Scegliere la culla del cattolicesimo per un prequel delle celebrazioni dei 500 anni dallo scisma luterano? A Roma tutto è possibile. E in questo senso la proiezione di “Luther”, film muto del 1927 del regista Hans Kyser, nella chiesa protestante di Roma in via Sicilia (nella foto) lo scorso 16 dicembre, è stato un cosiddetto “evento”. Anche se non molto pubblicizzato.
Il tutto in attesa del 2017, anno in cui verrà celebrato in tutto il mondo protestante il cinquecentesimo anniversario dall’affissione delle 95 tesi di Wittenberg da parte del monaco passato alla storia come l’inventore del protestantesimo.
Eppure si trattava di una vera chicca, di un assoluto inedito per la cultura romana che con il protestantesimo, ambizioni ecumeniche di Papa Francesco a parte, sembra volerci avere poco a che fare. La cosa è stata resa possibile grazie all’organizzazione del Festival musicale “Musicometa” e alla organista Livia Mazzanti, che da oltre un ventennio ne è l’ispiratrice. E alla sponsorizzazione della chiesa luterana e dell’Ambasciata tedesca a Roma.
Per la cronaca la proiezione citata è una sorta di assaggio visto che si tratta della versione non restaurata del film. Mentre la prima mondiale del film restaurato avverrà il prossimo 14 gennaio a Berlino con il pianista Stephan von Bothmer che eseguirà la colonna sonora appositamente composta da lui. Anche nella chiesa luterana romana c’era la musica d’organo ad accompagnare la proiezione muta, come si usava agli inizi del secolo scorso. Più precisamente quella di Ansgar Wallenhorst, notissimo organista tedesco.
Il film “Luther” racconta tutta la saga esistenziale del monaco Martin Lutero, dagli studi teologici al pellegrinaggio a Roma, che culmina nel suo imbattersi nei Papi che vendono le indulgenze, doppie di prezzo nel caso si vogliano condonare anche i peccati futuri. Qui si matura la formazione rigorista e nazionalista germanica dello stesso Lutero, che finirà per non riconoscere alcuna supremazia alla Chiesa di Roma. Il 17 luglio del 1505, a ventidue anni, Lutero entrò nel convento agostiniano di Erfurt. Divenne un fanatico studioso di San Paolo e Sant’Agostino. Poi, nel 1507, fu ordinato sacerdote nonostante la contrarietà del padre (restio perché non convinto della serietà della vocazione del figlio). Il giovane monaco “agostiniano” si dedicò così agli studi teologici e alla pratica delle virtù monastiche, a cominciare dall’umiltà. Ma il salto di qualità avvenne quando Johann von Staupitz, colpito dalle sue capacità e dalla sua disciplina, lo segnalò a Federico III di Sassonia, che aveva appena fondato l’Università di Wittenberg e cercava nuovi docenti.
E così cominciò per Lutero una “carriera” di educatore dei giovani che nel film suddetto viene rappresentata in maniera quasi allegra e rivoluzionaria. Si vede lui che suona una specie di mandolino e mette in dubbio i castighi corporali, all’epoca unica regola di insegnamento in Germania. Come è noto tra i teologi la teoria della “giustificazione” è quella che distingue Lutero dal cattolicesimo: Dio morendo in croce tramite suo figlio Gesù ci ha tutti salvati e giustificati e “l’uomo con le sue corte braccia” non può anelare di raggiungere l’infinito e tanto meno meritarlo. A quel punto il corollario della mediazione di un vicario di Dio in terra, come è il Papa, viene automaticamente meno. Mentre il sacerdozio diventa testimonianza, come quella dei primi martiri del Cristianesimo. Roba da finire al rogo nel periodo in cui Lutero distacca la chiesa tedesca da quella romana, ma tant’è. Vuole la tradizione che il 31 ottobre del 1517 Lutero (o più probabilmente i suoi studenti, addirittura all’insaputa del maestro) abbiano affisso sulla porta della chiesa di Wittenberg, com’era uso a quel tempo, 95 tesi in latino riguardanti il valore e l’efficacia delle indulgenze. Da quel momento il dado era tratto. Lutero dovette anche affrontare un processo ma prudentemente riuscì a fare in modo che si svolgesse in Germania e non a Roma, dove probabilmente sarebbe stato arrestato e torturato. Poi andò come andò e nel 2017 si festeggerà nei Paesi protestanti come la Germania questo fondamentale cinquecentesimo anniversario.
A Roma in periodo pre-natalizio, e questo è un po’ il paradosso oltre che la notizia, l’ambasciatore tedesco in Italia ha avuto il privilegio di concedere e presentare una specie di anteprima del tutto. E questo grazie anche al Festival “Musicometa” di Livia Mazzanti (che poi continuerà per tutto il mese di dicembre) e alla proiezione del vecchissimo film muto. Che, una volta restaurato, aprirà di fatto (il prossimo 14 gennaio) le celebrazioni dell’anno santo luterano nel Paese della Merkel.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:32