Un ombrello chimico  raffredderà la Terra

La Terra è in pericolo e anche la nostra vita.

Dalla Nasa il messaggio è chiaro, il nostro pianeta negli ultimi mille anni non è mai stato così caldo e, parola di Gavin Schmidt, coordinatore dei climatologi dell’agenzia americana, “mantenere l’aumento della temperatura entro 1,5 gradi richiede significativi e consistenti tagli di emissioni di CO2 o interventi coordinati di geo-ingegneria”. L’esortazione alla conservazione del pianeta, che per molti è passata inosservata e a tratti addirittura irrilevante, è stata invece ampiamente raccolta dall’Università di Harvard, dove un gruppo di ricercatori starebbe studiando un sistema “ad ombrello” che copra la Terra e la protegga dai raggi solari.

L’esperimento pilota, presentato nei giorni scorsi a Washington in occasione di un convegno conosciuto con il nome The Forum on U.S. Solar Geoengineering Research, consisterà nelle sue prime fasi (previste per il 2018) nel lanciare un pallone aerostatico a 20mila metri di altitudine, affinché possa spruzzare verso la Terra piccolissime particelle di aerosol. Se dapprima si nebulizzerà semplicemente vapore acqueo, successivamente sarà possibile rilasciare anche carbonato di calcio, che potrebbe avere effetti positivi anche sul buco dell’ozono. Solo nel 2022 l’esperimento si farà più ardito e verrà rilasciato nell’atmosfera ossido di alluminio, piuttosto che una sottilissima polvere di diamante del diametro massimo di un millesimo di millimetro.

L’unica certezza in merito agli esiti dei vari test è il fatto che l’atmosfera, coperta da questa nebbiolina generata appunto dal pallone aerostatico, rifletterebbe circa l’uno per cento dei raggi solari facendoli rimbalzare verso lo spazio anziché farli arrivare al suolo, generando automaticamente un abbassamento della temperatura terreste. C’è però un grande rischio, un potente effetto collaterale che potrebbe nascere proprio dallo stesso metodo studiato per porre rimedio al surriscaldamento globale. L’abbassamento delle temperature potrebbe infatti generare delle nuove Ere glaciali. La prova del possibile congelamento della Terra verrebbe da vecchi episodi di eruzioni vulcaniche. Secondo gli studiosi, infatti, quando un vulcano erutta si generano più o meno le stesse dinamiche indotte dall’“ombrello chimico” pensato a Harvard. L’atmosfera in seguito a grandi eruzioni si riempie infatti di aerosol e ceneri che alterano il clima, rischiando spesso di compromettere anche le capacità di sopravvivenza di molte specie animali. Niente del genere potrà però succedere al nostro pianeta in seguito ai primi test dei ricercatori di Harvard, in quanto l’esperimento avrà un raggio d’azione non superiore a un chilometro di lunghezza e 100 metri di larghezza.

“Siamo consci dei rischi – ha dichiarato al Guardian, Frank Keutsch, professore di scienze che coordina il gruppo di ricerca di Harvard – Ma il nostro obbligo è conoscere, non restare nell’ignoranza”.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:24