Bono Vox, 60 anni tra musica e impegno civile

Uno splendido sessantenne che si chiama Bono Vox. Ieri, il frontman irlandese degli U2, al secolo Paul David Hewson, ha raggiunto una tappa anagrafica che impone un bilancio. A ispirargli il nome d’arte era stato un negozio di apparecchi acustici di Dublino, il Bonavox. Solo dopo aver scoperto che in latino Bono Vox significavabella voce” lo accettò come nome di battaglia. Il prossimo 20 ottobre gli U2 festeggeranno i quarant’anni dalla pubblicazione del loro primo album, Boy. Quattro decenni di musica di una delle più importanti band della storia del rock, guidata da un rocker dal carisma impareggiabile, uno dei pochi capaci di assumere un ruolo da leader globale, in grado di dialogare con i Grandi della Terra, di richiamare l’attenzione sui temi più importanti per la sopravvivenza del pianeta, di diventare quasi una guida spirituale.

Gli U2 sono partiti alla conquista del mondo musicale con il classico furgone malmesso e hanno costruito un impero grazie al talento e al genio imprenditoriale del quinto U2, Paul McGuinness che è stato il loro manager dai primi concerti nei pub irlandesi fino al 2013. Tra gli anni ‘80 Bono, The Edge, Adam Clayton e Larry Mullen sono stati la band per antonomasia, hanno dominato la scena mondiale entrando di diritto nella storia. Nella loro fase più creativa sono stati capaci di aggiornarsi di continuo, di anticipare il futuro, di mettere in scena concerti che erano meravigliose macchine spettacolari in cui si mescolavano i linguaggi in un’integrazione perfetta quanto emozionante di intensità musicale e tecnologia. È indiscutibile che gli U2 abbiano un suono che è diventato un marchio di fabbrica. Così come è indiscutibile che tutto acquisti un significato diverso quando al centro della scena figura un personaggio come Bono, un cantante dotato di un falsetto proverbiale e di un pathos che appartiene solo agli eletti.

Le canzoni più note degli U2 sono diventate degli autentici inni: Sunday Bloody Sunday, I Still Haven’t Found What I’m Looking For, With or Without You, Where The Streets Have No Name, One, Beautiful Day. E ciò che forse conta ancora di più è la credibilità. Perché oltre alla musica ci sono sempre stati l’impegno e i contenuti, anche quando gli U2 sono diventati un fenomeno di proporzioni globali, anche quando il ruolo di leader di Bono ha rischiato di farlo diventare retorico. Infatti, la rockstar, insieme a Bob Geldof, è stata l’anima di eventi come Live Aid e Live 8. Bono si è impegnato nella campagna di raccolta fondi per combattere l’Aids in Africa, coinvolgendo il presidente George W. Bush e molti capi di Stato, criticando alcuni governi per la lentezza nel concretizzare le promesse di aiuto.

Ha partecipato al Forum di Davos nel 2008. Ha unito le mani dei leader cattolici e protestanti irlandesi in nome della pace nell’Irlanda del Nord. Per i suoi sforzi, il cantante ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui tre candidature al premio Nobel per la pace (nel 2003, 2005 e 2006) ed il titolo di “Cavaliere” da parte della regina Elisabetta II nel 2007, per il contributo in ambito musicale e umanitario. Nel 2004 e 2006 è stato anche una delle 100 persone più influenti del mondo nella speciale classifica stilata dalla rivista Time. Le ultime uscite sono legate al Coronavirus: la band ha donato dieci milioni di dollari al sistema sanitario irlandese, mentre Bono ha dedicato all’Italia la canzone Let Your Love Be Known, ricordando medici, infermieri e il personale in prima linea.

 

 

Aggiornato il 11 maggio 2020 alle ore 14:52