Presentato alla Festa del cinema di Roma, The Irishman di Martin Scorsese si annuncia come il film dell’anno. Il regista dirige Robert De Niro e Joe Pesci, già “bravi ragazzi”, nel celebre lungometraggio del 1990. E ritrova l’amico Harvey Keitel, già diretto cinque volte. Ma la vera notizia è la presenza del 79enne Al Pacino, alla sua prima collaborazione con Scorsese.
Il film della fluviale lunghezza di tre ore e mezzo, è prodotto da Netflix. Sarà nelle sale dal 4 al 6 novembre in più di 50 copie distribuito dalla Cineteca di Bologna. The Irishman è l’adattamento cinematografico del libro L’irlandese. Ho ucciso Jimmy Hoffa (I Heard You Paint Houses) scritto da Charles Brandt, basato sulla vita di Frank Sheeran.
“Io e Bob De Niro – racconta Scorsese – volevamo fare un film insieme. L’ultimo era stato Casinò, nel 1995. Negli anni abbiamo cercato un personaggio che ce lo consentisse, avevamo diversi progetti ma alla fine è stato Bob a farmi leggere questo libro. Nel raccontarmi la storia di Frank, Bob si è molto emozionato e ho capito che aveva molto da dire su di lui. Entrambi avevamo molto a cuore alcuni temi che potevano essere sviluppati bene in questa storia: il tempo che passa, l’invecchiare, l’amore, il tradimento e la morte. Certo c’è un senso di melanconia che pervade il film perché, per quanto si possa accettare la propria morte, Frank è rimasto solo, ha tagliato i ponti con la propria famiglia“.
Scorsese sottolinea le scelte del cast. “Non volevo – ricorda – degli attori giovani per interpretare il ruolo di Bob De Niro e di Joe Pesci. Volevo lavorare con i miei amici. Per cui, quando mi è stato detto che esisteva una tecnica digitale sperimentale di ringiovanimento ho voluto provare. Ho chiesto come avrebbero fatto, mi preoccupava l’idea di mettere un casco o uno schermo verde dietro ai miei protagonisti perché non pensavo che Bob e Joe avrebbero potuto recitare così, ma invece non ce n’è stato bisogno. Abbiamo girato con una normale macchina da presa e tutto è stato aggiunto in postproduzione”.
Il film è stato molto costoso. “A Hollywood – afferma il regista – non avremmo trovato mai abbastanza soldi. Poi Netflix ci ha detto: Vi diamo i soldi, tutto il tempo che vi serve e tutta la libertà creativa necessaria. Io ero in ritardo su tutto e loro mi hanno detto puoi prenderti altri sei mesi. A chi mi chiede cosa penso della questione dello streaming rispondo: per vedere un film sul grande schermo devi avere il film. Io ho avuto fortuna nella mia carriera di poter fare dei film grazie a star come De Niro, DiCaprio, ma per questo progetto solo Netflix ci ha dato il budget, se l’accordo prevedeva che il film si sarebbe visto in streaming mentre era ancora in sala beh, mi sembrava un buon accordo. Il film sarà in sala per quattro settimane prima di andare online il 27 novembre. Alcuni miei film come Re per una notte in sala ci sono stati solo due settimane“.
Aggiornato il 22 ottobre 2019 alle ore 16:28