L’imitauttore Lino D’Angiò

“Napul’ è mille culure”, ed è esattamente come cantava Pino Daniele, Napoli ha tanti colori sui quali primeggia l’azzurro del mare e del cielo. E in questa bella immagine è cresciuto Pasqualino D’Angelo, in arte Lino D’Angiò. Un giovane col sogno dello spettacolo, che alla fine degli anni Ottanta per il solo piacere di dispensare buona musica “falsificava” artigianalmente audiocassette per i pochi amici che non erano ancora a conoscenza della discografia del grande cantautore partenopeo. Con annessa critica musicale, degna del già noto Vacalebre. Lʼimmagine che ho di D’Angiò, è di un ragazzo timido, di poche parole, ma che quando le emetteva, uscivano pensieri intelligenti. Carpiva il senso delle cose, senza troppo rumore. Quasi a sentirsi di troppo, o troppo rispetto agli altri. Ho coniato per lui un nuovo termine “imitauttore” (imitatore-autore-attore) e poi ancora: presentatore, regista e spalla di se stesso. Alla domanda: come ti definiresti? Lui risponde “una brava persona”. E lo dice ridendo, sempre con ironia e sarcasmo, come a dire “Che mi stai chiedendo?”. La gavetta è tanta: feste di piazza, qualche matrimonio, tivù locali. Poi l’incontro con un altro attore napoletano Alan De Luca e insieme partoriscono “Fischia la Notizia” un programma che va in onda su C21. Il programma è di grande impatto, i due si fanno notare dall’esigente pubblico napoletano il quale si affeziona al programma e alla coppia D’Angiò-De Luca. Il grande successo però arriva con “Telegaribaldi”, condotto ancora in coppia con De Luca, passando da Teleoggi a Canale 9. Chi non vive in Campania non può avere la dimensione di cosa sia accaduto con questo programma. Una vera rivoluzione. La fortunata trasmissione divenne in breve tempo un vero e proprio cult, lanciando nel corso degli anni (anche dopo l’abbandono di D’Angiò-De Luca) diversi comici napoletani, tra cui Biagio Izzo, Rosaria De Cicco, Rosalia Porcaro, I Ditelo Voi, Lisa Fusco, Antonio e Michele, Alessandro Siani.

La fila ai botteghini e gli incassi parlano chiari. Lino capisce che qualcosa è cambiato. Forse avrebbe voluto condividere questo successo con il papà Raffaele, di professione ferroviere, partito con un treno per un viaggio di solo andata: destinazione paradiso. Il successo lo ha però condiviso con la mamma, la quale ha amorevolmente gioito per i successi di quel figlio tanto amato, a tal punto che quando Lino incontra lʼamore della sua vita e insieme decidono di avere una figlia, la scelta del nome la lasciano a nonna Rosaria.  Dopo TeleGaribaldi, D’Angiò scrive altri programmi di successo: “Avanzi Popolo”, “The Original”, “Facciamo ...Piazza pulita” (che prevede anche la presenza di Loredana Lecciso), “Il codice D’Angiò”, “BELL&POK”, “Piacere D’Angiò”, “Edizione StraNordinaria”. La sua popolarità si fa virale, tanto da diventare inviato di riferimento del programma Striscia la notizia. Un salto da Mediaset a Rai due, al fianco di Sabina Guzzanti ne “La posta del cuore”. Diventa inviato per “Quelli che il calcio”, aprendo le porte al successo nazionale. Tanti sono i personaggi interpretati da D’Angiò, ma non come semplice imitatore della voce, bensì dei gesti, dei tic più nascosti, quasi a far uscire la loro anima. Ed ecco che Lino diventa ora il governatore della Campania Vincenzo De Luca , poi il cardinale  Sepe, il sindaco De Magistris, il presidente del Calcio Napoli De Laurentiis, Mister  Sarri, Mister Ancelotti, Mario Merola, Nino D’Angelo, Enzo Avitabile, lo scrittore Maurizio Di Giovanni, Papa Francesco, Giorgio Napolitano, Sergio Mattarella, Berlusconi, Renzi, Bossi, Grillo, Maurizio Costanzo, Bruno Vespa, Vittorio Feltri, Massimo Ranieri, Gigione, Gennaro Gattuso  ed il cartomante Gennaro D’Auria. A questi personaggi notissimi si aggiungono quelli di pura fantasia, come il parcheggiatore abusivo Geppino Palla da Ercolano. Il successo aumenta. Lino cresce, non si ferma, diventa regista e interprete del film “Non lo sappiamo Ancora” prodotto da Rodeo Drive in collaborazione con la Rai. Crea una rubrica web per commentare ironicamente i fatti del giorno, in stretta collaborazione con il quotidiano “La Repubblica”. Ma il teatro chiama e D’Angiò risponde. I successi si moltiplicano grazie alla notorietà arrivata dalla tanta televisione. Migliaia di spettatori con le commedie "Natale in casa Bassolindo" e "Spasso dopo spasso in casa Bassolindo", "Giallo comune", “Il Codice D’Angiò”, “Faccio...Piazza pulita”, “Da grande voglio fare il Sindaco”, “Revolushow”.

