La vita al tempo del coronavirus è tutta un’incertezza e il teatro non è da meno. Oggi, il teatro, è uno degli specchi di una paura che cresce con il passare dei giorni insieme con il senso di precarietà che ci arriva da chi dovrebbe in qualche modo salvaguardarci e che invece ondeggia nelle decisioni da prendere. In questo clima di incertezza, mercoledì sera ha debuttato al teatro Anfitrione di RomaIl solito ignoto” (omaggio a Mario Monicelli), lo spettacolo di Pietro Romano. Un titolo più attuale e più azzeccato non lo si poteva trovare. Tutto è ignoto. L’incertezza di un paese che non sa se l’indomani deve mandare i figli a scuola, se deve andare a lavorare, se può prendere un mezzo pubblico, se può andare in ospedale, a fare la spesa… tutte sensazioni che si respirano anche all’ingresso del teatro dove numerosi attori si sono ritrovati per assistere alla prima del collega. Nell’atrio si scambiano pareri e ci si confessa preoccupati, intanto che passano i minuti e si registra che l’affluenza è poca. Anche se una vera direttiva alla chiusura dei teatri non è ancora arrivata, la gente ha paura. In giro c’è il panico. E poi, come si stabilisce la distanza se veramente si tratta di rispettare 182 cm? Una poltrona sì e una no? Una fila vuota e una piena? Sembra un gioco stupido, ma purtroppo la realtà è questa.

Prendo un caffè con Gianfranco Phino e Gigi Miseferi, Gianfranco mi racconta del suo Mangiafuoco all’interno del musical “Pinocchio” in scena fino a pochi giorni fa a Trieste e che inevitabilmente ha subito gli effetti del coronavirus. I minuti passano, all’ingresso della sala ci sono dei medici-clown a raccogliere fondi per i bambini nelle varie strutture ospedalieri. Sarà una magra raccolta. Inizia lo spettacolo. In scena oltre al bravissimo Pietro Romano ci sono Pierre Bresolin, Alessandra Cosimato e la strepitosa Marina Vitolo, attrice napoletana che ricorda tanto Titina De Filippo in “Totò, Peppino e la malafemmena”. Sono stati bravissimi tutti, non era facile vista l’atmosfera, ma noi teatranti abbiamo un dono: sappiamo scindere la realtà dalla finzione, non solo per tecnica o per lavoro, ma proprio per una innata predisposizione. Tutti i protagonisti hanno donato agli spettatori e ai colleghi presenti due ore di spensieratezza. La commedia scritta e diretta da Pietro Romano è divertente, in pieno stile “commedia all’italiana monicelliana”. Amanti, tradimenti, fraintendimenti e anche l’ombra di una Edwige Fenech che diventa parte integrante del groviglio scenico. Lo spettacolo dovrebbe restare in scena fino al 22 marzo, ma con le nuove direttive è tutto molto incerto. Il mondo dello spettacolo, in modo particolare quello teatrale, paga un prezzo troppo alto. Basta una minima emergenza reale o immaginaria che la prima cosa a cui si rinuncia è andare a teatro. Senza sapere che uscire di casa (soprattutto per un anziano), vedere gente, socializzare, liberarsi dalla routine quotidiana, immedesimarsi in una storia e non ultimo, contribuire alla sopravvivenza di una intera categoria, non ha prezzo.

È la cosa più utile e rivoluzionaria che si possa fare. Perché se è vero che a teatro non si deve andare per evitare contagi, allora nemmeno alla posta, dal medico per le ricette, al banco dei salumi: avete mai notato che folla c’è al banco dei salumi? Ora, dico io: state comprando il disinfettante per le mani al costo di un tartufo pregiato, girate con mascherine che vi danno la stessa protezione di una maschera di Batman, vi private del piacere di un abbraccio per la paura di un contagio e poi: fate la fila al banco dei salumi? Non è mia intenzione sottovalutare il problema o minimizzarlo, ma se il problema c’è, ci deve essere ovunque. Ascoltate sì le disposizioni ufficiali, ma pensate che tra poco tutto questo sarà finito e voi avrete buttato una parte della vostra vita appresso ad una psicosi ingigantita dai numeri. Allora tutte le donne non dovrebbero uscire di casa per paura di essere ammazzate dai loro ex mariti. I bambini non dovrebbero attraversare la strada per paura di essere investiti. Non dovremmo più fare la doccia perché se caschiamo restiamo stesi sul pavimento! E non dobbiamo rinunciare a mettere un orologio importante perché c’è qualche scippatore in giro. La vita è una roulette e, soprattutto, è una sola. Non rimandiamo a domani ciò che possiamo fare oggi. Teatro compreso.

Teatro Anfitrione: via San Saba, 24 - Roma. Info e prenotazioni: 06/5750827.

(*) Foto di Adriano di Benedetto

Aggiornato il 06 marzo 2020 alle ore 19:43