Cosa fare durante la quarantena

Poiché mi sono francamente ammorbato del continuo dissertare sul morbo, e trovo francamente sprecato entrare in merito ad analisi metafisiche o estetiche, citando la tavola di Albrecht Dürer composta per l’Apocalisse, che illustra i Quattro Cavalieri liberi di imperversare nel mondo, e tra essi, la pestilenza, per spezzare questo vizioso circolo ho deciso, non richiesto, di farmi nuovi amici enumerando una serie di autori, scrittori, pensatori e quant’altro, sia ascrivibili a un pensiero di “destra” sia ad esso opposto, che reputo sopravvalutati.

Comincerei con Louis-Ferdinand Céline, uno che avrebbe voluto essere François Rabelais ma non gli è riuscito, perché di Rabelais non ha né la grandezza ironica né la sapienza ermetica; dopo di lui un altro nome caro a un certo pensiero destrorso è José Ortega y Gasset… modesto filosofo di rimbalzo, divulgatore bignamico di ben più alti concetti metafisici e politici espressi in modo migliore e più completo da tanti altri. Per pareggiare i conti con la sinistra, dico che mi annoia soverchiamente tutta l’opera di Pier Paolo Pasolini, che tranne un paio di poesie e qualche battuta, al più potrebbe essere comodamente alloggiata in un’antologia di motti per i Baci Perugina. Anche le poesie di Alda Merini che infestano la Rete e soprattutto i social – quasi come Khalil Gibran – mi provocano ormai l’orchite. E anche Konstantinos Kavafis mi ha stancato, come mi deprimono gli scritti di Cesare Pavese e i ponderosi saggi di Umberto Eco. Preferisco la patafisica di Alfred Jarry, anche se continuo a leggere e a commuovermi i versi e la prosa di Charles Baudelaire e di William Butler Yeats.

Insomma questo è il fatto, che non c’è fantasia e men che meno immaginazione perché non c’è Conoscenza, perché è più comodo copiare, procedendo lungo i rassicuranti binari già deposti da altri piuttosto che avventurarsi in cerca, in “Cerca”, dell’Arca, del Graal o di un Grande Forse. Anche perché per fare questo, bisogna dotarsi di una virtù che in questo triste tempo d’uomini minuscoli che si credono titani, sta svanendo e che si chiama coraggio. Coraggio ovvero “aggio cor”, avere cuore, perché quello è la sede dell’anima che ci spinge ad andare oltre. Il coraggio ci fa vincere la paura, ci fa amare sino allo spasimo, combattere non contro ma per qualcuno o qualche cosa di grande, è grazie al coraggio se creiamo arte, se cerchiamo di rendere migliore questo mondo compiendo i nostri sogni.

Non è filantropia la mia, non amo a tal punto l’umanità, preferisco i gatti, alteri nobili, eleganti e belli, le creature più perfette dopo gli angeli, ma siamo nati dalla stirpe di Adamo, l’Adam primigenio e misterioso per il quale ogni cosa è sigillo del Divino. Uomini dunque, non bestie, in cammino verso quella Reminiscenza che ci fa diventare ciò che fummo prima del Tempo che avanza inesorabile.

E non basterà questo mese di quarantena per riprendersi la vita a coloro che non l’hanno mai vissuta o, peggio, per coloro che credono di averne una. Non basterà per leggere tutti i libri che dite vorreste leggere ma che neanche avete, né per ascoltare la musica, non vi basterà neanche per fare il sesso che vi piacerebbe perché molti tra voi sono tristemente noiosi anche in quello. Monotoni, come un libro di Celine.

Leggete allora le liriche di Byron e di Shelley, i racconti terribili di Poe, i versi licenziosi di Donne, le commedie di Shakespeare e le poesie di Verlaine. Leggete Huysmans, Wilde, Swinburne e Villon, così anche fare all’amore vi verrà molto, molto meglio. Tanto avete un mese davanti a voi, dietro il nulla.

 

Aggiornato il 10 marzo 2020 alle ore 13:52