È proprio così: un incredibile e inedito dipinto di Van Gogh è stato presentato qualche mese addietro all’Auditorium di Roma in una selezione di cortometraggi su vari argomenti proposti alla stampa e al pubblico. Il quadro in questione, capitato un po’ per caso in uno di questi cortometraggi della rassegna romana che verteva su ben altre tematiche, fa parte delle due o tre opere del grande artista che più di tutte ne rispecchiano l’anima e la personalità. Il dipinto è di proprietà di una signora e lo conosciamo bene per averlo studiato ed esaminato approfonditamente per qualche anno: non sulla sua autenticità e originalità la quale, pur essendo stata verificata e accertata anche a mezzo di indagini scientifiche, risulta perfino evidente, molto di più di tante altre opere attribuite. Lo studio e la ricerca si sono soffermati sul soggetto raffigurato che è uno degli argomenti più volte da lui illustrato, almeno venti volte, sia negli oli sia nei disegni e altresì trattato nelle lettere: le carrozze, le diligenze, i carri e analoghi.
Un soggetto fuori dei canoni usuali dell’artista, allo stesso tempo è un soggetto tra i più personali e più intimi, più dei girasoli, più degli iris, degli oliveti, dei campi di grano, di certi personaggi. Le lettere inviate al fratello Théo e agli amici e parenti anche negli ultimi due anni della sua esistenza, spessissimo parlano di cavalli, di carrozze, in particolare del romanzo “Tartarin di Tarascona” di Alphonse Daudet la cui lettura caldeggia e raccomanda. Tarascona è una cittadina a 15 km da Arles e a 20 da Avignone lungo quel maestoso fiume che è il Rodano: siamo nella Provenza assolata e profumata; una delle pagine del romanzo che l’artista spesso raccomandava era il capitolo sulla diligenza che quotidianamente, lungo la strada fiancheggiata ininterrottamente da platani maestosi, oggi dopo oltre cento anni ancora più solenni e maestosi, faceva servizio tra Arles e Tarascona, una diligenza ben tenuta, lucidata in tutte le sue guarnizioni di ottone e di acciaio, i cavalli ben addestrati e ammaestrati.
Quando partiva da Arles era una festa e quando arrivava a Tarascona era anche una festa. Poi sopravviene il treno e la diligenza gloriosa di Tarascona viene venduta nel Maghreb e qui viene attaccata a cavallucci nervosi e selvaggi che la fanno passare sui terreni più accidentati, non viene né manutenuta né curata, cosicché quando arriva il momento fatale, viene semplicemente abbandonata lungo una strada, alla dissoluzione e al degrado.
Questo è il “Lamento della diligenza” che l’artista continuamente richiama ed evoca. Van Gogh sovente scrive di questo argomento perché la vita dell’uomo è analoga al cavallo, anzi l’uomo è un cavallo che è obbligato a portare dietro la sua carrozza, cioè la propria esistenza, e tale esistenza, specie per van Gogh, non era certamente una bella cosa da portarsi dietro. Un tema dunque addirittura esistenziale, come nessun altro, per incredibile che possa sembrare, nella vita dell’artista. E quella che è raffigurata nel dipinto in questione è una carrozza, abbandonata sul ciglio di una strada, senza alberi e senza vita, col freno tirato al massimo, le stanghe e le ruote storte e contorte, in cassetta al posto del postiglione si trova un bianco sudario, il fanale è inclinato e piegato. È dipinta nei colori amati dell’ocra e dei verdi in certe tonalità inimmaginabili: tutta chiusa, lungo la fiancata corre una banda completamente bianca come pure bianco è il fanale piegato: sono i contrassegni normali di una carrozza sanitaria.
È verosimile, quindi, che si tratti della carrozza sanitaria di St.Rémy. Si rammenti che l’ultimo anno di vita, prima degli ultimi tre mesi fatali di Auvers-sur-Oise, l’artista lo trascorse chiuso nel manicomio di St.Rémy. La carrozza impersona dunque la esistenza dell’artista, una esistenza di affanni e di dolori: se ne è liberato, la ha abbandonata al suo destino, la esistenza terribile a St Rémy si avvia alla conclusione, si sente libero perché una nuova attende ad Auvers-sur-Ois. Nella sequenza cinematografica di cui sopra all’Auditorium Parco della musica, il dipinto riceve il titolo di “Ambulanza di St. Rémy” ed è motivo di ispirazione per un soggetto dall’analogo titolo ad opera di raffinato artista contemporaneo vero protagonista del cortometraggio. Motivi di delicatezza professionale mi impediscono di pubblicare le immagini dei due dipinti: chi vuol conoscerli può consultare il sito dell’Auditorium di Roma che certamente è in grado di fornire i particolari.
Aggiornato il 24 agosto 2019 alle ore 11:32