Una volta un politico sentenziò: “Con la cultura non si mangia”. Si sbagliava. Può accadere che l’arte si offra con generosità perché un’opera letteraria possa vedere la luce in Italia ed essere conosciuta.
Oggi a Napoli tra le spartane geometrie del Castel dell’Ovo si compirà una magia: “Sos Partenope. 100 artisti per il libro della città”. A propiziarla sarà la giornalista/scrittrice/editrice Donatella Gallone, signora della cultura partenopea e cuore e mente del portale “ilMondodisuk”. Donatella ha invocato un’appassionata “chiamata alle arti” alla quale hanno risposto oltre 100 artisti. Costoro hanno donato ciascuno una propria opera per sostenere il progetto di crowdfunding che ha lo scopo di finanziare la traduzione in lingua italiana e la pubblicazione del libro di Jean-Noël Schifano “Dictionnaire amoureux de Naples”.
L’idea è semplice e audace. Gli ospiti del vernissage, organizzato in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli e che permarrà nelle sale espositive di Castel dell’Ovo fino al prossimo 17 aprile, versando un contributo di 200 euro riceveranno in dono una delle opere esposte. L’assegnazione avverrà tramite un sorteggio gestito dalla piattaforma telematica “Meridonare” della Fondazione Banco di Napoli. Apre il cuore alla speranza sapere che in tanti: plasmatori della materia, giocolieri del colore, scrittori d’immagini con la luce, abbiano voluto concedere una chance alla dichiarazione d’amore per la città partenopea che Jean-Noël Schifano le ha dedicato. Racconto di innamorato che disvela la sua amata, mostrandone bellezza seducente e scabrosa ruvidità. Abbecedario d’identità celata, tradita, svenduta, incompresa che ritrova dignità e grandezza nella scansione della parola che si fa immagine, suono, colore. Dizionario d’amore che dalla A alla Zeta si srotola come filo d’Arianna donato al lettore/Teseo per non smarrire la strada nei labirintici meandri di un poco esplorato enigma.
Schifano, intellettuale di rango, per molti anni direttore dell’Istituto francese di Napoli, come ha raccontato in un’intervista, a Napoli doveva starci per una notte e invece c’è rimasto per dieci anni, soltanto perché voleva capirla. Del respiro profondo della città egli ha colto l’essenza e l’ha trasfusa, con pennellata d’artista, nella definizione di suo conio di “Barocco esistenziale”. Egli scrive: “Io chiamo Barocco esistenziale l’esistenza porosa, contrastata, dilatata, in perenne metamorfosi e a Trompe-l’oeil che i Napoletani vivono da tremila anni e che il resto del mondo vive da una trentina d’anni”.
Ma c’è magia nella magia: il magnetismo del “Dictionnaire” genera un campo di forze capace di strappare oggetti e soggetti della creazione artistica dalle pareti e infondergli vita che scorre sulle punte di Ginevra e Virginia De Masi che si esibiranno danzando per gli ospiti della manifestazione sulle note di una struggente melodia silente. E poi di nuovo “le Opere”, che tagliano a spicchi la realtà per restituirla in un gioco di specchi dove forma e contenuto si divertono a scambiarsi di posto. Come il “Pulcinella” dell’apprezzatissimo Lello Esposito. Come la “Salamandra mariola”, destrutturazione di una femminilità bellicosa e ammiccante di focosa e verace popolana del “Sedile di porto”che Rosa Panaro ha incastonato su uno sfondo d’oscurità carico d’interrogativi. Come la “Sirena di lava e d’acciaio”, gioiosa emula di wagneriana ondina, seducente e ammaliatrice etèra custode dell’oro di Napoli, partorita dalla feconda mano dell’emergente Maria Siricio (nella foto). Come il corruttibile “Re ozioso” inscatolato nella gabbia del tempo che consuma di Gerardo Di Fiore o la “Tarantella” del tratto scarnificante di Armando De Stefano.
L’avventura appassionata di Donatella Gallone merita attenzione. Starle dietro è come seguire le tracce di un’utopia possibile: l’arte levatrice di altra arte. Come la lucida follia di “Intervento omocromico” della compianta Grazia Terribile che fece, in un lontano 1983, della sua assolata campagna pugliese, in una settimana di performance artistiche a cielo aperto, il punto di riconciliazione tra l’Uomo e Madre Terra. Un’altra Era geologica.
Oggi la scena è tutta per “Sos Partenope”. Non provate a cercare oleografia e stereotipo nell’odierna avventura, rimarreste delusi. Procuratevi, invece, di indossare comode scarpe e incamminatevi lungo il sentiero di Megaride. Incontrerete realtà e immaginazione, donerete partecipazione, riceverete bellezza.
Aggiornato il 21 giugno 2017 alle ore 14:01