Gli spettacoli parlano di attualità. La parodia di Bassolino è rimasta nella mente di tutti. DʼAngiò nelle vesti del sindaco su una scala con il pennello in mano a pulire la galleria Umberto I e tutti i monumenti che necessitano di restauro. Ma l’attore sente anche l’esigenza di misurarsi con un classico come “Il Medico dei pazzi”. Le pressioni del pubblico hanno invogliato D’Angiò e De Luca a riprendere lo spettacolo “Tutta Colpa di Garibaldi” ed è proprio mentre la tournée era in corso, dopo le ultime date al teatro Mattiello di Pompei, prima di passare al Trianon di Napoli che è scoppiata la pandemia. Raggiungo D’Angiò tramite WhatsApp, mi risponde dallo studio che ha creato a casa. Dopo qualche battuta sul fatto che alcuni personaggi lui li porta in scena da molto prima che esplodessero a livello nazionale, o sui social. Inizia l’intervista:

Come nascono le tue parodie?

Non sono mai stato un appassionato dell’imitazione fine a se stessa. La riproduzione seppure fedele del personaggio da imitare, mi ha sempre dato l’impressione di uno sfoggio inutile. Come se poi di artistico ci fosse poco. Io, invece parto sempre da un’idea divertente legata al personaggio da imitare. Il pensare di vederlo in una situazione paradossale. A quel punto anche lʼimitazione mi diverte studiarla e penso che, di conseguenza, anche la perfezione stessa della voce vada in secondo piano.

Cos’è per te Telegaribaldi?

Un momento bellissimo della mia vita. Un gruppo fantastico che dal nulla arrivò a riempire i teatri portando alla ribalta nazionale una nuova comicità napoletana. Sono molto fiero di Telegaribaldi. Con Alan (De Luca) abbiamo dimostrato che le idee e la semplicità possono sopperire ai potenti mezzi tecnici ed economici. Con Telegaribaldi solo in Campania avevamo ascolti superiori di gran lunga rispetto a programmi nazionali. Diventò un fenomeno sociologico. Pensa che sono citato in due libri di sociologia ed ho due tesi al riguardo. Incredibile (ride).

Quando hai detto “Ce l’ho fatta”?

Diciamo che il nostro lavoro non ci permette mai di dire questa frase. Il successo è sempre da conquistare. Posso dirti che, dopo Telegaribaldi ho pensato che questo sarebbe stato il mio lavoro. Sono una persona che è sempre alla ricerca di certezze e sicuramente la stima del pubblico aiuta: capisci che forse tanto scarso non sei…

Sei molto amato in Campania, soprattutto dai napoletani: hai mai pensato di lasciare la tua terra e trasferirti definitivamente in un’altra città o Paese? E se sì, quale?

Sono molto legato a Napoli. Sono cresciuto con la Napoli di Pino Daniele, Massimo Troisi, De Crescenzo. Una Napoli “nobile”, dove non dovevamo affermare la nostra capacità culturale. Quando ho avuto esperienze in programmi nazionali mi sono sempre imbattuto in richieste che prevedevano una tipologia di napoletano “macchietta”. Questo credo abbia molto contribuito nel continuare a realizzare i miei progetti. Certamente meno di successo, ma sicuramente più liberi. Ovviamente la città in cui potrei trasferirmi è Roma. È bellissima e poi ha un pregio notevole: è vicina a Napoli.

Come hai trascorso questo periodo di Lockdown ?

Dopo un primo mese nel quale l’allarme era altissimo, guardavo tutti i programmi sull’emergenza. Le giornate erano scandite dalla conferenza stampa della Protezione civile alle 18. Poi ho approfittato del tempo per svuotare uno spazio sottostante casa, gettando via una enormità di cose inutili ed ho realizzato un mio studio televisivo con il materiale che avevo. Oggi mi permette di realizzare programmi televisivi in smart working, o come diciamo a Napoli “casa e puteca”!

Hai una figlia di dieci anni, come le hai spiegato il coronavirus?

Mia figlia è una bambina eccessivamente sensibile. Non c’è stato bisogno di spiegarle il problema. Ho solo cercato di alleggerire il momento. La possibilità di avere i genitori a disposizione l’ha aiutata tanto. Certo, quando a Pasqua mi sono sentito dire: “Papà non voglio l’uovo, voglio solo che restiamo uniti e stiamo bene...”. Beh, la lacrima è scesa.

Sui social gira una foto della locandina di uno tuo spettacolo che doveva essere in scena al Teatro Trianon di Napoli. Che effetto ti fa vederla sbiadire dal tempo che passa, senza la sovrapposizione di un nuovo spettacolo?

Strano. Per noi dello spettacolo è importante vedere il proprio manifesto, gratifica certamente. Ma oggi, non vedo l’ora che possa essere sostituito…

Anche se per il momento è tutto fermo per lo spettacolo, un’idea di ripresa si deve pur avere. Qual è la tua?

Io credo che in estate possa essere possibile ed è giusto fare spettacoli all’aperto. Credo che se i vari comuni individuassero unʼarea nel loro territorio (penso a ville comunali o aree delimitate) potrebbero, dando solo il palco e il service tecnico, fare una serie di spettacoli. Pubblico distaccato e biglietto di ingresso popolare: dieci euro. Così facendo darebbero la possibilità ai tantissimi, che purtroppo dovranno rinunciare alle vacanze, di trascorrere delle serate leggere dopo i mesi della quarantena. Inoltre, si darebbe la possibilità ai tanti bravissimi professionisti dello spettacolo di tornare al proprio lavoro. Con l’auspicio di tornare alla riapertura dei teatri ad Ottobre. Riapertura che però ora vedo impraticabile, sia perché in questo periodo i teatri sono normalmente chiusi, e per l’oggettiva difficoltà del distanziamento sociale che mi piacerebbe venisse chiamato fisico. Il solo pensiero di distanziarci socialmente lo trovo e spero non auspicabile.

Aggiornato il 15 maggio 2020 alle ore 16:06