Il “Cielo sopra il Letto”, la brace spenta di una grande passione

Lei, Elisabetta, ex ricca. Lui Saverio, molto ricco, sposatissimo e inconsolabile vedovo. Loro due erano stati per molti anni amanti segreti nel più classico dei triangoli, in cui è la sua amante a essere considerata dalla moglie come la più cara amica. Fino a che... galeotte furono le lettere d’amore e passione scritte da Elisabetta durante le sue vacanze e non si sa quanto mal custodite da Saverio, che a notte fonda e dopo l’ennesima rilettura le aveva lasciate lì in cucina per distrazione o a bella posta, come è lecito supporre. Sicché la mattina seguente la moglie gelosissima trova le prove dell’adulterio restandone talmente traumatizzata da non perdonare mai a suo marito, neppure in punto di morte, l’affronto subito. Il vero problema della pièce è sapere chi veramente sia Saverio: un uomo cinico, ma certamente molto innamorato, che intendeva far scoprire la sua tresca con Elisabetta, per poi divorziare e sposarsi la sua amante? Oppure, un semplice baro che era stanco di entrambe e voleva liberarsene con un colpo solo? Quest’ultimo sembrerebbe in definitiva il suo vero profilo, leggendo in controluce l’opera di David Hare, drammaturgo e autore di “Skylight”, tradotto come “Il cielo sopra il letto”, per l’interpretazione del duo Luca Barbareschi-Lucrezia Lante della Rovere, in scena al Teatro Eliseo fino al 5 gennaio.

Lui, Luca (Saverio), molto istrione. Lei, Lucrezia (Elisabetta), squisitamente professionale, dotata di una recitazione a tutto tondo che miscela sapientemente pause, toni alti e bassi, gesti e atteggiamenti melanconici, irosi e sensuali. Nella riduzione di Barbareschi dell’opera di Hare, dopo la rottura tra i due la protagonista, una brillante matematica, si è auto-esiliata in una scomodissima zona di confort, rinunciando a una brillante carriera professionale, per poi accettare un incarico di insegnamento a Corviale (periferia disagiata di Roma) in un liceo di degradato e turbolento. Da lì, nel tendere una mano cristiana e messianica alla marginalità, Elisabetta trova la sua… staminale intellettuale, accettando di buon grado il Calvario auto-inflitto di una piccola casa fredda e angusta, collocata in qualche non luogo dell’oltre cintura romana del raccordo anulare, per cui le tocca alzarsi prestissimo per prendere l’autobus che poi la condurrà, dopo un ‘ora di tragitto, alla sua sede scolastica. La guerra a bassa intensità tra i due riunisce in sé i forti connotati psicologici interpersonali alle questioni più emergenti a sfondo politico-sociale, che vede antagoniste storiche le classi privilegiate (con pochissimi che oggi possiedono moltissimo) e quelle svantaggiate martoriate da precariato, lavoro in nero, marginalità diffusa, criminalità ed evasione scolastica allarmante.

Può il ricco capire o incontrare il povero, il diverso, il marginale problematico e violento? No che non può. Del resto, non dice il Vangelo qualcosa in merito a chi ha troppo e non riesce a privarsene, tanto da essere “più facile per un cammello passare per la cruna di un ago”? Allora, qual è il significato da dare all’iniziativa di Saverio il quale, ad anni di distanza dalla morte di sua moglie a causa di un cancro lento, devastante e inesorabile, va a casa di Elisabetta per vedere se fosse possibile rimettere assieme i frammenti di un Vaso di Pandora volato in frantumi, per poi ricacciare al suo interno i venti della vendetta e della furia che hanno prodotto in lui e in lei tanta devastazione emotiva e psicologica? Serve lo stratagemma di un messaggero (un po’ forzato nella recitazione monocorde sempre troppo al di sopra del tono giusto) di un figlio inviato in precedenza in missione alla casa di lei single per chiedere il suo aiuto avendo visto il padre in difficoltà, perso nella vita e diviso da lui in tutto dato che lo considera un ragazzo poco sveglio e mai all’altezza delle situazioni? Saverio, che ha costruito un soffitto di cristallo affinché sua moglie potesse vedere il cielo, i suoi colori, gli animali, gli alberi durante tutti i giorni della sua lunga agonia distesa, saprà dopo aver rifrequentato per una notte di passione il letto di Elisabetta, ricostruire la sua pace interiore e, finalmente, una storia d’amore con la donna che aveva creduto di amare alla follia?

Aggiornato il 23 dicembre 2019 alle ore 16:12