Ci sono realtà così lontane dal nostro modo di vivere occidentale di cui non vogliamo neppure sapere, a volte per paura, altre per indifferenza. Eppure esistono.

Nel dicembre del 2013 in Guinea un bambino di due anni si ammala. I sintomi sono febbre alta e vomito. A marzo del 2014 il ministero della Salute della Guinea informa “Medici senza Frontiere” che la malattia sta mietendo vittime per tutto il Paese. In pochi mesi il contagio si estende a macchia d’olio in tutta l’Africa occidentale. La misteriosa malattia è l’Ebola, una febbre emorragica. “Ho imparato a riconoscerla nei passi stentati dei pazienti, nello sguardo vitreo che non chiede nemmeno più aiuto, nel tremore incontrollabile che impedisce di tenere un bicchiere d’acqua o un cucchiaio di minestra in mano. In quei volti che sai che non vedrai più il giorno dopo, perché non arriveranno a domani”.

Nell’agosto del 2014, 183 operatori di Medici senza Frontiere lavoravano ad Elwa 3, uno dei centri più grandi istituiti per combattere l’Ebola, a Monrovia (Liberia).

Il nuovo libro di Valerio la Martire, romano di 35 anni, “Intoccabili”, edito da Marsilio (i diritti dell’autore saranno devoluti a “Medici senza Frontiere”), è un romanzo-testimonianza di alcuni operatori che sono partiti per la missione e che hanno vissuto sulla propria pelle quell’esperienza, quell’inferno che gli rimarrà addosso per sempre.

“Durante l’emergenza Ebola ero responsabile della comunicazione e raccolta fondi di Medici senza Frontiere, e fu proprio così che conobbi Roberto Scaini, il “dottor Robi”, sorta di protagonista del libro – ci ha raccontato l’autore – Lui è partito per la prima missione con il mio romanzo, ‘Stranizza’ (2013). Al ritorno ci siamo sentiti, io gli chiedevo dell’Ebola e lui mi chiedeva del libro. È così che è nata l’idea di questo romanzo. Ne abbiamo parlato con Medici senza Frontiere, chiedendo loro se volessero essere coinvolti. Hanno accettato, offrendomi il contatto di altri operatori, in grado di fornire altri pezzi di storia. Quello che racconto è tutto vero. Di inventato non c’è nulla, ho solo cercato di creare una trama narrativa che legasse i vari pezzi”. Il risultato, certamente riuscito, non è solo un libro di cui si apprezza la capacità narrativa dell’autore, ma un volume con una potenza emotiva travolgente, resa così forte probabilmente dall’autenticità dei racconti. Quello che colpisce è la percezione del tempo. Roberto ha trascorso a Monrovia 4 settimane, un tempo relativamente breve, un solo mese, eppure dal racconto emerge la lentezza del passare dei giorni, delle ore, di momenti così intensi che non sembrano potersi condensare in un lasso di tempo tanto breve.

I primi giorni in cui è difficile abituarsi alle regole imposte dall’epidemia. Non ci si può toccare, è una “no touch mission”, devi riconoscere i sintomi solo guardando e non puoi neppure abbracciare chi ha appena subito una perdita – da qui il titolo di Intoccabili – il personale gira per il campo con tute di plastica, guanti e occhialoni che li preservino dal contagio. Giorni in cui l’epidemia avanza, assumendo caratteristiche sempre più spaventose, il centro è pieno, e i corpi morti aumentano. Gli operatori non possono accogliere tutti, non c’è posto. Al Gate 1 un giorno arriva, tra gli altri, un padre, suo figlio ormai quasi privo di forze. Aveva provato già due volte ad accedere al centro ma era stato rimandato a casa. Quella volta no, decidono di accogliere tutti i richiedenti, di montare una nuova tenda. Il padre consegna al dottor Robi il bambino, Sunichie, che morirà il mattino dopo.

Ma il racconto dell’Ebola non è solo questo; è anche il racconto dello stigma di chi parte e che al ritorno non viene avvicinato da amici e parenti per paura del contagio. I racconti di Roberto Scaini si uniscono a quelli di Alessia Arcangeli, infermiera, di Umberto Pellecchia, antropologo, di Luca Fontana, logista, di Fanshen Lionetto, dottoressa, in una narrazione corale che include tutti coloro che sono partiti e continuano a partire mossi dal desiderio di prestare aiuto. Durante l’epidemia di Ebola in Africa occidentale sono state contagiate quasi 29mila persone. Circa un terzo sono stati accolti in un centro di Medici senza Frontiere e 2500 sono stati salvati.

Probabilmente sono loro gli eroi del nostro tempo. È servita la sensibilità di Valerio la Martire a consegnarci un romanzo così struggente e così autentico, ma è servito il loro coraggio a salvare molte vite.

Aggiornato il 08 novembre 2017 alle ore 14:05