“Bostoniano” italiano nella Little Italy

Boston è la patria di molti italiani. Che siano arrivati di recente, giovani professionisti qualificati o studenti nati in Italia e da poco sbarcati in Massachusetts, o americani di origine italiana, tutti si informano circa l’Italia in quell’area grazie ad un eccellente magazine, chiamato "Bostoniano".

Ora il fondatore e direttore della rivista, Nicola Orichuia, lancia un altro progetto molto importante: "I AM Books - The First Italian American Bookstore in the Country". Vorremmo che tutti i nostri lettori vi dessero un'occhiata e donassero qualcosa per aiutarne il finanziamento, sperando che sarà solo la prima di una serie di librerie italoamericane in tutti gli Stati Uniti.

Nicola, tu sei il fondatore e direttore del "Bostoniano". Dicci qualcosa in più su questo

Oggi Bostoniano è una rivista mensile cartacea distribuita in tutta l'area di Boston. Ma è effettivamente iniziato come un sito web nel gennaio 2011, dopo che mi ero trasferito a Boston diversi mesi prima. All’inizio non conoscevo molto bene la città, ma avevo la sensazione che ci fosse molta energia positiva proveniente dalla comunità italiana. Su internet, però, questa energia non era rappresentata. Così sono andato avanti e ho creato bostoniano.info, una fredda notte d'inverno del 2011.

Essendo un giornalista, volevo offrire le informazioni che pensavo fossero più utili alle persone: notizie ed eventi. Questo è quello su cui il sito si focalizzava. Ma a metà del 2012, mi sono reso conto che potevamo fare un’ulteriore passo in avanti. Dopo aver conosciuto le comunità italoamericana e italiana, sentivo che c'era bisogno di qualcosa di più tangibile di un sito web. C’erano molte persone lasciate fuori dalla conversazione. È stato allora che ho deciso di lanciare Bostoniano, “Boston’s Italian American Voice”. La rivista nasce come una finestra su cultura italiana, e anche per offrire una piattaforma per mostrare la (giovane) storia e la cultura degli italiani in America.

Allora, alcune persone pensavano che fossi pazzo a lanciare un prodotto cartaceo in un momento in cui i giornali chiudevano in tutto il paese. Ma insieme a commercianti e imprenditori che hanno condiviso la nostra mission e il nostro obiettivo, siamo stati fortunati abbastanza da raccogliere i fondi sufficienti per uscire col primo numero nel dicembre 2012 (tre giorni prima di Natale, per l'esattezza!).

Quasi tre interi anni sono passati, e il successo che abbiamo avuto dimostra che la rivista è apprezzata da italiani, italoamericani e chiunque sia interessato alla cultura italiana.

Hai recentemente lanciato una raccolta fondi per aprire a nella Little Italy di Boston, il North End, "I AM Books - The First Italian American Bookstore in the Country". Si tratta di un progetto fantastico, dicci qualcosa in più e soprattutto come i nostri lettori possono contribuirvi

Se si guarda il mio percorso personale e professionale fino ad ora, sono stato estremamente coinvolto con le comunità locali italiane e italoamericane. Ciò è in parte dovuto al mio lavoro, ma è anche una passione che ho sviluppato da quando io stesso sono diventato un giovane immigrato, quando mi sono trasferito negli Stati Uniti nel 2008, a 26 anni.

Continuando su questa strada, alcuni mesi fa, ho iniziato a percepire una nuova e diversa energia riguardo a ciò che era italiano. Boston è una città che sta crescendo molto rapidamente, e sembra che ci siano molti soldi nel campo delle costruzioni e della ristorazione. Eataly di Mario Batali è in arrivo nei primi mesi del 2016, per esempio.

La tendenza è la stessa nel North End. Questo quartiere sta cambiando, ma stiamo vedendo una presenza sempre più forte di ristoranti italiani, caffè e pasticcerie. Quando i visitatori o gli abitanti di Boston vengono nel North End oggi, penso che non riescano a trovare una grande parte del modo di vita italiano. Sto parlando di un luogo che può comunicare il senso dello spirito italiano, della cultura del paese.

