“Felicia Impastato” stasera su Rai 1

Il lutto della carne della propria carne, per un omicidio che segna l’inizio di oltre due decenni vissuti in un’ostinata ricerca di una verità pubblica. Cinisi, 9 maggio 1978. Il trentenne Peppino Impastato, attivista politico sul territorio al fianco di contadini, edili e disoccupati, nella sua Radio Aut dalla trasmissione “Onda pazza” satireggiava contro i mafiosi, e per questo venne ucciso proprio da Cosa Nostra che inscenò poi un depistaggio. Da quel momento, soprattutto ad opera della madre, cominciò una lunga battaglia per smascherare gli assassini. Su questo sofferto percorso si è concentrato il film per la televisione “Felicia Impastato”, in onda oggi in prima serata su Rai 1. Nel cast, tra gli altri, Lunetta Savino che interpreta la protagonista, Carmelo Galati nel ruolo del fratello Giovanni, e Antonio Catania che sullo schermo è il magistrato Rocco Chinnici, il quale ha seguito l’indagine prima di finire ammazzato anche lui. La regìa è di Gianfranco Albano, che ci ha parlato del lavoro.

Cosa racconta il film?

“I ventidue anni seguiti alla morte di Peppino Impastato, durante i quali questa donna incredibile si è battuta per ottenere giustizia. Anche contro i parenti, che avrebbero voluto vendetta, mentre lei pretendeva giustizia di Stato”.

La vicenda giudiziaria come si è chiusa?

“Peppino Impastato ebbe la tragica sfortuna di venire ucciso la stessa notte in cui fu ritrovato il cadavere di Aldo Moro, quindi il suo omicidio passò in secondo piano e fu dimenticato, si parlò di suicidio e di terrorismo. Invece nel 2002 è stato assodato che Gaetano Badalamenti fu il mandante dell’assassinio, reato per il quale ha subìto una condanna”.

Com’è nato il progetto?

“Il produttore Matteo Levi, con il quale, peraltro, ho realizzato molti film, si è appassionato a questa storia. Così ha chiamato la sceneggiatrice Monica Zappelli, che aveva già scritto il film “I cento passi” e perciò conosceva Giovanni e Felicetta, fratello e cognata di Peppino; poi ha presentato il progetto in Rai, dove è piaciuto, e quindi si è rivolto a me, considerato un regista di impegno sociale”.

Su quali materiali si è preparato?

“Ho fatto sopralluoghi, ho letto libri e visto tutti i filmati riguardanti Felicia (ci sono interviste che ha rilasciato per anni, poche ma meravigliose), ho incontrato Giovanni e con entrambi abbiamo parlato molto, cercando di capire quale chiave stilistica utilizzare per ottenere un risultato televisivamente efficace ma, insieme, eticamente rispettoso dei ‘sopravvissuti’”.

Che impronta ha voluto dare al film?

“Ogni volta che affronti un film, cerchi di capire qual è la chiave. La prima è stata girare in soggettiva, come se Felicia facesse un lungo racconto di questi anni. Un secondo elemento è stato quello di non cadere nella trappola del melò, della strumentalizzazione del dolore. In questo, io e Lunetta Savino siamo stati aiutati dalla visione dei filmati, dai quali si capisce che Felicia tutto voleva tranne che speculare sulla propria sofferenza, ma manifestando, invece, fierezza e rabbia. Probabilmente avrebbe fatto lo stesso percorso del figlio, tutta la vita ha pensato di fermarlo e allo stesso tempo ne era orgogliosa. Poi lui lo hanno ucciso, lei ne ha preso il testimone e per ventidue anni ha continuato a battersi e dire le sue stesse cose, rivelando quindi il rovescio dello stereotipo sulle donne del Sud. Un film che ha il sapore del documento, è come una lunga intervista”.

Com’è stato il rapporto con gli attori?

“Sono un regista che ama gli attori, cosa che mi è stata spesso rimproverata. Ma io amo l’essere umano, se poi è un attore l’amore è doppio, perché so che viene chiamato a fare un lavoro duro. Chiedo loro di mettersi a nudo. Ho chiamato Carmelo Galati per uno dei ruoli più difficili che abbia mai affrontato nella mia carriera professionale, quello del secondo, che ama la madre e il fratello e insieme è geloso del loro rapporto, in fondo è sottilmente invidioso della caratura intellettuale di Peppino. Però oggi - conclude Albano - ne è il portatore del testimone politico e spirituale”.

Aggiornato il 17 giugno 2017 alle ore 16:14