio, le signore anziane che si portano le sedie impagliate da casa (perché il pubblico nelle piazze solitamente assiste allo spettacolo in piedi). L’odore delle salsicce alla brace, dei pop-corn, dello zucchero a velo. L’intramontabile musica degli anni ’80-’90 che accompagna le giostre montate sul luogo per l’occasione. E tutte le sere è guerra tra la musica dei giostrai e quella dell’artista che si deve esibire. Spesso a queste due musiche si aggiunge un bell’Alleluia del coro religioso, cantato a squarciagola dalla folla commossa capeggiata dal parroco del paese in onore del santo patrono. Col megafono, ovviamente. Creando un’acustica a dir poco destabilizzante. Se aggiungiamo i rumori dei vari gruppi elettrogeni, allora sì che abbiamo creato un inquinamento acustico superiore a tutti dB tollerati: gli acufeni a confronto sono silenzio tombale. Ma una volta all’anno si può fare, si può sopportare qualsiasi cosa pur di vedere il proprio paese in festa.

Chi fa il mestiere di Antonio Scarpelli lavora tutto l’anno con una impennata nel periodo estivo.  Sono ormai una ventina di anni che tutti gli artisti provenienti da Roma o da Milano che lavoravano in Campania (terra fertile per questo tipo di eventi), si sono spostati nelle piazze calabresi. Lì la tradizione delle piazze è ancora molto sentita e Scarpelli, guidato dal fiuto dell’esperienza, sente come tutti l’enorme crisi dovuta alla pandemia.

Scarpelli ha al suo attivo migliaia di spettacoli. Nella stessa sera può avere un concerto allo stadio di Catanzaro con Ligabue; Biagio Antonacci al teatro Rendano di Cosenza; un concertino in piazza a Gallicianò (piccolo paesino di 60 abitanti in provincia di Reggio Calabria nel quale si parla ancora il grecanico); un tenore che canta l’Ave Maria in chiesa per un matrimonio e 3-4 luminarie sparse per altrettanti paesi della provincia di Cosenza. Il suo quartier generale è la macchina e io in macchina lo raggiungo, dopo una quindicina di tentativi nei quali via sms mi risponde “ti chiamo tra 5 minuti”.

Buongiorno Antonio, come stai? Riusciamo a scambiare due chiacchiere?

Certo, ti avrei richiamata tra 5 minuti.  Aspetta che mi fermo al bar dell’autogrill di Vibo, così mentre parliamo fumo una sigaretta e bevo un caffè con calma.

Nella presentazione iniziale ti ho definito “macinachilometri”, quanti ne percorri in un anno girando per i vari comitati?

Nel corso dei numerosi anni di svolgimento dell’attività, ho percorso migliaia e migliaia di chilometri. Mediamente per ogni anno almeno 110mila chilometri.

Quando vai da un comitato festa, come lo convinci del fatto che l'artista che hai in esclusiva è il migliore?

Intanto va detto che l’esperienza maturata mi porta a selezionare gli artisti di cui acquisire la rappresentanza, sulla base della conoscenza che ho dei gusti e delle aspettative della mia clientela. Nella prassi quotidiana, la scelta dei comitati festa, ricade sugli artisti da me proposti, per la stima e la fiducia che gli interlocutori hanno nei miei confronti per cui, sapendo che propongo sempre eventi di qualità e che suscitano l’apprezzamento del pubblico, i comitati solitamente si affidano alla mia esperienza e competenza.

C'è un artista in particolare con cui hai un rapporto che va oltre il lavoro?

Con i tantissimi artisti che nel corso degli anni ho avuto modo di proporre alla committenza, ho sempre avuto rapporti cordiali e di amicizia. Se dovessi individuarne uno in particolare, mi troverei in difficoltà nella scelta. Forse, per quanto costruito nei tanti anni di collaborazione, si può dire che un rapporto che va oltre il lavoro può essere quello che piacevolmente intrattengo con Tullio De Piscopo con il quale, ormai, vale più il rapporto amicale che quello lavorativo.

I piccoli centri nascondono storie fantastiche, ci puoi raccontare l'episodio più strano che ti sia mai capitato?

Negli anni ottanta in un piccolo centro della Calabria. Proprio all’avvio dello spettacolo, di colpo la piazza si svuotò caoticamente. Era la prima volta che in quel posto si adoperava la macchina del fumo e gli spettatori ebbero l’impressione che il palco avesse preso fuoco. Per cui, si allontanarono precipitosamente dalla piazza per sfuggire all’incendio.

Cosa si dovrebbe fare per riprendere appieno il lavoro delle piazze?

L’emergenza sanitaria Covid-19 ha completamente peggiorato l’andamento del mercato che già era in crisi. Ora, ai fini di un rilancio del settore, a mio parere, devono coniugarsi due nuove circostanze: la prima riguarda il nostro mondo (alludo ad agenti, produttori) il quale deve rendersi conto della insostenibilità dei costi di produzione fin qui richiesti e, la seconda, attiene al decisore politico che deve avere la capacità di individuare norme che, pur tutelando al massimo la salute della cittadinanza, siano sostenibili sul piano economico.

Sei figlio d'arte, tuo padre è stato un noto impresario: ci sono gesti, atteggiamenti, o comportamenti che ora che sei adulto ti riconducono a lui?

Mio padre è stato il mio maestro. Spesso, soprattutto nelle trattative con comitati squattrinati ma dalle pretese insostenibili, mi torna in mente la sua capacità di nascondere l’insofferenza e la voglia di far saltare la trattativa. La sua innata capacità di continuare all’infinito la contrattazione fino a riuscire a portare a casa la vendita che si era proposto di effettuare. Ecco, io lavoro così.

Aggiornato il 05 giugno 2020 alle ore 11:00