È per questo che sto lavorando per aprire I AM Books, una libreria italoamericana nel North End (www.iambooksboston.com). Da quello che so, sarebbe la prima del suo genere nel paese. Non stiamo parlando di una libreria italiana (anche se ci sarà anche la vendita di libri in italiano), ma di un centro culturale in cui possiamo contribuire alla conversazione su ciò che significa oggi essere italoamericani italiani.

Venderemo libri, naturalmente, ma ci saranno anche articoli da regalo e alcuni snack e bevande - tutti italiani o di ispirazione italiana. Una delle sezioni delle quali sono più entusiasta è quella dedicata ai nostri figli. Lì è dove ci saranno libri per bambini, materiale didattico, giochi e giocattoli per i più piccoli. Essendo padre da 2 anni, so quanto sia importante avere accesso al materiale che può aiutare i nostri figli fin dalla più giovane età a sviluppare una connessione con l’Italia.

Mettendo da parte per un attimo l'aspetto commerciale del business, lo spazio sarà utilizzato anche per ospitare eventi, presentazioni e piccoli concerti. In altre parole, vogliamo che I AM Books diventi un piccolo centro culturale, un vivace fattore di creatività per la nostra comunità.

Per fare tutto questo abbiamo bisogno di tutto l'aiuto possibile. Abbiamo lanciato una campagna di crowdfunding su Kickstarter (iambooksboston.com per maggiori informazioni) e speriamo di raccogliere fondi sufficienti per portare a compimento il nostro obiettivo. Quindi, per favore aiutateci!

Boston e i suoi dintorni sono da sempre la patria di una grande ondata di immigrati italiani. Puoi dire qualcosa su questo ai nostri lettori?

Il Massachusetts è al sesto posto tra gli Stati americani col più alto numero di italoamericani, al quinto in termini percentuali. Non ero a conoscenza di questi numeri prima di venire a Boston, ma ho capito subito quanto fosse grande la comunità. Ci sono diverse organizzazioni che promuovono decine di eventi sulla lingua e sulla cultura italiana, e il Consolato Generale italiano qui ha fatto un ottimo lavoro assicurandosi che i canali di comunicazione restassero aperti.

In generale, direi che le più grandi comunità regionali di immigrati provengono da Campania, Sicilia, Calabria e Abruzzo. Ma ci sono gruppi di altre regioni, come il Lazio, in luoghi come Newton.

E invece cosa si può dire degli italiani che, come te, sono nati in Italia e solo recentemente sono arrivati a Boston?

Questa è una realtà in crescita nella zona di Boston. Poiché sempre più aziende - in particolare dei settori high-tech e farmaceutici – aprono uffici nella zona di Boston, sempre più professionisti vengono qui. Questa ondata di immigrati altamente specializzati è accompagnata da un afflusso parallelo di italiani in cerca di lavoro meno specializzati nelle imprese del settore alimentare e di ospitalità. Anche gli italiani attivi nel mondo accademico sono presenti in gran numero, dato l'elevato numero di college e università nella zona.

Sappiamo che c'è un progetto di aprire un Centro Culturale italiano a Boston. Lo scorso 25 settembre il Consolato italiano ha organizzato il gala annuale chiamato “Italianissimo!”, per raccogliere fondi per esso. Come sta andando?

E’ un progetto che ha visto il favore entusiasta di molti nella comunità. L’organizzazione Amici del Centro Italiano di Cultura di Boston ha iniziato la raccolta fondi attraverso Italianissimo! nel 2012, e da quello che so è a buon punto. Speriamo di poter presto avere un grande e fiorente centro culturale italiano a Boston. Nel frattempo, spero I AM Books possa colmare questa lacuna, anche se su scala più piccola.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:30