L’amore oltre la vita nel film di Tornatore

Il fine vita? L’Amore. Questo, almeno, appare il messaggio di Giuseppe Tornatore nel suo ultimo film “La Corrispondenza”, che ha come interpreti principali Jeremy Irons (nella parte del professor Edward “Ed” Phoerum, astrofisico di fama mondiale) e Olga Kurylenko, nelle vesti di Amy Ryan, una brillante e bella studentessa di astrofica che, per passione e necessità di mantenersi gli studi, fa la “stunter” in riprese cinematografiche e televisive. E, con lei, il regista opera una sorta di set di complessità due, ovvero del cinema nel cinema, con uno sguardo critico e severo nei confronti del cinismo e del narcisismo di registi e committenti che non badano a spese pur di avere scene realistiche di tipo Armageddon, o per immortalare incidenti spettacolari nelle loro scene salienti. La trama, in buona sostanza, riedita e ridefinisce in modo del tutto originale il canone classico dell’amore maturo tra il maestro (coniugato con prole) e la sua giovanissima e talentuosa allieva.

Solo che, in questo caso, si tratta dell’amore assoluto che si riconoscono entrambi e che la morte di lui (a causa di un astrocitoma, tumore cerebrale inoperabile a forma di oggetto stellare e ad esito infausto) tende a prolungare oltre la vita stessa, giocando sulla statistica e sulle strabilianti proprietà della “Teoria delle stringhe”, anche denominata “Teoria del Tutto”, secondo cui esisterebbero undici universi paralleli compreso il nostro, per cui ognuno di noi, in pratica, avrebbe ben dieci cloni. Ma, attenzione: se uno o più dei nostri uguali si estingue, il loro numero diminuisce di altrettante unità. E questa, se vogliamo, è la chiave dell’arcano che permea di sé l’intera vicenda. L’idea davvero brillante (Tornatore è anche l’autore del soggetto) è di far giocare una passione pura, incontaminata e irriducibile di entrambi i protagonisti attraverso il mistero delle connessioni fantasma (sms che si generano, come per magia) a nome dello scomparso, con molte lettere e videomessaggi che, con una sorprendente cronologia prestabilita, vengono recapitati per posta ordinaria alla protagonista.

Ma che cosa accade se si tira troppo la corda? Se il fantasma di “lui” entra nelle viscere emotive profonde di lei, facendola impazzire di dolore per ricordi che non si vogliono ricordare? Accade che si digita il comando convenuto di disconnessione, semplicemente. Malgrado il ricordo struggente di vacanze passate assieme in un’incantevole casa sul lago. Nonostante l’attesa, il desiderio spasmodico per rivedere quel volto così caro sullo schermo di un vecchio portatile recalcitrante. Noi tutti, si sa, facciamo gesti di rottura di cui, però, ci pentiamo amaramente di lì a poco. E si vorrebbe disperatamente tornare indietro. Ma come fare se la persona amata più della nostra vita stessa non ha più né occhi né udito per ascoltarci? In questo racconto a elevata densità emotiva la sofferenza dell’elaborazione del lutto appare come una fenice, in cui ogni cosa muore per rinascere, in forme talora sublimi e più spesso imprevedibili. Così lo schermo buio di un pc e di una telecamera che non hanno più segreti da raccontare si rivela un Calvario straordinario, attraverso il cui specchio Amy ritrova se stessa e il coraggio di vivere fino in fondo la propria vita, che viene re-inizializzata proprio dai frammenti della grande sofferenza fisica di lui e dall’ultimo, struggente messaggio di fine vita del suo amatissimo Ed.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:27