A 79 anni, passando direttamente dal sonno alla morte (mai come in questo caso, diremmo, è appropriato parlare di “sonno del giusto”), è scomparso, nella sua casa, Amos Oz, lo scrittore israeliano autore di capolavori come “Una storia d’amore e di tenebra” e “La vita fa rima con la morte”. Da tempo malato, Oz (vero cognome: Klausner), autore di numerosi romanzi e saggi, giornalista, docente di letteratura all’Università “Ben Gurion” del Negev, era nato a Gerusalemme, da famiglia di ebrei immigrati dall’Europa orientale, politicamente vicina al sionismo di destra del Partito sionista revisionista di Vladimir Jabotinsky. Ma aveva sostenuto per decenni la causa dei laburisti, come esponente del sionismo moderato, e contrario al perpetuarsi dell’occupazione della Cisgiordania (da lui contestata, in un articolo sul giornale laburista “Davar”, già pochi mesi dopo la “Guerra dei Sei giorni” del 1967). Vicino negli anni Ottanta al laburista Shimon Peres, era stato addirittura, insieme ad Ehud Barak (divenuto poi premier), tra i “papabili” alla successione del vecchio leader alla guida del partito. Tra i fondatori, nel 1978, del Movimento pacifista “Peace now”, Oz però era stato regolarmente in prima fila a difendere Israele quando era stato aggredito (dalle guerre del ‘67 e del ‘73, cui aveva direttamente partecipato, alla seconda Guerra del Libano, contro gli hezbollah filoiraniani, nel 2006).
Ha aderito negli ultimi anni, dinanzi alla crisi dei laburisti, al nuovo partito Meretz, Amos (che chi scrive, dopo averne sentito parlare dal giornalista Balfour Zapler, direttore di “Shalom”, periodico della Comunità ebraica romana, conobbe personalmente a Roma nel 2008, per la presentazione de “La vita fa rima con la morte”), negli ultimi anni aveva criticato fortemente la politica della destra di Benjamin Netanyahu. Con i colleghi scrittori David Grossman e Abraham Yehoshua, al di là delle diverse posizioni politiche, aveva firmato una “Lettera aperta” al governo israeliano, ripresa dalla stampa di tutto il mondo, in cui aveva esortato l’esecutivo a fare ogni sforzo per riprendere seriamente il processo di pace iniziato con gli accordi di Oslo e di Washington del 1992-93 e incagliatosi poi dal ‘95, con l’assassinio di Yitzhak Rabin. “La politica si è spettacolarizzata”, aveva detto poi Oz, riferendosi un po’ a tutto il mondo, in uno dei suoi ultimi interventi, a Taormina nel giugno scorso, per la premiazione al Taobuk Festival. “E questo ha portato a un disastro enorme che diventerà ancora più colossale se non riusciremo a rivalutare in modo pervicace tutti i veri elementi della democrazia”.
“Un gigante dello spirito. Riposa in pace, caro Amos. Ci sei stato una cara compagnia”. Così il presidente israeliano Reuven Rivlin ha commentato la scomparsa dello scrittore. “Abbiamo perso un grande uomo di pace, di dialogo e di convivenza tra palestinesi e israeliani”. Questo è il commento di Foad Aodi, fondatore delle Comunità del mondo arabo in Italia (Co-mai), dell’Associazione Medici di origine straniera in Italia (Amsi) e della Confederazione internazionale laica interreligiosa (Cili-Italia). Foad Aodi, ha esprimendo le proprie condoglianze alla famiglia, ha apprezzato il ruolo svolto da Oz in modo coraggioso e obbiettivo, in favore del vero dialogo e della pace duratura e della convivenza pacifica tra palestinesi e israeliani. “Abbiamo perso Amos Oz – ha concluso Foad Aodi – in un momento di crisi del processo di pace, e ci auguriamo proprio per questo di onorare il suo impegno e coraggio. Dopo l’appello di Papa Francesco in favore della pace, ci auguriamo che si possa finalmente e concretamente riprendere il processo di pace tra israeliani e palestinesi, realizzando il sogno di tanti: due Stati e due popoli”.
Aggiornato il 03 gennaio 2019 alle ore 17:52