Caro Sollima, Suburra non vale Gomorra

Se un’opera deve ispirarsi alla realtà deve farlo bene. Altrimenti tanto vale che attinga alla fantasia. Ecco perché a mio avviso, caro Stefano Sollima, la “Suburra” cinematografica non vale “Gomorra” e neanche “Romanzo Criminale”. A dirla tutta, almeno al cinema si rivela una delusione. Vedremo poi la inesorabile serie. A quanto pare anche su Netflix.

Naturalmente da giorni siamo sommersi di critiche e di commenti esattamente nel senso opposto: prodotta da Rai Cinema e commentata prevalentemente nei talk-show delle reti Rai, difficilmente qualcuno poteva azzardare una stroncatura radicale. “Suburra” cinematografica è molto, ma molto, liberamente ispirata anche dall’omonimo libro del magistrato Giancarlo De Cataldo e del giornalista de “la Repubblica” Carlo Bonini. Testo che conteneva in anteprima quasi tutte le carte dell’inchiesta di “Mafia Capitale”, ben prima che scoppiasse lo scandalo con le relative retate.

Invece il film appare un frullato anche un po’ raccogliticcio di una serie di notizie di cronaca vecchie e nuove sullo sfondo di un immaginario conto alla rovescia verso l’apocalisse, che poi sarebbe la caduta dell’ultimo governo Berlusconi. Trovata quanto meno discutibile. E anche in questo la pellicola ben poco si distingue dal main streaming della ex nouvelle vague dei film e dei registi, da Nanni Moretti a Sabina Guzzanti, cresciuti all’ombra dell’anti-berlusconismo di repertorio.

E che dire poi del politico corrotto per antonomasia interpretato da Pierfrancesco Favino? Un uomo che riassume due eventi, distanti nel tempo, ma simbolicamente negativi per due diversi uomini del centrodestra: la vicenda di Cosimo Mele dell’Udc e della escort che si sentì male in un albergo di via Veneto nel luglio 2007 dopo avere inalato cocaina insieme a lui e la parabola di Gianni Alemanno, sindaco indagato per mafia (ma adesso l’accusa è caduta ancor prima del processo, ndr), richiamato dalla croce celtica d’oro al collo dell’attore? Roba veramente per spettatori “di bocca buona”. E un passo indietro gigantesco rispetto alle atmosfere molto più credibili di “Romanzo Criminale” e di “Gomorra”. Che infatti hanno entrambi retto due serie tv, cosa che per una “Suburra” con le attuali premesse di sceneggiatura, ritagli di vicende giudiziarie frullate insieme, ci si permette di dubitare. E si capisce anche il perché: nei primi due casi la storia ci stava per davvero, quella della banda della Magliana o quella degli spietati camorristi di Scampia e Casal di Principe raccontata da Roberto Saviano e non solo da lui.

Ma nel caso di questo film, che esce quasi per dimostrare il teorema della Capitale come una città sommersa dalla “mafia” e dalla pioggia (ma a Roma non ci sta mai una bella giornata?), stiamo di fronte ad un processo ancora tutto da celebrarsi e che perde i propri pezzi ancora prima della sua inaugurazione. Vedi l’accusa di mafia caduta per l’ex sindaco Alemanno. E poi un calderone dove trovate ad effetto come le trame dentro il Vaticano e le dimissioni di Benedetto XVI (avvenute oltre un anno dopo, il 13 febbraio 2013) sono messe in mezzo come una vacca che attraversi una strada. E dove ingredienti come la politica degli zozzoni, la violenza, il sesso e la droga non sono distribuiti sapientemente - come nei film di Martin Scorsese e nelle serie televisive da lui ideate come “Boardwalk Empire”, che infatti hanno retto per cinque stagioni nel raccontare la Atlantic City degli anni Venti e le vicende legate ad Al Capone e alla sua guerra contro la mafia irlandese - bensì mischiati alla rinfusa.

Nella “Suburra” cinematografica lo spettatore assiste ad un minestrone indigesto di rottweiler, zingari violenti come i Casamonica, spacciatori di Ostia, piccoli ricattatori, politici e imprenditori vigliacchi, e prostitute tanto disinibite nel sesso quanto perennemente innamorate della persona sbagliata. Un certo ritmo e l’azione, unite alla colonna sonora, compensano le falle della sceneggiatura, ma solo un po’.

“Suburra” alla fine risulta un “B-movie”, senza volerlo essere. E infatti difficilmente potrebbe catturare le simpatie persino dei cultori del genere. Speriamo solo che la futura e inevitabile serie televisiva sia fatta e soprattutto sceneggiata decisamente meglio.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:36